Piccole cose da nulla
- Autore: Claire Keegan
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
Perché le cose più vicine sono spesso le più difficili da vedere?
Ѐ sicuramente questo uno di quei passaggi, semanticamente fra i più autentici e nitidi, che si possono rintracciare e sui cui riflettere a fondo, sfogliando le pagine di Piccole cose da nulla di Claire Keegan (Einaudi, 2022, trad di Monica Pareschi).
In questa storia raccontata in modo semplice, asciutto, senza leziosità o particolari ricercatezze linguistiche, c’è tutta la ferma volontà di rivelare le cose - immorali - così come si sono presentate e verificate in ambito religioso, aprendo un ampio squarcio all’interno di un tessuto sociale apparentemente perfetto e a molti ancora ignoto.
In Piccole cose da nulla, Claire Keegan getta uno sguardo tagliente, che non ammette repliche, e lo fa adottando una prosa diretta e senza filtri, che arriva al cuore delle cose, ma senza risparmiarsi nel tratteggio di alcuni passaggi narrativi che evocano tenerezza e delicatezza, su un particolare momento storico in cui il mondo religioso irlandese viene preso di mira in quanto ritenuto colpevole di aver esercitato e inflitto oppressione, abusi e soprusi, di natura fisica e psicologica, verso coloro ritenuti “fuori dal coro”, non conformi a determinati canoni morali prestabiliti dalla società.
Poche pagine, ma di matrice indubbiamente densa, potente, quelle che vedono al centro della storia narrata l’intreccio fra l’umile quotidianità di Bill Furlong, onesto commerciante di legname e carbone, dedito da sempre al lavoro e alla famiglia - una moglie e cinque figlie da mantenere -, e l’esistenza precaria e frustrante condotta all’interno degli “istituti correzionali” da parte di giovani donne strappate alla loro vita dall’oggi al domani, non appena ripudiate dalla famiglia e dalla società, perché ritenute immorali, di facili costumi o divenute madri.
Un’accusa spietata rivolta alla Chiesa cattolica e alle suore che in Irlanda hanno abusato del loro potere per impadronirsi nel tempo delle vite di giovani donne rimaste incinte – non solo di ragazze madri ma anche dei loro neonati offerti in adozione a famiglie come fossero merce di scambio – affinché venissero "corrette", conducendo una quotidianità dedita a una falsa disciplina, prossima alla schiavitù.
Un esplicito richiamo agli istituti religiosi denominati Case Magdalene che nell’Ottocento e per quasi tutto il Novecento accoglievano sotto la propria ala ragazze e giovani madri allontanate dai propri cari e dalla società, e che una volta segregate venivano costrette a lavorare duramente nelle lavanderie.
La sensibilità di Furlong, figlio di un padre mai conosciuto e di una madre nubile, cresciuto e accudito fin da piccolo fra le sontuose stanze dell’elegante dimora della benestante e benevola signora Wilson presso cui sua madre aveva prestato servizio, viene inevitabilmente toccata e scossa nel profondo il giorno in cui, durante una delle sue consegne al convento del paese, si imbatte in una giovane donna denutrita, seminuda e infreddolita che ha trascorso la notte in un deposito.
Ed ecco allora che la voce del protagonista si fonde lentamente con quella dell’autrice, diventando un tutt’uno, ed è chiaro l’intento di voler far luce sulle complesse e delicate dinamiche che hanno governato a lungo la quotidianità all’interno degli istituti correzionali, affiancato dalla volontà di voler abbattere quel muro di omertà che in diverse occasioni della vita viene eretto proprio davanti ai nostri occhi ma che spesso non vogliamo o non riusciamo a vedere.
Sono i giorni che precedono il Natale del 1985 a rappresentare il contesto più suggestivo per creare quell’atmosfera favorevole all’avvicinamento agli intimi quesiti e dilemmi che da sempre lo spirito natalizio porta con sé: messaggi universali - l’attenzione e l’aiuto rivolti al prossimo, l’importanza dei piccoli gesti quotidiani, i valori legati alla famiglia e al lavoro, la dignità di un individuo, il senso di giustizia, la subdola morsa dell’apparenza delle cose e dello “status quo”, per citarne solo alcuni - evocati grazie a una nitida lente di ingrandimento puntata su una pagina buia della recente storia nazionale irlandese.
Mentre proseguivano e incontravano altre persone che conosceva e non conosceva, si ritrovò a domandarsi che senso aveva essere vivi se non ci si aiutava l’uno con l’altro. Era possibile tirare avanti per anni, decenni, una vita intera senza avere per una volta il coraggio di andare contro le cose com’erano e continuare a dirsi cristiani, a guardarsi allo specchio?
Piccole cose da nulla
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