Thomas Piketty è un giovane economista (43 anni) che ha "sfruttato" la crisi europea per compiere un piccolo miracolo: un saggio di economia di oltre 600 pagine che è in prima posizione tra i libri più venduti in Francia, un risultato assai superiore rispetto a quanto ottenuto da Alberto Bagnai & Co. in Italia (che pure hanno avuto un discreto successo e impatto).
Il saggio, che si intitola "Il Capitale nel ventunesimo secolo", è uscito verso la fine del 2013 ed è un libro prezioso per ogni cittadino europeo in questa fase di crisi dato che contiene studi, dati e note importanti sul perché della crisi economica attuale, non solo a livello europeo.
Ciò che è successo secondo Piketty è che la ricchezza, il Capitale appunto, si concentra ormai in poche mani e questo causa disoccupazione e stagnazione venendo a mancare i consumi diffusi. Sarebbe proprio la disuguaglianza la causa della crisi: una ricchezza maggiormente diffusa consentirebbe di avere consumi più diffusi e minore capitale dedicato alla pura speculazione, con ovvi e significativi vantaggi per il benessere di miliardi di persone in tutto il pianeta.
Ciò che manca nel libro di Piketty sembrano essere le soluzioni: a suo avviso il ciclo economico può ripartire solo se i super ricchi riconoscessero che la partita è ormai impari e la situazione insostenibile ed accettassero una patrimoniale a livello globale. Uno scenario piuttosto fantasioso.
Intanto però idee tanto egalitarie stanno stimolando il dibattito in Europa su questi temi e non mancano fini pensatori che stanno cogliendo la palla al balzo per proporre nuove patrimoniali in Italia, travisando volutamente le conclusioni di Piketty nel suo libro.
Spero vivamente di poter avere presto notizia di una casa editrice italiana che si occupi di tradurre e pubblicare "Il Capitale nel ventunesimo secolo" nel nostro Paese: in un momento come questo l’Italia non può rimanere fuori dal dibattito sulla crisi economica e sui nuovi equilibri da proporre e costruire.
Rimanere fuori dal dibattito o comunque privi di una posizione nazionale chiara e informata significherebbe subire le idee e le soluzioni di altri, come in buona parte abbiamo fatto sinora, con esiti catastrofici: del resto ogni classe sociale e ogni nazione tende a fare i propri interessi, dovremmo capirlo e adeguarci. Una delle prime buone mosse in tal senso sarebbe quella di rimanere aggiornati sulla letteratura internazionale sui temi economici attuali.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Thomas Piketty e il libro di economia che in Italia non possiamo leggere
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