Peso leggero di Olivier Adam

Antoine è un pugile che per guadagnarsi da vivere lavora in un’impresa di pompe funebri e si occupa di accompagnare parenti e defunti verso l’ultimo saluto. Antoine è molto legato alla sorella mentre ha un rapporto molto conflittuale con il fratello. Antoine è molto legato al passato, a quello quando i suoi genitori erano vivi e lui viveva nella spensieratezza.
In questa situazione mentale si sviluppa questo romanzo di Olivier Adam che, con buona maestria, cerca di scandagliare l’animo umano cercando di penetrare nell’intimo e metterne a nudo le debolezze e contraddizioni. Con un linguaggio minimale e essenziale riesce con poche parole a sbatterci in faccia una realtà non piacevole, a presentarci le problematiche dell’esistenza, a non fornire soluzioni.

Antoine non riesce a dare un senso alla sua vita, forse perché non riesce a trovarne uno. Sa solo che la vita picchia duro, per fare un parallelismo con la boxe, e che lui le prende da ogni direzione. D’altronde il suo lavoro lo porta in continuo contatto con l’umana tristezza e lo fa confrontare con situazioni che piegano le gambe (basti pensare alla bambina con quel modo di dondolarsi da un piede all’altro, la cui immagine da sola è capace di annientare un essere umano). Il pugilato, quindi, più che passione diventa per lui una necessità, che però continua a scontrarsi con la sua incapacità di dirigere la lotta nella giusta direzione, facendolo riparare all’angolo dell’alcol.

Peso leggero (Minimum Fax, 2008) è un romanzo interessante che si legge velocemente grazie a un linguaggio semplice, senza fronzoli e efficace e che, come altre opere di Olivier Adam, ci lascia un po’ spiazzati alternando di tanto in tanto possibili vie di salvezza a tunnel senza uscita, in una Parigi, simbolo dell’odierna metropoli, che si dimostra triste e incapace di fornire una qualche àncora a cui aggrapparsi.