Per sempre tuo di Daniel Glattauer

L’ultimo romanzo di Daniel Glattauer (Per sempre tuo, Feltrinelli, 2012) è a mio avviso superbo tanto quanto i precedenti, ironico, scorrevole, icastico nel suo realismo e nella sua immediatezza.

Ancora una volta una storia d’amore, ma una storia d’amore che si tinge di grigio e poi di nero, una storia anomala e allarmante fin dall’inizio. Lo sa bene Judith, la protagonista che, dentro di sé, già da subito sente che quell’Hannes Bergtaler, architetto progettista di farmacie, perfetto, galante, ha qualcosa che non va. L’incontro fortuito è il classico dei classici che, come da topos letterario e cinematografico, si dovrebbe trasformare nella più romantica delle storie a lieto fine.

E invece no. Judith, scaltra, single ma non zitella, intelligente e bella trentasettenne, abituata alla solitudine e alle storie a breve scadenza, sa cosa aspettarsi e cosa non aspettarsi dagli uomini. E, suo malgrado, contro la sua scarsa convinzione, si lascia irretire e coinvolgere da quest’uomo affascinante e magnetico, troppo perfetto, troppo da protocollo, tradito da certi atteggiamenti che scivolano nella goffaggine, nel patetico. Nella serialità.
Teatralità e platealità di gesti caricati di eccessivo romanticismo, meccanico e metallico. Tutta questa ostentata e superflua premura allarma Judith, eppure la incuriosisce.

Ben presto, la bella protagonista si ritroverà intrappolata in una trama ordita alle sue spalle, un gioco sottile e spietato condotto con maestria, un vortice dal quale Judith non saprà come uscire, non potendo contare sull’aiuto di amici o di familiari, tutti stregati e conquistati dal tenebroso Hannes che, ad uno ad uno, come pedine, saprà abilmente circuire.
Judith precipiterà a caduta libera in un baratro, vittima addirittura di se stessa, senza apparente possibilità di recupero.

Sarà l’aiuto di Bianca, assistente sedicenne di Judith presso il suo negozio di lampade, e di Basti, fidanzato di Bianca e investigatore in erba, a condurre Judith sulla giusta strada, ad aiutarla ad aprirsi un varco tra la nebbia delle sue stesse ossessioni, per ritrovare se stessa e riprendersi la sua vita, fino a scoprire un’inquietante verità.

Un rosa che si tinge di nero, un romanzo sapientemente condotto, con calibrata leggerezza e ironia sferzante, una scrittura che, con rara scorrevolezza, riesce ad affrontare un tema attualissimo e terribile come lo stalking e l’alterazione del tessuto emotivo che questo dramma comporta.