Pittura su legno
- Autore: Ingmar Bergman
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Einaudi
Tra i testi teatrali più significativi scritti da Ingmar Berman occupa certamente un posto di rilievo "Pittura su legno". Tale testo (pubblicato in Svezia con il titolo originale dell’opera "Trämålning" nel 1955 e in Italia da Einaudi nel 2001 nella collana dedicata al teatro con la traduzione di Luciano Marrucci e un’ampia postfazione del curatore Luca Scarlini nella quale ricorda tutta la produzione teatrale di Ingmar Berman come autore e regista) rappresenta di fatto per ammissione dello stesso autore il soggetto che ha dato origine a uno dei suoi film più celebri "Il settimo sigillo" del 1957.
Nonostante il film abbia una sua fisionomia e una direzione leggermente diversa rispetto a "Pittura su legno" i richiami a tale testo risultano evidenti per la struttura narrativa, per l’ambientazione, per il linguaggio scelto e per i personaggi da renderlo per certi aspetti quasi identico alla sceneggiatura del famoso film.
I personaggi e la storia sono gli stessi del "Settimo sigillo" con la differenza che il cavaliere Antonius Block che torna dalla Terra Santa in Scandinavia con il suo scudiero Jons è stata privato dell’uso della parola perché gli è stata tagliata la lingua dai Saraceni e affida al suo scudiero i suoi pensieri, scudiero che funge anche da guida dell’opera oltre a quella svolta da un narratore esterno. Molto sono i dialoghi e i passaggi di questo dramma in atto unico di grande interesse per bellezza stilistica, profondità dei contenuti e capacità espressiva.
Ingmar Berman portò in scena quest’opera teatrale sotto la sua regia nel 1954 come saggio che gli allievi dell’accademia del teatro di Malmö doveva presentare per il corso di quell’anno. Il titolo dell’opera deriva da un dipinto che si trova in una chiesa di campagna dello Småland, regione geografica situata nel sud della Svezia, che riflette la mentalità del 1300 in una terra devastata dalla peste dove di fronte alla catastrofe il tema della morte e del giudizio universale erano molto ricorrenti. In esso vengono raffigurati una serie di personaggi colpiti dalla peste intenti nel seguire la Morte, rappresentata come un individuo avvolto da un mantello con in mano una falce, costretti a seguirla in una macabra danza dal forte valore simbolico.
Il titolo del testo teatrale è stato scelto in quanto non essendoci un nome al quadro e al suo autore del quadro, Ingmar Bergman ha deciso semplicemente di ricordare che si tratta di una generica opera pittorica.
In questa piece definita una "morality play", l’autore tratta alcuni dei temi a lui più cari come l’angoscia provata dall’uomo, per la morte, il difficile rapporto con Dio, il senso dell’esistenza umana, il significato dell’arte, il desiderio di pace dell’uomo, l’amore, il dolore e la brevità della vita. Tutto caratterizzato dalla proverbiale analisi introspettiva di Bergman, dal suo linguaggio estremamente espressivo e dalla capacità di tramutare in arte ogni particolare. Un ottimo lavoro che ispirò un vero capolavoro cinematografico come "Il settimo sigillo".
Bergman il straordinario talento anche in quest’opera poco nota in Italia e il suo desiderio di indagare l’animo umano riuscendo al tempo stesso a emozionare.
Il suo desiderio di riuscire a far riflettere su temi importanti è testimoniata da queste sue parole:
Il mio unico interesse è influenzare le persone, entrare in contatto con loro, far nascere un contrasto nell’indifferenza e nella passività della gente.
Un meraviglioso esempio di vero artista animata da autentici ideali la cui opera è immortale,per la sua capacità di superare i confini dello spazio, del contesto culturale e del tempo.
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