Perché il Sud è rimasto indietro
- Autore: Emanuele Felice
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2013
L’arretratezza del Sud, la cosiddetta “Questione Meridionale”, è un argomento sempre di attualità che ha radici antiche. È un tema molto discusso, sul quale si sono susseguite diverse interpretazioni. Il Meridione d’Italia, già culla della civiltà occidentale con la “Magna Grecia”, da una certa epoca è stato tagliato fuori dallo sviluppo economico e sociale, non solo per eventi storici, ma anche per scelte politiche.
Vi è una tesi “assolutoria” come definita dallo stesso autore, sulla base di una certa pubblicistica di cui in ultimo Pino Aprile di un Sud borbonico ricco colonizzato dai Piemontesi. Una tesi che assolve le classi dirigenti del Sud che hanno subito e che ha determinato il sottosviluppo a favore del decollo del Nord.
A questa tesi si oppone quella “accusatoria” per la quale si accusano tutti i meridionali e si ritiene la “Questione meridionale” irrisolvibile per tare ataviche se non antropologiche degli stessi abitanti del Sud, un punto di vista dichiaratamente razzista.
Il libro Perché il Sud è rimasto indietro , come riferisce Emanuele Felice, docente universitario, economista e saggista, è stato scritto per sfatare luoghi comuni: il primo è che il Sud sia condannato antropologicamente all’arretratezza, mentre l’altro è che tutto ciò sia da addebitare a fattori esterni, essendo stato il meridione borbonico uno Stato avanzato. Tra i tanti fiori all’occhiello del Regno borbonico, viene sempre citata la famosa Napoli Portici, prima linea ferroviaria realizzata in Italia, ma con tecnologia straniera e per un tragitto brevissimo.
L’unificazione d’Italia è stata malamente realizzata, disattendendo molte aspettative, principalmente la Riforma agraria. Le classi dirigenti del Sud vennero ad allearsi con le omologhe del Nord, trascurando gli interessi di una grossa fetta della popolazione meridionale. Il Baronaggio meridionale conservò le sue prerogative e in un certo momento il possesso, lo sfruttamento, la rendita della terra non contò più, ma prevalse il finanziamento pubblico. La classe dirigente poi non fu più incarnata dalla vecchia classe baronale ma dal mondo politico che mediava i finanziamenti dal centro verso le aree del Sud in cerca di consenso. Una logica clientelare che si è prolungata anche con il nuovo assetto delle Regioni dopo la Riforma degli anni Settanta. Si è privilegiato la ricerca del consenso allo sviluppo del territorio da parte di tutte le classi dirigenti che si sono succedute nelle istituzioni sia centrali che periferiche, indipendentemente dal colore politico. Non viene poi tralasciato dall’autore il ruolo significativo svolto dalle associazioni criminali organizzate (Mafia, Camorra, etc.), già attive nell’Ottocento che con l’Unificazione si rafforzano ancor più.
L’estensione del Catasto geometrico particellare alle regioni del Sud, che si basava su un sistema meramente descrittivo curato dagli stessi proprietari, viene ad attuarsi solo tra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento. L’introduzione del nuovo Catasto era determinante per tassare equamente e uniformemente la terra, ma vi fu l’opposizione dei parlamentari meridionali. Invece di tassare la terra si venne a tassare il consumo, il grano, a danno dei ceti poveri, non essendo certo una tassa sulla ricchezza.
La storia dell’Unità d’Italia è costruita sull’alleanza tra agrari del Sud e le classi dirigenti del Nord a scapito di operai e braccianti. Non una lotta, un contrasto tra Nord e Sud, ma tra una distinta distribuzione della ricchezza tra specifiche categorie e classi sociali. Negli anni del secondo dopoguerra sono arrivate al Sud ripetute risorse finanziarie, ma la strategia di sviluppo è fallita per le modalità clientelari di distribuirle.
È un libro completo che illustra e analizza molte problematiche per lo più irrisolte che vengono messe in luce con lucida analisi e obiettività, con ausilio di dati statistici, tabelle comparative verificando le diversità tra Nord e Sud e i motivi “perché il Sud è rimasto indietro”.
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