Più che l’amore
- Autore: Annamaria Andreoli
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2017
Venezia 1894. Un incontro fortuito. 36 anni lei. 31 lui. Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio si ameranno per dieci burrascosi e tormentati anni, caratterizzati da sotterfugi, bugie, ripicche, liti furibonde. Non solo una grande storia di amore e passione, - i due però non lasceranno mai i rispettivi partner -, ma anche e specialmente un’alleanza artistica, sancita da un patto, che vede Duse come musa sfuggente e fedigrafa e Gabriele prodigiosamente creativo solo con lei. E se il loro amore era malato, complicato, e come la leggenda sancisce, lei ne è stata la vittima, lui il carnefice, il loro patto artistico portò Gabriele D’Annunzio a scrivere le sue migliori pagine proprio per lei e alla sua morte a dichiarare:
“colei che non meritai”
e Duse a recitare le sue opere ad oltranza con un trasporto da “Baccante orgiastica”.
Annamaria Andreoli, curatrice attenta delle opere del Vate, alla luce delle lettere che Eleonora Duse scrisse all’amico-amante Boito e allo stesso D’Annunzio, in “Più che l’amore” (Marsilio, 2017) mette in discussione la vulgata che dipinge la grande attrice italiana sottomessa al grande scrittore.
Con un’analisi attenta e documentata Annamaria Andreoli dipinge un ritratto di Eleonora Duse come una donna moderna, lontana dei cliché dell’epoca, dalla personalità carismatica, una mattatrice. Documenti e testimonianze nel saggio-romanzo di Andreoli fanno luce sui due amanti, artisti, istrioni, e va da sé che Eleonora non è stata la vittima di Gabriele, sempre estremamente troppo sopra le righe in relazione con lei. E se l’amore/odio finisce al centesimo tradimento, il patto scellerato si conclude perché il successo li divide e di litigio in litigio
“la rottura diventa definitiva, non dinanzi ai fischi ma dinanzi alle ovazioni”.
E se anche Eleonora rinnega se stessa, donandosi totalmente a Gabriele, più sua madre che sua amante, rimettendoci di suo soldi, fama, amicizie, a uscirne sconfitto da questa storia raccontata magistralmente è lui.
“Poi, un bel giorno, mi son sentita stroncare in due, così, come un ramo dall’albero ... così ... con le tue mani - e non so più altro di noi - Non vedo - più niente di noi due - Non mi è più possibile realizzare qualche cosa - qualsiasi cosa di noi due - Non so più rileggere un’opera d’arte di te, - parlarti - mi parrebbe così irrealizzabile, come il rinascere - né credere, né agire, né rivedere dei luoghi amati con te e per te - niente - non posso più! - Fu un taglio - il core di quel tempo, là, non l’ho più! - Si può rimorire ? - Mai classificata, come uno strumento d’arte che si prende e si butta - Sono invece qualche cosa di più e di meno - un che della vita stessa - e mi sento profonda e lontana! - T’ho dato tutto, - allora, non ho più niente”.
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