Parla Mark Twain. Interviste scelte al creatore di Tom Sawyer e Huckleberry Finn
- Autore: Mark Twain
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2023
Chi scrive ha letto Tom Sawyer e Huckleberry Finn dopo il liceo, da grande. Ma erano libri che non si trovavano in casa, dove mia madre aveva una invidiabile collezione di gialli e io ero già invischiato nella Recherche di Marcel Proust. Nondimeno li ho amati moltissimo.
Quello che stupisce di Mister Clemens, o meglio Mark Twain, è la vitalità narrativa conservata fino all’ultimo come dimostra quest’ultimo libro che ne raccoglie le principali interviste Mark Twain. Parla Mark Twain. Interviste scelte al creatore di Tom Sawyer e Huckleberry Finn (Lorenzo de’ Medici Press, 2023, trad. Aldo Setaioli).
Di tante interviste, vengono tenute da conto come importanti solo nove, la più famosa è quella in cui l’intervistatore è nientemeno che lo scrittore premio Nobel Rudyard Kipling. Che arriva da Mark Twain dopo un viaggio avventuroso, dopo aver ascoltato il guidatore che si lamenta per la strada dissestata.
In realtà Twain vive in una casa molto bella, rivestita di edera, con una veranda ricca di sedie normali, sedie a dondolo, di puff , come se lo scrittore ricevesse a cena tutte le sere un bel po’ di gente. Non andò bene a Kipling, perché si affacciò sulla veranda una donna, forse la domestica, che disse che Mr Clemens si trovava a casa del cognato. Solo i giornalisti e i fedeli lettori che gli scrivevano lo chiamavano “Mark Twain”, nella vita quotidiana e per tutti quelli che gli abitavano vicini fu fino alla fine “Mister Clemens”.
Kipling si dirige quindi verso la casa del cognato col suo guidatore imbufalito.
Mark Twain era infatti dal cognato, pronto a ricevere Kipling. Quest’ultimo trovò che sembrava di una età indefinibile, anziano, ma giovane nei movimenti, con dei baffetti ancora neri e una bocca delicata come quella di una ragazza, mentre la voce era virile e profonda, seduto su un’immensa poltrona.
Dopo le presentazioni di rito, Twain fece capire che conosceva le opere di Kipling e le apprezzava, si trovarono entrambi a discutere sul tema del copyright. Twain era molto preoccupato, raccontava che ogni volta andava a Washington a perorare la sua causa, ovvero che un uomo ha lo stesso diritto sui prodotti del suo cervello come i libri, così come un altro è possessore delle case e delle cose costruite con le proprie mani.
Si finisce a discorrere di coscienza, dopo tante divagazioni, ed è Mark Twain a parlare:
La coscienza è un fastidio. La coscienza è come un bambino. Se lo accarezzate ( figurarsi oggi dire con enfasi se accarezzate un bambino, chiunque può denunciarvi per affermazioni inappropriate e peggio) e gli date quello vuole, il bambino si vizia. Così la coscienza, se si ribella, sculacciatela...(...)...realizzate una coscienza ben addestrata. Credo di essere riuscito a mettere in riga la mia. Forse l’ho uccisa, a furia di ucciderla.
Uccidere metaforicamente una coscienza restando un uomo morale è un concetto alla “Massimo Recalcati” ora. Ma ai tempi di Mark Twain non esistevano ancora gli studiosi di psicologia, ma c’era già un giovane chiamato Freud.
Mark Twain rivela a Kipling di non leggere mai romanzi di sua iniziativa, ma di essere purtroppo obbligato a farlo, perché la gente lo tormentava per conoscere il parere dello scrittore sull’ultimo libro che tutti leggono e anche in questo caso è passato più di un secolo e nulla è cambiato, anzi è peggiorato. Ormai nelle domande agli scrittori del nuovo millennio c’è sempre una domanda su cosa pensa del successo di questa o di quello e di chi ha vinto lo Strega e altro.
E nella risposta a Kipling,Twain rincara:
Ognuno ha la propria personale opinione su un libro scritto da altri. La mia personale opinione. Se fossi vissuto all’inizio dei tempi, mi sarei guardato intorno per capire il parere dell’opinione pubblica sull’assassinio di Abele per mano di Caino. Naturalmente avrei avuto il mio parere, ma non lo avrei espresso prima di aver capito come andavano le cose. Conoscete la mia opinione su quel libro. Al contempo ho appreso i pareri degli altri. Non sconvolgeranno la terra.
In altre interviste Twain ammette di avere una comprensione moto limitata dell’umorismo. Ma il giornalista di turno non si dà pace, ma proprio voi Mr Twain che avete scritto in Huckleberry Finn il dialogo su re e regine tra Huck e lo schiavo negro fuggitivo? Ma Twain non replica.
Per finire, non si sa se per esorcizzarla o per farne partecipi gli altri, l’autore parla apertamente della sua pigrizia, una pigrizia che aveva già da bambino, che nei giorni di caldo intenso diventa addirittura atarassia, stare seduti al fresco per ore senza pensare a nulla. O al massimo desiderare una limonata, ma certo non preparata da lui.
Vi divertirete moltissimo a scoprire la profonda umanità di Mark Twain, ma anche il diritto ad essere un uomo ordinario e tranquillo del signor Samuel Langhorne Clemens.
Parla Mark Twain. Interviste scelte al creatore di Tom Sawyer e Huckleberry Finn
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