Paure medievali. Epidemie, prodigi, fine del tempo
- Autore: Chiara Frugoni
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2020
“Munnu ha statu e munnu è” (passatemi il dialettismo) è un detto siciliano, portavoce di una verità incontrovertibile: nel mondo le cose si ripetono allo stesso modo. La storia si reitera. Oggi è come ieri. Non so se ha a che fare con l’inconscio collettivo, resta il fatto che anche le nostre risposte primarie – ira, stupore, gioia, paura, repulsione, angoscia – sono assimilabili a quelle dei predecessori. Il Covid-19 genera oggi ansia sociale così come nel medioevo la generavano lebbra e peste nera. La differenza è che all’epoca si sconoscevano virus e batteri e adesso invece se ne discute (sin troppo). Anche se serve a poco: la paura del contagio (che è paura della morte in primo luogo e dell’altro da noi, in secondo, più sotteso) ci attanaglia in una morsa panica che richiama certi affreschi, o certe cronache risalenti al medioevo.
L’estratto che segue è del senese Agnolo di Tura (1348), desunta dall’ennesimo, sontuoso, volume che la medievalista Chiara Frugoni consegna alle stampe per Il Mulino: Paure medievali. Epidemie, prodigi, fine del tempo (2020).
“La mortalità cominciò in Siena di magio, la quale fu oribile e crudel cosa e non so da qual lato cominciare la crudeltà che era a modi dispiati (spietati), che quasi ognuno pareva che di dolore a vedere si diventavano stupefatti; e non è possibile a lingua umana a contare la oribile cosa, che ben si può dire beato a chi tanta orribilità non vidde. E morivano quasi di subito e enfiavano sotto il ditello (ascella) e l’anguinaia e favellando cadevano morti. El padre abbandonava el figliuolo, la moglie el marito, e l’uno fratello l’altro, e gnuno fugiva e abandonava l’uno imperochè questo morbo s’attacchava con l’alito e con la vista pareva, e così morivano e non si trovava chi seppellisse né per denaro né per amicizia”.
Il libro è dettagliato, il suo campo di indagine asseconda il titolo e non si ferma alle esclusive rappresentazioni pittorico-letterarie della paura della peste. I timori panici dell’anno mille (e dintorni più o meno prossimi) non si limitavano infatti alle epidemie, ma trovavano nel terrore atavico della morte declinazioni ulteriori nella paura della fine del mondo (il “mille e non più mille” dalla vulgata attribuito a Nostradamus, in realtà probabile locuzione carducciana assai posteriore); dei segnali annuncianti cataclismi, tra cui pioggia di sangue (di fatto sabbia rossa del deserto), comete, apparizioni di creature mostruose o fantasmatiche; del diverso (leggi nemico, estraneo, straniero), per tacere delle più tangibili fame e miseria (spesso nere, al pari della peste). Il Medioevo è insomma il tempo della paura per antonomasia, attestato com’è tra escatologia e matericità: timore di Dio e terrore del Diavolo, conciliati con un colpo di genio nell’invenzione del Purgatorio.
Per rimarcare il concetto, attraverso le limpide parole di Chiara Frugoni:
“Nel Medioevo si temeva la morte ma era soprattutto un tipo di morte: la morte improvvisa, quella che coglieva l’individuo impreparato, ancora gravato dai peccati e quindi incapace di salvarsi […]. Poiché la natura era stata creata in modo perfetto da Dio, nel Medioevo ogni segno strano che apparisse nel cielo veniva inteso come segno dell’ira divina. Poteva piovere sangue ed è evidente che allora nessuno sapeva che il vento faceva arrivare in luoghi assai distanti la sabbia rossa dell’Africa […]. Oggi lo sguardo si è ampliato, la terra non è più il solo orizzonte e lo sguardo è puntato sull’universo ma le pulsioni irrazionali sono le medesime: molte persone hanno una fede cieca negli ufo e negli alieni. Non siamo più in quel Medioevo, ma gli esseri umani sono ancora gli stessi, nascono, amano, crescono, respirano, si spaventano”. (pag. 7)
Un corposo corredo iconografico fa il paio con le analisi storiche dell’autrice, in un testo di caratura nitida, capace di affrescare per immagini e parole l’aspetto socio-emotivo di un Medioevo prossimo, se non del tutto simile, al nostro tempo. Se vi piacciono le letture intelligenti Paure medievali è, come si dice, il libro per voi.
Paure medievali. Epidemie, prodigi, fine del tempo
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