Pasolini raccontato a tutti
- Autore: Fulvio Abbate
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Baldini+Castoldi
- Anno di pubblicazione: 2014
Oggi, forse, Pier Paolo Pasolini avrebbe novantadue anni. Chissà che cosa penserebbe dell’Italia attuale? Che cosa direbbe degli scandali Expo, Mose, dei processi di Berlusconi, degli annunci renziani tra battute e slide, dei comici saliti sul proscenio della politica? E di questa Sinistra evanescente? E di questa Destra ridicola? E di un popolo che sente l’amor patrio soltanto durante i mondiali di calcio?
Pasolini ha lasciato un’orma indeledibile sulla carne sabbiosa del Paese, che la risacca conformista nazionale non è riuscita del tutto a cancellare.
Dal 2 novembre 1975, giorno in cui qualcuno lo massacrò, di Pasolini infatti non si è mai smesso di parlare, scrivere e polemizzare.
Fulvio Abbate, palermitano classe 1956, scrittore e penna di punta de Il Fatto Quotidiano, ne delinea il profilo attraverso la testimonianza di chi l’ha conosciuto, frequentato, o soltanto incrociato, attraverso i luoghi dove l’autore di Le ceneri di Gramsci ha trascorso parti della propria vita, le stesse borgate romane di periferia dove sono stati ambientati alcuni dei suoi romanzi più famosi, come Una vita violenta e Ragazzi di vita.
All’immancabile Laura Betti, segue una lista da “unico ideale condominio”: Carlo Lizzani, Ettore Scola, Enzo Biagi, Bernardo Bertolucci, Franco Citti, Furio Colombo, Dario Bellezza, il cugino Nico Naldini e altri ancora.
Non mancano poi le versioni di Pino Pelosi, (il carnefice?) che avrebbe spezzato la vita di Pasolini.
In ventotto brevi capitoletti - come fossero le stazioni di una via crucis laica di chi ha condotto, in fondo, un’esistenza piena di travagli interiori e non solo - Abbate racconta chi è stato e che cosa abbia rappresentato Pasolini nella cultura, nel dibattito sociale e politico soprattutto dagli anni Sessanta fino alla notte dell’Idroscalo.
La letteratura e la poesia di Pasolini; il suo modo di fare cinema, girare documentari, impegnarsi in inchieste televisive nuove e “audaci” per quei tempi; la sua visione sulla società dei consumi che, secondo lui, aveva inciso in profondità nella coscienza degli italiani fin dove non era riuscito neppure il regime fascista; la sua contrarietà nei confronti della tv, ritenuta antidemocratica e da abolire. E poi la grande passione per il calcio, sia giocato sia tifato: era un gran tifoso del Bologna.
Pasolini è stato il "corsaro", il marxista polemico con il Pci, ma che tuttavia "sperava molto nella nuova generazione di comunisti"; che incitava - al vento, aggiungo io - un allora giovanissimo Walter Veltroni ad "essere una contestazione vivente"; che scrisse contro l’aborto, ma fu il primo a firmare il referendum presentato dai radicali.
L’autore di Teorema è stato però soprattutto colui che aveva capito molte cose su parte degli inquietanti - ed eterni - misteri italiani, individuandone responsabili e complicità: troppo pericoloso e destabilizzante per continuare a vivere.
Abbate richiama alla nostra debole memoria storica la mai troppo compianta figura di una voce coraggiosa, di cui oggi si sente eccome la mancanza.
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