Esponente di spicco del Neoplatonismo, Plotino con la sua filosofia dà vita a una sintesi originalissima di tutta la metafisica classica, dove si fondono elementi del pensiero di Platone e di Aristotele.
Nelle sue Enneadi Plotino elabora una teoria che si distingue per una nuova e controversa proposta sul problema filosofico della creazione del mondo e offre una soluzione affascinante alla questione del male.
Vissuto nella Roma dell’età imperiale Plotino tematizza una teologia negativa che, grazie all’indispensabile mediazione di Agostino di Ippona, avrà una grande risonanza nel pensiero cristiano, con echi che dal Medioevo si ritrovano anche nell’età contemporanea.
Vita e opere di Plotino
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Vissuto nel III secolo d.C. e nato (205 d.C.) in un Egitto già assoggettato all’impero romano, dove si respirava la cultura classica, Plotino si recò a Roma nel 244 d.C., dopo aver conosciuto le dottrine di Ammonio Sacca.
Qui fondò una sua scuola dove dapprima tenne lezioni solo orali mentre poi iniziò a scrivere dei testi che il discepolo Porfirio ordinò in sei gruppi di nove trattati, da cui il nome di Enneadi.
Padre di uno dei messaggi filosofici più profondi di tutta l’antichità, Plotino godette di grande prestigio a Roma e le sue lezioni ebbero come uditori anche l’imperatore Gallieno e la moglie di quest’ultimo, Solonina.
Anche la sua scuola è connotata da grande originalità e si distingue dalle precedenti soprattutto per i suoi obiettivi: con la sua filosofia Plotino voleva insegnare agli uomini a staccarsi dalla vita terrena così da potersi riunire al divino e poterlo contemplare in una unione estatica. Ciò è ben dimostrato anche dalle sue ultime parole, pronunciate poco prima di spirare (270 d.C.):
“Cercate di ricongiungere il divino che è in voi al divino che è nell’universo”
Il pensiero filosofico di Plotino
L’Uno come principio infinito
Plotino parte dalla constatazione che tutte ciò che ci troviamo di fronte, tutti gli enti sensibili, sono caratterizzati dall’unità. Ogni essere pur avendo parti diverse è tale solo in virtù della sua unità (ho due occhi, due orecchie, un fegato, ecc. ma solo se tali elementi sono uniti posso affermare di essere un individuo; un esercito è formato da molti uomini diversi ma per combattere e vincere essi devono agire come un solo corpo) tutto nella realtà richiama all’unità e dietro a un’apparente molteplicità ritroviamo sempre un legame con l’unità.
Questa unitarietà si dà a diversi livelli ma tutti i principi di unità ne presuppongono uno supremo, che Plotino chiama appunto Uno: è questo il suo principio metafisico, un principio immateriale e, diversamente da tutta la tradizione precedente, infinito.
Per parlare di questo Uno, che non è l’uno matematico ma può essere inteso come la ragion d’essere di ogni unità, Plotino fa frequente ricorso alle metafore e usa un linguaggio analogico: poiché è infinito, infatti, tutti i modi che utilizziamo per descrivere gli enti finiti si rivelano inadeguati a descriverlo.
L’Uno, oltre che infinito, è completamente trascendente, separato e diverso dal mondo e da ciò che in esso si trova. Per questo si può dire cosa non sia ma non cosa sia, non si può determinare con caratteristiche specifiche, ma si può solo affermare che è al di là di tutto. Ciò ci fa comprendere bene perché la filosofia di Plotino coincida con una teologia apofantica o negativa.
La semplicità che caratterizza l’Uno, tuttavia, va intesa come infinita pienezza e ricchezza e Plotino associa l’Uno anche al Bene: diversamente da Pitagora o da Parmenide, qui il concetto di infinito ha una valenza tutta positiva è “al di sopra dell’essere, del pensiero e della vita” non perché è non-essere ma perché va pensato come un super-essere.
L’emanazionismo di Plotino e le ipostasi
Altra domanda inedita che Plotino si pone è: perché c’è l’Uno e perché è tale? L’Uno si autopone, è attività che autoproduce sé stessa, è libertà creatrice e per questo è come ha voluto essere, è causa di sé.
