Di Percy Bysshe Shelley tendiamo ad avere una visione - e una definizione - precisa: poeta romantico inglese, per dirla con un’esattezza enciclopedica. Conosciamo le sue odi, la cui più famosa è forse Ode al vento occidentale, in cui l’intensità lirica si fonde con la descrizione paesaggistica in un mondo così opportuno e peculiare da restituirci, al contempo, una visione e una sensazione. Immaginiamo che Percy Bysshe Shelley sia fatto della stessa sostanza delle sue poesie - passione e malinconia - mentre i suoi rari ritratti ci restituiscono l’immagine disincarnata di un giovinetto dal volto pallido e gli occhi luminosi. Rimase giovane per sempre Percy, la sua morte precoce ha contribuito ad alimentarne il mito romantico: morì in mare, l’8 luglio 1822, nei pressi di Viareggio, era partito dalla costa ligure di Lerici nella località che oggi è denominata Il Golfo dei Poeti.
Era nato in una contea del West Sussex inglese il 4 agosto 1792, nell’agosto 1822 non aveva ancora compiuto trent’anni: entro questi due estremi si gioca tutta la sua vita, che certo fu breve, ma anche avventurosa e tormentata.
Crediamo di conoscere tutto di Percy Bysshe Shelley e di poterlo racchiudere comodamente nella definizione enciclopedica di poeta romantico inglese; ma non è così, non vi illudete che Shelley sia un personaggio così definibile e circoscritto e che, per descriverlo, basti intonare una delle sue odi come l’elegiaca To the Moon che parla di una luna sofferente e pallida che chiede soltanto di essere amata.
Percy Shelley nella sua breve ma intensa esistenza fu poeta, amante, amico, ma anche filosofo, pensatore e talentuoso oratore di storie di fantasmi.
Scopriamo 5 curiosità su di lui: sapete che era vegetariano? E che scrisse un romanzo dell’orrore?
Percy Bysshe Shelley: 5 curiosità sul poeta
Cerchiamo di ripercorrere la vita di Percy Bysshe Shelley in cinque anneddoti che ci restituiscono tutte le sfumature della sua complessa personalità.
- 1. Era un vegetariano ante litteram
Nel 1812, dopo essere stato espulso dall’università di Oxford con l’accusa di ateismo, il ribelle Percy Bysshe Shelley decise di adottare una dieta particolare. All’epoca era nota come “sistema pitagorico” e prevedeva la totale abolizione della carne. A quella scelta di vita poco convenzionale per l’epoca si unì anche la prima moglie, Harriet Westbrook, certamente influenzata dalle idee del marito. Secondo Percy Shelley infatti una dieta vegetale non solo era più salutare per corpo e mente, ma rappresentava anche una scelta a favore dell’ecologia e della giustizia economica.
Per tutta conseguenza mangiava uvetta e chili di pane e alcuni narrano che fosse perennemente affamato, ma questo doveva essere dovuto alla sua situazione economica non proprio serena e stabile. Quando lui e Harriet ricevevano ospiti a casa servivano solo “penny buns”, ovvero dei piccoli panini così chiamati perché costavano appena un penny.
Nel 1813 scrisse anche un saggio pamphlet dedicato all’argomento, A Vindication of Natural Diet, in cui trattava il vegetarianismo e la questione dei diritti degli animali. Oggi Percy Shelley può essere considerato uno dei primi scrittori letterati a battersi per la causa. Un autentico pioniere dei vegetariani e dei vegani e anche di una certa narrativa ecologista.
- 2. La fuga d’amore con Mary Shelley
Il matrimonio tra Percy Bysshe Shelley e la moglie Mary Wollstonecraft Godwin fu fortemente contrastato. Intanto, quando i due si conobbero, lui era sposato con Harriet Westbrook, da cui aveva avuto un bambino. Inoltre il padre di Mary, il filosofo Wlliam Godwin, cercò in ogni modo di opporsi alla frequentazione tra i due, scorgendo in quel poeta dalle idee radicali un pericolo per la figlia.
Quando Godwin aumentò la sorveglianza su Mary, proibendo persino i loro incontri clandestini al cimitero sulla tomba della madre di lei, i due innamorati decisero di scappare.
