Piccoli crimini coniugali
- Autore: Eric-Emmanuel Schmitt
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: E/O
“Chi mi garantisce che lei non sia andata in ospedale... è salita al piano di quelli che avevano perso la memoria… mi ha visto e ha detto: ora me lo porto a casa facendogli credere di essere sua moglie”
Chi parla è Gilles, seducente scrittore di romanzi gialli sposato con Lisa da diversi anni, vittima di un incidente domestico che lo condanna ad una temporanea amnesia.
“Sono una vedova con un’ambizione… non esserlo più, vedrai la memoria ti tornerà!”
Lei è Lisa, moglie di Gilles, donna dai mille volti e delle mille anime. Una coppia, quella di Lisa e Gilles, apparentemente simile a tante altre, tranquilla tra le mura domestiche, serena e felice agli occhi dei più, equilibrata nella società. Questo è ciò che traspare inizialmente dallo scambio di battute tra i due, in un crescendo che via via si fa sempre più cinico e ambiguo, portando il lettore a riconsiderare tutto ciò che aveva letto fino a poco prima. Forse dietro ad ogni sorriso si nasconde un’angoscia latente? Forse la monotonia e l’abitudine stanno corrodendo Lisa e Gilles senza che essi ne siano pienamente coscienti?
Schmitt ci insegna con questo romanzo che tutto è il contrario di tutto, che le mura domestiche possono essere un camino che prima ti scalda e poi ti brucia lentamente. Piccoli crimini coniugali è un romanzo un po’ noir e sarcastico che colpisce i sentimenti più intimi di una coppia che forse si è persa e non sa quale sia la strada giusta per ritrovarsi. In poche pagine, Schmitt spoglia i personaggi e permette di conoscerli senza filtri, senza mediazioni, senza bugie; è un faccia a faccia violento, crudo per certi versi, che analizza la coppia e l’amore coniugale sotto una luce diversa, introspettiva, misteriosa, nuova. Nel descrivere questo amore tormentato e passionale si ha come la sensazione di conoscere due coppie differenti: la prima premurosa e devota, la seconda cupa, sospettosa, gelosa. Schmitt è ancora una volta abile nel colpire l’anima del lettore alternando momenti di puro cinismo (“l’amnesia è come una risposta ad una domanda che si ignora” dichiara Gilles) ad attimi di tenerezza (“io mi sento incapace di vivere senza di te” e ancora “ti vedo invecchiare, mi vedo invecchiare e non riesco a rinunciare a noi” confessa Lisa) concentrandoli in un unico atto. Un unico atto dove la fragilità di una coppia emerge senza mezze misure, dove l’amore sembra costretto ad afferrare la mano della menzogna per permettere ai due di risorgere dalle loro stesse ceneri, di guardarsi negli occhi e dirsi ancora “ti amo”, forse stavolta per sempre... o forse no.
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