Perla nera
- Autore: Liza Marklund
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2020
Nell’Oceano Pacifico meridionale, a nord-est della Nuova Zelanda, tra la Polinesia francese e le Samoa americane c’è un gruppo di quindici isole distribuite all’interno di un’area di 2.200.000 chilometri quadrati: sono le Isole Cook, dal nome del capitano britannico che le esplorò nel 1773 e nel 1779.
Fra queste, Manihiki – un’isola non molto vasta, comunemente nota come “l’isola delle perle”, per le perle nere, rare e preziose – è uno dei luoghi abitati più sperduti sulla terra. Prima che arrivassero i papa’a (i “bianchi”, in riferimento ai primi missionari) non esisteva neppure il denaro. Non compravano e non vendevano nulla, non conoscevano nemmeno il baratto. Nessuno possedeva niente, o meglio tutti possedevano tutto collettivamente, ciascuno aveva quello che gli serviva.
Il primo novembre 1997, il ciclone Mātini – forse l’evento meteorologico più tragico della storia delle Isole Cook – ha completamente distrutto l’isola, uccidendo diciannove persone.
È in questo minuscolo atollo, all’inizio degli anni Novanta, prima che il ciclone desse una nuova forma alla società spazzata via dalle onde, che la giornalista e scrittrice svedese Liza Marklund, ha ambientato Perla nera (Marsilio, 2020, traduzione di Laura Cangemi), il primo romanzo pubblicato dopo la fortunata serie poliziesca, diventata un successo internazionale, che ha come protagonista la giornalista Annika Bengtzon.
Da due anni – ossia dal dicembre del 1988 – i collegamenti con Rarotonga, la più grande delle isole dell’arcipelago, sono stati interrotti e Manihiki è rimasta senza elettricità. Questo comporta degli inconvenienti, ma niente di insormontabile:
“Mare e terra ci nutrivano come facevano da millenni, dandoci pesce e noci di cocco. Di notte avevamo la luce delle stelle. […] Le galline e i maiali selvatici scorrazzavano allegramente a branchi per l’isola e facevano fuori quel poco che ci cresceva. Li sentivamo aggirarsi in mezzo ai rovi. Alcune famiglie, fra cui la nostra, erano riuscite a far mettere radici ai lime e dividevano i frutti con gli altri come si era sempre fatto. I pesci venivano essiccati anziché congelati e lo stridio dei fili da cui pendevano, provocato dal vento, si mescolava a quello dei grilli”.
Kiona lavora nella fabbrica delle perle della sua famiglia – papà Tane, mamma Evelyn, l’infermiera dell’isola, e i fratelli Nikau e Amiria. La sorella maggiore, Moana, è morta durante un’immersione e il senso di colpa provato da Kiona per non essere riuscita a salvarla condiziona ogni aspetto della sua esistenza.
La ragazza si immerge in apnea per raccogliere perle nere, così chiamate anche se possono avere colori diversi: la Pinctada margaritifera cresce spontaneamente, ma l’impostazione industriale, con la coltivazione e l’organizzazione in fabbriche è una novità. La laguna per lei è come l’interno di una chiesa, i coralli sono colonne e altari, i banchi di pesci farfalla inni turbinanti. Il suo desiderio, però, è frequentare l’Università al posto di Moana, che era stata ammessa al corso di laurea in Politica e relazioni internazionali all’Università di Auckland, in Nuova Zelanda.
Secondo il padre, invece, la sua università è nella laguna.
A differenza della sorella, Kiona non ha voti alti e non capisce molto la matematica, ma ama tantissimo leggere i libri e le riviste spedite da zia Doris, parla correttamente inglese e maori, conosce ogni dettaglio delle cattedrali e della storia medievale europea, oltre al nome di quasi tutti i paesi del mondo e delle rispettive capitali. Le piace Dio e la Bibbia e, in generale, è curiosa degli esseri umani e di come vivono.
A bordo della grande canoa, mentre fanno ritorno da un’immersione, è Nikau a sentire per primo le urla concitate provocate dalla presenza di uno yacht che si è incagliato nella barriera corallina con la prua verso terra. Lo scafo è troppo lungo e sottile per resistere alla forza dell’oceano, l’imbarcazione cede e si inabissa nelle tenebre del lato opposto della barriera, non prima però che venga tratto in salvo l’uomo che era a bordo: disidratato e incosciente, ha un trauma cranico e fratture multiple alla gamba destra e al polso. Kiona assiste la madre nel prestare le prime cure e durante la sua convalescenza, così che fra i due si crea un rapporto sempre più intimo:
“Pensavo all’uomo in clinica, ai suoi occhi chiari come il cielo in una mattina di foschia. Veniva dalla Svezia. Non sapevo dove fosse ma di sicuro non troppo vicino. Era l’universo ad averlo portato lì, oppure la vita era solo una serie illogica di eventi casuali privi di qualsiasi significato?”