La loro fuga d’amore ebbe inizio il 28 luglio 1814, sotto i peggiori auspici (un temporale minacciò di farli naufragare) e non si sarebbe mai fermata. Fuggirono in Francia, dove cercarono di mantenersi come potevano, e poi alla volta dell’Italia, dove vissero forse i loro anni migliori, prima della precoce morte di lui.
Lei le rimase eternamente devota: una leggenda narra che Mary Shelley conservasse il cuore del marito nel suo studio.
- 3. Scrisse un romanzo dell’orrore “The Nightmare”
Forse, se fosse vissuto più a lungo, Percy Bysshe Shelley sarebbe considerato il nuovo Edgar Allan Poe oppure avrebbe una fama di romanziere gotico pari a quella della moglie. Shelley infatti era molto attratto dal mondo dell’occulto; sin da bambino si divertiva a terrorizzare le sorelle minori con racconti sui demoni e la magia. Amava raccontare le storie di fantasmi, in maniera così realistica da far venire i brividi e divorava i racconti del terrore. A un certo punto decise di scriverne uno tutto suo, che divenne un romanzo: si intitolava The Nightmare, in italiano L’incubo, parlava di ossessioni, demoni e oscure possessioni, ponendo al centro della trama un io sdoppiato. Il romanzo purtroppo è andato perduto. Quel che è certo è che l’ossessione di Shelley per i fantasmi lo perseguitò tutta la vita, finché non divenne lui stesso un fantasma. Si narra infatti che fosse apparso in sogno, pallidissimo ed emaciato, a Lady Mountcashell: era il luglio del 1822, lei non poteva sapere che era morto. Solamente dieci giorni dopo il corpo del poeta sarebbe stato ritrovato - ormai irriconoscibile - al largo della costa di Viareggio.
- 4. L’amicizia con Lord Byron
L’amicizia tra Percy Bysshe Shelley e Lord Byron avrebbe segnato la storia della letteratura inglese. Il loro primo incontro avvenne a Ginevra, in Svizzera, nel 1816, appena sei anni prima della morte di Shelley. Fu un’amicizia duratura, marcata da un forte scambio intellettuale, ma non priva di disaccordi e conflitti. A dividerli erano soprattutto le idee politiche e le diverse posizioni economiche: Shelley infatti, dopo essere stato diseredato dal padre, viveva in forti ristrettezze economiche, mentre Byron - che ricco lo era sempre stato - viveva da nababbo senza preoccupazioni finanziarie. Diverso era anche il loro approcciò all’amore: Shelley, dopo un primo matrimonio fallito (anche nella maniera più triste), aveva ritrovato una certa stabilita - certo non priva di attriti - al fianco di Mary, mentre Byron aveva fama di essere un inguaribile sciupafemmine.
Ciononostante non c’era rivalità tra loro, furono davvero profondamente amici, adottarono anche dei nomignoli per chiamarsi a vicenda: Percy chiamava Byron “Albè”, mentre Byron chiamava Percy “Shiloh”.
- 5. Sulla sua tomba i versi di Shakespeare
L’epigrafe sulla tomba di Shelley, visitabile presso il cimitero degli inglesi di Roma, è un verso tratto da La tempesta di Shakespeare che recita così:
Nothing of him that doth fade/ but doth suffer a sea change/ into something rich and strange.
Un verso che allude alla sua morte in mare, a bordo della goletta Ariel, e sembra al contempo infrangere una barriera aprendo alla possibilità di una vita dopo la morte.
Niente di lui si dissolve/ ma subisce una metamorfosi marina/ per divenire qualcosa di ricco e strano.
La metamorfosi marina dei versi shakesperiani ben si addice all’inquietudine terrena di Percy Bysshe Shelley e al perenne mistero che la sua vita tuttora rappresenta. Niente di lui si è dissolto, infatti la sua voce ancora sospira nel vento attraverso i versi delle sue poesie che hanno fatto la storia della letteratura inglese.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Percy Bysshe Shelley: 5 cose (che forse non sai) sul poeta inglese
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