Che dire poi del mondo e della nostra realtà? Partiamo da un esempio: immaginiamo un rubinetto tutto aperto; che può succedere all’acqua? Può solo uscire alla sua massima potenza, riempirà tutto il lavandino e poi deborderà sul pavimento. L’Uno si comporta, orientativamente, nello stesso modo perché, essendo talmente pieno di essere, tale essere trabocca, esce dall’Uno e produce tutte le cose. In tale processo l’Uno, al contempo, rimane fermo, tale processo di generazione non lo impoverisce perché ciò che è generato è inferiore e non serve all’Uno. L’Uno, inoltre, non sceglie di creare la realtà ma compie questa attività per una propria necessità che, a sua volta, dipende dalla libertà con la quale si è autoposto.
Plotino, dunque, rifiuta la libera creazione dal nulla propria del cristianesimo ma anche la posizione di filosofi precedenti, come Platone e Aristotele, secondo i quali una materia informe, da sempre esistente, veniva plasmata da un demiurgo che prendeva a modello le idee o da un dio che la attrae a sé dandogli forma.
Il filosofo neoplatonico, inoltre, prevede anche che in questo processo ci siano delle “tappe”, in questa processione di tutta la realtà dall’Uno si danno anche tre ipóstasi ovvero tre realtà metafisiche, che esistono autonomamente: oltre all’Uno, troviamo l’Intelletto e l’Anima che stanno in rapporto tra loro come la luce, il sole e la luna.
L’Intelletto o Nous è la realtà metafisica, generata dalla contemplazione che l’Uno fa di sé stesso, nel quale trovano posto tutte le idee platoniche, tutti gli archetipi della realtà sensibile. Tale Intelletto non va pensato in una dimensione individuale, quanto piuttosto come pensiero, come una mente universale.
Similmente l’Anima di cui Plotino ci parla va pensata come anima del mondo, che guarda all’Intelletto e alle sue idee e con esse plasma la realtà. L’Anima dunque fa in modo che le idee, i modelli eterni della realtà, siano calate nella materia e plasmino, dall’interno, il cosmo fisico.
Ora, Plotino non considera la materia in modo positivo, essa non è una realtà esistente o una ulteriore ipostasi ma viene pensata come una mancanza di essere, che non ha una sua consistenza e di fatto non esiste. Ricorrendo a un altro celebre esempio plotiniano, se l’Uno è luce che si propaga in cerchi concentrici da un centro che rimane fisso, la materia è la zona di buio dove la luce non arriva e dove l’essere, quindi, non si dà.
L’anima e il destino dell’uomo per Plotino
Ciò dischiude una visione molto negativa della materia e del corpo, come già avveniva nei pitagorici e in Platone: se l’anima individuale è un riflesso della terza ipostasi, dell’Anima del mondo, il corpo, profondamente svalutato, è non-essere e, quindi, male.
L’anima in Plotino anela all’Uno, vorrebbe ricongiungersi con esso ed è macchiata dalla colpa di essersi separata da esso e di curarsi del corpo. Per questo Plotino propone, sul piano etico, un percorso di ritorno all’Uno che l’anima di ogni individuo dovrebbe compiere per essere felice; tale percorso si compone di cinque vie: le virtù civili, l’arte, l’erotica (ossia l’amore platonico), la filosofia e l’estasi.
Diversamente da Platone, Plotino rivaluta profondamente l’arte e sottolinea che la forma più alta di bello non è tanto quello naturale ma quello artistico dove la spontaneità lascia posto ad un’azione studiata e consapevole: il bello, allora, si ritrova nell’opera capace di far emergere l’Uno, di mostrare l’idea di unità che è presente nelle cose. Tale richiamo all’unità diventa evidente nelle opere connotate da un’armonia di fondo, dove tutte le parti dell’opera si trovano in un equilibrio che le rende un tutto semplice e unitario.
Ultima e più importante via del ritorno all’Uno è l’estasi:
“separazione dalle […] cose di quaggiù, vita cui non aggrada più cosa terrena, fuga da solo a Solo”
Estasi è uscire da sé stessi, è un contatto dell’anima, fuori dal corpo, con l’Uno e col divino che si realizza solo per brevi istanti. Per Plotino l’uomo può raggiungerla grazie a un percorso che si compone di tutte le vie precedenti.
Nella filosofia di Plotino temi e motivi platonici e aristotelici si intrecciano e si dispongono in un’elaborazione teorica innovativa e raffinata che possiamo considerare come una summa dell’antichità: il pensiero del neoplatonismo avrà vasto seguito e sarà ripreso e valorizzato da molti autori successivi, soprattutto nel Rinascimento e, nei primi anni dell’Ottocento, dall’Idealismo tedesco.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Plotino: vita, opere e filosofia del Neoplatonismo
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