Paziente 64
- Autore: Jussi Adler-Olsen
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2014
Teorie aberranti di eugenetica nazista rivivono nella democratica Danimarca
Più il tempo passa, più il cerchio si stringe intorno al dottor Curt Wad. Mentre scomparse e omicidi sospetti si sommano, l’ago della bussola punta contro l’anziano medico. Ogni nuovo episodio di nera di competenza della SEZIONE Q della polizia danese - non a caso si occupa di cold case, casi freddi, indagini irrisolte da anni - finisce per indicare l’ottantottenne specialista in ginecologia.
È nello stile dell’ottimo Jussi Adler-Olsen mettere insieme situazioni, persone e circostanze distanti anche qualche decina d’anni, ma legate da un sempre più evidente nesso di causalità. Livelli temporali diversi che convivono nello stesso romanzo. Non è da meno questo “Paziente 64”, accolto come un grande successo internazionale e terzo titolo in Italia (edizioni Marsilio, 522 pagine, 18,50 euro) delle inchieste della Copenhagen Special Dezernats Q.
Prima un ricevimento infausto nel 1985, un’occasione mondana imperdibile per il dott. Andreas Rosen e signora, integrati nel jet set della medicina danese. Poi un ascensore al posto di un altro nei grandi magazzini, due anni dopo, e Curt Wad torna a fare irruzione nella vita di Nete Rosen, ricca ereditiera, facendola tornare all’istante la ragazzina indifesa Nete Hermansen e ricacciandola nell’orrore di decenni prima. Un incubo che ha l’aspetto di un uomo allampanato e ingobbito, con gli occhi da bestia carnivora e un nome rude, duro, che fa paura.
Ottantotto anni, lucido, fosco, sempre più fanatico, nel 2010 è a capo di un nuovo movimento, un partito emergente, “Linee pure”. Ha come obiettivo cambiare per il meglio, ma la stampa accusa i dirigenti di pianificare campagne di eugenetica, a difesa di una presunta razza superiore, per preservarla dalla contaminazione con quelle inferiori: i reietti della società, anche i poveri, i malati cronici, gli stranieri. Al sospetto di teorie che somigliano a quelle naziste, Wad risponde che il progetto politico non prevede discriminazioni razziali, si limita a sostenere che sembra sbagliato mantenere in vita chi non ha alcuna possibilità di una vita degna di questo nome.
Piaccia o meno al dottore, le sue iniziative finiscono per attirare l’attenzione della SEZIONE Q, al comando del burbero Carl Mork, sempre assecondato dal misterioso ma capace assistente siriano Assad.
Se però c’è una cosa che disturba l’arcigno commissario più delle ambizioni politiche di un medico novantenne è il cold case che lo riguarda direttamente, riemerso dalle scartoffie dell’Ufficio Investigativo Centrale. Lo zio Birger era stato trovato annegato in appena 70 centimetri d’acqua – molto strano – mentre pescava in riva a un fiume, col figlio Ronny e il nipote Carl, allora diciassettenne. I due si erano allontanati per un po’, attratti dalle magliette attillate di due cicliste bionde. Al ritorno, la macabra scoperta ed ora, trentadue anni dopo, quell’imbecille del cugino va dicendo nei bar tailandesi che il padre lo hanno ucciso loro.
Quante vecchie storie, quanti delitti e quante scomparse conducono a Curt Wad, a cominciare dal maledetto istituto di rieducazione e igiene sociale sull’isola di Sprogo, isolata nello Stretto del Grande Belt! Tutte le strade portano all’anziano dottore e tanti fantasmi puntano il dito contro di lui, quello della paziente 64, quelli delle donne sterilizzate forzatamente, gli spettri dei mostri involontari che una perversa dottrina razziale ha creato e vorrebbe ancora creare, nell’illusione aberrante di risparmiare alla società il “peso” di disabili, criminali, prostitute, immigrati.
È questo il sogno eugenetico di un’organizzazione occulta che si chiama “Lotta segreta”: chi non è in grado di generare una prole degna del Paese va reso sterile. Gli affiliati? Professionisti, medici, politici, poliziotti, uomini di legge e giustizia. Un incubo e non solo per Nete.
L’Istituto di Sprogo è esistito veramente. Vi sono state internate migliaia di ragazze e donne “difficili”, tra il 1923 e il 1961 ed eseguite sterilizzazioni forzate. Ufficialmente, aveva lo scopo di prevenire la diffusione di materiale genetico cattivo e di provvedere al controllo delle malattie a trasmissione sessuale. Invece di perseguire i responsabili, la Danimarca ha preferito dimenticare.
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