Pólemos
- Autore: Gianfrancesco Turano
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giunti
- Anno di pubblicazione: 2022
Tre vite, tre fili del destino inevitabilmente intrecciati tra di loro dal nume Polemos, tre anime acerbe della cui evoluzione saranno fautori, più o meno consapevoli, i compagni di viaggio. Questa è la premessa di Pólemos di Gianfrancesco Turano (Giunti, 2022), un romanzo storico le cui vicende si inseriscono in un quadro epico dalle sfumature crudeli e sfacciatamente reali.
430 a.C. Il primo personaggio che abbiamo l’onore di incontrare si trova a Sparta, polis profondamente segnata dal conflitto con la rivale Atene, la quale, inesorabile, sfida l’orgoglio spartano imponendo angherie agli alleati. In caso foste dei grecisti alle prime armi niente paura, l’opera è fruibile anche per coloro i quali, come me, non siano soliti discutere a cena delle tattiche belliche utilizzate nelle naumachie della guerra del Peloponneso. Anzi, questo libro offre l’opportunità di arricchire la propria conoscenza in un abito nuovo e, perché no, lo spunto per scoprirsi perdutamente affascinati dal mondo antico.
Tornando alle presentazioni, Mirrina è la prima delle vittime della storia dipinte in questo romanzo. Giovanissima ateniese, iniziata ai culti misterici dal padre assassinato da supplice da un drappello nemico nella follia militare, Mirrina è una fanciulla testarda, temprata dalla dea Necessità e disposta a sporcarsi le mani di sangue pur di cancellare dal suo palmo la macchia, invisibile al resto del mondo, che la obbliga a vendicare la propria famiglia. La conosciamo come prigioniera di una schiavitù spartana. Ma non si può costringere a lungo una ragazza sfrontata consigliata dal suo demone.
Il suo percorso finirà per incrociare quello dello spartano Procle, intento a completare la sua kryptéia, un anno di nomadismo per la Laconia spogliato di ogni bene, ad accezione di un pugnale. La sua intera esistenza è finalizzata ad aumentare il numero di abitanti dell’Ade, che sia dando la morte o ricercandola, poiché nulla vi è di più onorevole per un Uguale che abbandonare il mondo dei vivi in combattimento. Procle è un giovane uomo che, per la prima volta solo nell’Ellade, si troverà a dover dare battaglia agli stimoli offerti da una vita di agi, in contrasto con l’educazione aspra e rigida della sua infanzia a Sparta. Ma egli non può permettersi alcuna distrazione, vista la posizione precaria nella quale le sue origini lo pongono.
L’ultima voce che ci rende partecipi delle proprie vicissitudini è quella del commediografo Milone da Crotone, un italota ospite ad Atene da un aristocratico volubile, che promette di aiutarlo a finanziare il lavoro letterario. Il vecchio Milone è, però, più dedito alla corruzione dei giovani che alla produzione di versi e tende ad affrontare ogni situazione come se si trovasse su di un palcoscenico, pronto a trascinare chiunque abbia la sfortuna di capitare nel suo raggio di azione in una recita sconclusionata, che di certo non avrebbe suscitato l’ammirazione di Pindaro.
Poeta dalle doti mimetiche, Milone è di certo uno dei personaggi più significativi dell’intero romanzo, anche perché è l’unico, come si confà al suo mestiere, a raccontare le peripezie di questa strana compagnia utilizzando la prima persona.
Lo stile del libro è parecchio intrigante. La scelta dell’autore di adottare tre diversi punti di vista, per poi affidare la vita interiore di Mirrina e di Procle a una terza persona, riservando a uno scrittore come Milone la facoltà di autodeterminarsi presentando da sé le proprie avventure, rivela l’attenzione di Turano nel costruire un intreccio il cui contenuto trovasse corrispondenza con le modalità espressive.
Il romanzo è curato in ogni dettaglio, la ricostruzione storica è precisa e articolata. Ciononostante, essa non va a imporsi sulle vite dei personaggi, dotandole invece di senso. La storia non è né sfondo né protagonista, ma ambiente naturale nel quale si svolgono le azioni degli uomini. Sono le scelte dei mortali che determinano la storia, ma esse, a loro volta, non possono dirsi libere dal contesto che le partorisce.
Pólemos
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