Porte aperte
- Autore: Leonardo Sciascia
- Casa editrice: Adelphi
“Il giudice uscì dal palazzo di giustizia che era già sera [..]. Ogni volta che varcava la soglia di quel palazzo, la parola “inquisizione” lampeggiava nella mente del giudice. Per un paio di secoli lì furono giudicati i bestemmiatori, le fattucchiere, gli eretici, spesso di nessuna eresia; da quel portone si erano snodate per la città le processioni di auto da fè, fino al rogo che sarebbe stato acceso non lontano [..]. Dall’Inquisizione lo Stato – lo Stato borbonico, lo Stato sabaudo – aveva ereditato quel palazzo [..]”.
Questo è uno dei passaggi più significativi del romanzo, che vede protagonista un giudice impegnato a decidere sulla pena di morte di un uomo accusato di aver ucciso la moglie nella Sicilia del 1937, in piena dittatura fascista. La pena di morte, reintrodotta in Italia nel 1919 (prima per crimini politici e poi anche per reati comuni, è il tema centrale dell’opera in cui, attraverso la figura di questo giudice lontano dalla logica dei suoi tempi, Sciascia invita il lettore ad una riflessione su temi fondanti la società civile come, appunto, la Giustizia, lo Stato, la libertà. Non a caso il titolo “porte aperte” è emblematico: le porte delle case lasciate aperte come ipocrita propaganda dell’ordine e della sicurezza che agli occhi del popolo regnavano in epoca fascista ma che erano, invece, solo segno di un’illusoria pax sociale, in un’epoca in cui l’omissione della verità, l’omertà e il vuoto delle istituzioni imperavano.
Ecco allora che in questo contesto la pena di morte è, nella sua extrema ratio, l’applicazione di una giustizia che solo apparentemente è forte e presente e se il giudice protagonista, pur riuscendo nel suo intento di non far condannare l’imputato, pagherà di persona la sua ostinata tenacia, la sua vicenda – realmente accaduta e fonte di ispirazione dell’Autore, che amava richiamare fatti storici e rileggerli sotto una luce nuova – è un insegnamento per ciascuno di noi, per guardare con rispetto, ma allo stesso tempo con occhio vigile e critico le istituzioni, senza cadere in vuoti ed insignificanti formalismi.
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Di un libro si può dire che è bello, gradevole, interessante come succede sovente ma come a me è accaduto con questo capolavoro dire di provare un sentimento d’amore è cosa non di poco conto. Leggendolo ho respirato un’atmosfera, pur nella drammaticità dei fatti narrati, quasi di liberazione dalle piccole o grandi, brevi o interminabili angosce che costellano la nostra vita e di imparare a pormi di fronte agli altri ed a me stesso con un approccio che sa di tolleranza, comprensione quasi indotto con grande umanità da ciò che lo stesso Sciascia nel libro definisce "l’ordine e il disordine della vita".
Un grande libro di un grande autore che fa riflettere sulla natura umana.