Per antiche strade. Un viaggio nella storia d’Europa
- Autore: Mathijs Deen
- Genere: Letteratura di viaggio
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Iperborea
- Anno di pubblicazione: 2020
"Questa è la E8", disse mio padre, "che va da Londra a Mosca".
È da qui, da questo frammento tratto dai propri ricordi d’infanzia, che prende il via il lungo periplo di Mathijs Deen attraverso l’Europa narrato in Per antiche strade. Un viaggio nella storia d’Europa (Iperborea, 2020, trad. di Elisabetta Svaluto Moreolo), un libro che ha l’ambizione di ricreare il sogno europeo a partire dalle strade che percorrono da nord a sud e da est a ovest l’intero territorio del vecchio continente:
“Che possa esistere una rete interconnessa di strade europee regolata a livello centrale, strade che attraversano per migliaia di chilometri l’intero continente europeo fino al cuore dell’Asia, collegando tra loro i territori dei clan confinanti, partner commerciali, amici temporanei, nemici giurati e famiglie linguistiche, non appartiene a una coscienza europea condivisa. Solo pochi eccentrici sanno a chi si debba l’esistenza di questa rete”.
Laddove infatti non è arrivata la “Declaration on the Construction of Main International Traffic Arteries” nel 1950, al termine del secondo conflitto mondiale e in un’Europa in piena ricostruzione, si fa spazio il libro Mathijs Deen, il quale si mette in viaggio alla ricerca di un comune passato europeo sulle orme delle grandi strade transnazionali; e lo fa scavando negli angoli polverosi della storia, viaggiando sulle secolari vie europee che per tanto tempo hanno diviso e messo in contrasto fra loro popoli confinanti, ma che, in fondo, condividono un profondo sentire europeo.
Per creare questa narrazione Deen si rifà quindi all’epica americana, alle grandi strade come metafora dell’unità della nazione perché, in realtà,
“non esiste un "Furore" europeo, un’idea europea della costruzione della nazione lungo le strade che hanno dischiuso il continente”.
Si parte dunque dalla storia del primo uomo ad aver calpestato il suolo europeo che, all’epoca del Pleistocene, osservava incuriosito dalle sponde del Nord Africa l’Europa e, non potendo attraversare Gibilterra a nuoto, decise di giungervi a piedi passando da est, circa 600.000 anni fa, per arrivare, al termine di un viaggio quasi circolare, al racconto del “figliol prodigo” e di Mohamed, suo padre, che da un piccolo villaggio del Marocco vede, a pochi chilometri in linea d’aria, le isole Chafarinas, “tre gocce di Europa di sovranità spagnola, a quattro bracciate dalla spiaggia”; una storia, questa, che peraltro non può non evocare le immagini di tanti migranti che dalle coste africane tentano frequentemente di raggiungere il nostro continente con mezzi precari alla ricerca di fortune migliori.
Nel mezzo scorrono le storie del leggendario brigante Bulla Felix che imperversa fra la via Appia e la Cassia, la storia di Guðrið e del suo pellegrinaggio dall’Islanda a Roma per incontrare il Papa, il racconto di Coenraad Nell e delle sue avventure sulle strade d’Europa al servizio dell’esercito napoleonico diretto verso la disfatta della campagna di Russia, oppure la storia di Jacob Barocas, sefardita costretto a fuggire all’Inquisizione spagnola che portò il teatro di Lope de Vega nei Paesi Bassi e poi, con la sua compagnia, in giro per l’intero continente. Sullo sfondo si percepisce inoltre l’eco della tanta letteratura di viaggio che, grazie al Grand Tour, ha posto l’Italia al centro del panorama geografico europeo per le sue bellezze artistiche e culturali; attraverso il racconto di Guðrið e del suo pellegrinaggio a Roma infatti il richiamo della “terra dove fioriscono i limoni” diventa, anche per l’autore, una fonte di estrema felicità e lieti ricordi:
“La discesa verso l’Italia fu come quella verso una sorgente calda in una gelida giornata invernale. Le erbe lungo il sentiero sprigionavano il loro aroma sotto il sole, dai tronchi emanava il profumo di resina sciolta. Quando si avvicinarono alla fascia costiera, il fruscio del vento nei boschi di conifere ricordò a Guðrið il mormorio del mare. Non c’erano paludi o canneti, né le piogge interminabili del Nord, era tutto asciutto: la sabbia sollevata dal vento che lasciava un sapore speziato sulle labbra, le radici ricurve degli alberi che spuntavano dal suolo come braccia coriacee, perfino il ronzio e lo stridio di tutti quegli insetti, coleotteri, grilli, vespe e bombi che volavano avanti e indietro, tutto aveva un suono caldo e asciutto. Ogni giorno Guðrið sentiva, vedeva e odorava cose che non conosceva […] Ma su tutto prevaleva un senso di eccitazione e di felicità. […] Quando una mattina, dietro una curva, vide d’un tratto il mare sotto di sé, come un tappeto trasparente in tutte le diverse tonalità del blu, Guðrið non mosse più un passo e rimase inchiodata a guardarlo. La costa era orlata di palme, dal sentiero dove si trovava il fondo marino. Onde di vetro si frangevano sulle rocce. Sentì il calore dei capelli sul collo, sentì il vento di mare. E pensò: se potesse ricominciare tutto da capo”.
Questi sono solo alcuni degli ingredienti che danno vita agli otto capitoli di Per antiche strade , un itinerario europeo – animato brillantemente anche dall’omonimo podcast a cura di Matteo Caccia – che incrociando ricordi personali, incontri, visite ai luoghi della narrazione, testimonianze e reperti archeologici si addentra nella storia europea in un viaggio nel tempo e nello spazio, che dal Pleistocene a oggi, dall’Islanda al Mediterraneo racconta l’Europa e i protagonisti che l’hanno animata fra le pieghe del passato. Per antiche strade è a tutti gli effetti un archivio storico molto prezioso che, in tempi di limitazioni, confinamenti e zone rosse, ci offre l’opportunità di continuare a viaggiare pur rimanendo fermi nelle nostre abitazioni e aiuta a riflettere sull’importanza delle frontiere aperte che, grazie a Schengen, ci permettono di attraversare il continente in estrema libertà. Un richiamo alla consapevolezza delle nostre radici europee e un invito, una volta che sarà possibile riprendere a circolare in tutta serenità, a osservare con occhi nuovi il paesaggio che scorre fuori dal finestrino, un paesaggio stratificato che rappresenta però la base della nostra casa comune europea.
“Chi viaggia attraverso l’Europa viaggia sempre sulle orme di qualcun altro. Sotto ogni impronta ce n’è una precedente”.
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