«Lucido interprete della grande commedia, Carlo Verdone ha saputo ricollocare la tradizione italiana delle maschere e della comicità popolare sul difficile campo d’indagine della società e della cultura».
È questa la motivazione della Fondazione Ente dello Spettacolo e Rivista del Cinematografo per il conferimento del Premio Robert Bresson 2014 al cineasta romano Carlo Verdone.
Cos’è il Premio Bresson - Il premio Bresson, rappresentato da un’opera intitolata Hope (primo a ottenerla Giuseppe Tornatore), è un riconoscimento istituito nel 2000 e assegnato ogni anno dalla più antica rivista cinematografica italiana (nata nel 1928) in accordo con il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e il Pontificio Consiglio della Cultura e viene attribuito al regista che «abbia dato una testimonianza, significativa per sincerità e intensità, del difficile cammino alla ricerca del significato spirituale della nostra vita».
Il prestigioso premio sarà assegnato quest’anno a Verdone durante la 71/a edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (27 agosto - 6 settembre) che si apre questa sera e nella quale il regista, attore e sceneggiatore farà anche parte, unico italiano, della giuria che conferirà il Leone d’oro.
«Dedicherò il Bresson a mio padre, è stato il migliore dei Verdone, tutti gli dobbiamo qualcosa. Ci ha stimolato a studiare. Mi regalò la tessera del Filmstudio, “se non hai il retroterra, non puoi raccontare il presente” mi disse. Sono riuscito a diplomarmi al Centro Sperimentale, ho avuto qualche difficoltà ma poi è uscito un talento che non sapevo di avere, lo sapeva solo mia madre che mi ha sempre detto “tu hai le qualità per lo spettacolo”»
ha dichiarato Verdone in una recente intervista.
Chi è Carlo Verdone - Nato a Roma il 17 novembre 1950, Carlo, figlio del critico cinematografico Mario, nella sua lunga carriera, iniziata con l’esilarante commedia a episodi Un sacco bello (1980) da lui diretta e interpretata, prodotta da Sergio Leone, fino all’ultimo film Sotto una buona stella (2014) con Paola Cortellesi, ha illustrato il bene e il male, gli infiniti paradossi della nostra società, anticipandone i cambiamenti. Le dinamiche familiari, il rapporto padri/figli e il difficile rapporto tra fratelli, il tradimento, i compagni di scuola persi e ritrovati, il lavoro precario, i “coatti”, le nevrosi sentimentali, l’ipocondria e la solitudine cronica, le ansie e le paure moderne. Carlo Verdone, già autore di due libri Fatti coatti o quasi (Oscar Mondadori 2000) e La casa sopra i portici (Bompiani 2012), non si è risparmiato e non ci ha risparmiato nulla, divertendo e facendo riflettere il suo sterminato pubblico che attraversa lo Stivale da Nord a Sud.
«Penso che sia stato apprezzato il rigore, la disciplina, il continuo stupirsi e raccontare con umanità le mie storie. In alcune ci sono riuscito, in altre potevo farlo meglio. Ho cercato sempre di sterzare, di non fare lo stesso film»
confessa il Carlo nazionale, che con i suoi personaggi ha creato tic, manie, atteggiamenti involontari, modi di dire che sono diventati patrimonio di tutti.
«’O fàmo strano nacque perché sentivo sempre più spesso usare la parola “strano” o “strana” su tutto. Me sento strano, te vedo strana, adesso c’ho ‘na situazione strana, uno mezzo strano … Strano voleva dire mille cose ma per i giovani era una parola sbrigativa che voleva dire cose serie e cose banali. Una parola “scorciatoia” per la fatica di trovarne un’altra più raffinata»
ha rivelato anni fa il regista/attore a chi scrive.
Un premio meritato - Per la prima volta il Premio Bresson, intitolato alla memoria del grande regista, sceneggiatore e soggettista francese (1901-1999), va alla commedia grazie a Verdone, il quale con la sua produzione cinematografica ha saputo condurre lo spettatore oltre le maschere comiche e grottesche dei suoi film. Macchiette, stereotipi, individui che in natura esistono veramente e che rivelano la bravura dell’artista capace di rendere sempre le sue pellicole belle e piacevoli, mai volgari. Un Premio quindi assolutamente meritorio e meritato.
«È incredibile, con mio fratello Luca stiamo mettendo a posto i volumi di papà nella casa di campagna, sono 18 mila, abbiamo trovato molti libri su Bresson e articoli di mio padre».
Un padre al quale Carlo è rimasto sempre legato anche perché, ci ricorda con piacere, un uomo come Mario Verdone «ha studiato tutto ciò che nell’Arte aveva “talento”» e ha lasciato un insegnamento nel mondo della cultura. Quello stesso talento che il figlio ha ereditato, perché la migliore sceneggiatura di Carlo Verdone è la realtà quotidiana, i piccoli e grandi avvenimenti della vita anche i più tristi i quali spesso assumono degli aspetti tragicomici. Questo è il segreto dell’abilità dell’autore Verdone, il quale porta sul grande schermo con eccellenti risultati quella che una volta Honoré de Balzac chiamava la Comédie Humaine.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Cinema: Premio Bresson 2014 a Carlo Verdone
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