Parla, mia paura
- Autore: Simona Vinci
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2017
Simona Vinci, che lo scorso anno ha vinto il Premio Campiello, in questo nuovo libro dal sapore autobiografico ("Parla, mia paura", Einaudi, 2017) scrive delle sue paure e della sua depressione. La depressione è una malattia invalidante che ti chiude qualsiasi spazio vitale: non fai più niente, neanche la doccia, perché non ti importa nulla della tua persona.
Uno strazio perché se persevera ti fa perdere il lavoro, l’interesse per la famiglia.
Mogli ma anche mariti, stramorti sul divano dove hanno portato tutte le cose necessarie: un plaid, da mangiare. Mentre pensi che stiano guardando la televisione, i depressi dormono, col volume acceso, e guai a spegnergli la TV.
Simona Vinci parla dei prodromi del male oscuro e delle sue tante paure: il treno, l’aereo, la paura delle telefonate, dello sguardo degli altri, la paura della solitudine, la paura di gente in casa.
Poi la depressione, curata dai migliori psichiatri; Simona Vinci nel frattempo ha un marito e un figlio. Il nuovo assetto familiare, però, non la guarisce: sente di non voler bene a quel bambino, non vuole allattarlo, lei vuole dormire e il figlio sta con il marito. Un manicomio.
Poi piano piano risale con la scrittura e ritrova la stima di sé. Poi l’amore per le cose belle, come un giardino ben curato pieno di ortensie, di alberi, di altri fiori.
In “Parla, mia paura” Simona Vinci si serve delle statistiche: più di sette milioni di italiani sono depressi, nel mondo sarebbero 322 milioni.
Molte persone si rivolgono solo ai medici generici, per problemi economici, quindi è un bailamme di ricette, dove campeggiano le benzodiazepine.
Quest’ultime sono esiziali perché andrebbero prese per non più di tre settimane; poi arriva all’assuefazione e se vuoi disfartene è come disintossicarsi, lo stesso trattamento dei drogati da eroina e cocaina.
Più semplicemente le si assume a tempo indeterminato, fino alla morte.
Ma anche gli psichiatri fanno errori: danno ai depressi neurolettici e anitidepressivi che fanno ingrassare. Chi di noi non ha visto una giovane donna grassa che non spiccica una parola ma che non rifiuta un dolce, un cornetto?
Stranamente la depressione maschile è ancora più terribile perché spesso fa perdere il lavoro e gli uomini non sanno e non vogliono riprendersi cominciando dalle piccole cose, spesso si uccidono.
Simona Vinci pensa che questa sua malattia parta da lontano: un fidanzato amatissimo, che perde la vita in un incidente stradale. Non per altro perché prima di questo episodio non soffriva di niente, non prendeva medicine, aveva paura delle cose comuni, che so, paura delle vipere, dell’elettricità, paure comuni a qualsiasi essere umano.
La scrittura di Simona Vinci è vivida, precisa come un coltello affilato, ansiogena all’inizio del libro, calmante e piena di speranze alla fine.
Parla, mia paura
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