Viene deciso che Erik Bergman – questo è nome dello straniero, l’originale che non sa navigare, che non ama parlare di sé, ma che si adatta senza difficoltà alla vita dell’isola – potrà rimanere a Manihiki grazie a un visto turistico. In cambio, dato che ha un dottorato all’Università di Lund con una tesi sulla Federal Reserve ed esperienza in materia economica, darà una mano a compilare fatture e a tenere la contabilità, incarico che affronta con determinazione ed efficienza.
Poi, un giorno, uno yacht senza l’autorizzazione a entrare in porto si dirige verso il villaggio. Alcuni uomini, mandati dai suoi datori di lavoro, hanno trovato Erik e sono venuti a prenderlo: deve tornare a Londra per finire qualcosa che ha lasciato in sospeso. Per proteggere Kiona e i suoi figli, nessuno dovrà mai dire di conoscerlo.
Da quel momento il tempo trascorre come se l’uomo non fosse fosse mai stato sull’isola.
Ma nella sua ventiquattrore, rimasta per anni nello scatolone dei libri di Moana – quella che Erik le aveva detto di nascondere le prime ore dopo il suo approdo e che aveva completamente dimenticato –, Kiona trova una grossa somma di denaro in dollari americani, una carta di imbarco da Los Angeles a Papete, l’atto di acquisto dell’imbarcazione con cui era arrivato a Manihiki, una busta sigillata contenente una chiave e una patente svedese a nome di Sebastian Andersson.
Nella foto di un giovane con gli occhi limpidi, la ragazza riconosce Erik.
Chi è veramente l’uomo di cui si è innamorata? Che cosa ha fatto e perché lo hanno portato via? Kiona non può vivere all’oscuro di tutto: anche se così facendo volterà le spalle alla famiglia, alla fabbrica e ai suoi figli, deve lasciare l’isola.
La ricerca della verità la porterà sempre più lontano: da Rarotonga a Los Angeles, e poi a Londra, a Dar Es Salaam, in Tanzania, a Lund in Svezia e di nuovo nelle Isole Cook. Lasciando dietro di sé una lunga scia di sangue e affrontando pericoli e minacce, si trasformerà da sprovveduta turista in una sorta di disincantato "agente segreto", senza identità e in fuga da chi – ne è certa –, non smetterà mai di cercarla.
Leggi sulla copertina il nome di una scrittrice svedese e ti aspetti un romanzo dall’ambientazione nordica. Invece, vieni accecato dalla luce, dai colori vividi e dalla bellezza di isole lontane e incontaminate, abitate da personaggi davvero unici. Come Kiona, naturalmente, che subisce un’evoluzione straordinaria, ma anche come nonna Vaine, con le sue divinità e le sue credenze, o come il pastore Boyd e le sue pure.
A questi si aggiungono i tanti personaggi incontrati durante la ricerca di Erik, prima fra tutti Clay, una persona particolarmente “illuminata” che ha deciso di lasciar perdere tutto ciò che ha a che fare con l’età e l’appartenenza a un sesso o all’altro per fare qualcosa di utile e basta.
Quello di lasciare l’isola è per Kiona un sogno che fluttua in lontananza, inafferrabile. Eppure ha sempre saputo che un giorno se ne sarebbe andata da Manihiki. E quando lo fa, si trova a dover competere con la “banca”, che ha la potenza dilagante di un essere maligno senza identità.
Il mondo dell’economia, descritto da Marklund in stridente contrasto con l’essenzialità dei rapporti economici sull’atollo in quegli anni, appare capace di manipolare i destini dell’umanità e diventa cabina di pilotaggio di oscuri poteri nati da una volontà di controllo totale e tanto grandi quanto piccoli appaiono coloro che tentano di opporvisi.
I capitoli si alternano senza tregua seguendo le vicende della giovane protagonista. Dall’escalation di eventi subdoli e irrefrenabili si giunge all’inevitabile punto finale che non rappresenta comunque la fine dell’incubo.
C’è molta azione, ma anche molta umanità e, soprattutto, attenzione ai dettagli psicologici e ambientali. Sarà facile, per i lettori, farsi catturare dalla trama fin dalle prime pagine, coinvolti, rapiti da una vicenda che, una volta terminato il romanzo, ci fa dubitare del fatto che si tratti semplicemente di una congettura, di un intreccio e di personaggi scaturiti dalla mente dell’autrice.
Perla nera
Amazon.it: 4,04 €
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Perla nera
Lascia il tuo commento