In un anno segnato dalla continua necessità di ripensarsi e riorganizzarsi, anche la 74esima edizione del Premio Strega è giunta alla sua conclusione: con 200 voti su 605 votanti, il vincitore 2020 è Sandro Veronesi con Il colibrì (La nave di Teseo).
Alle 23 su Rai3 ha avuto inizio la trasmissione tv che ha ripercorso le storie dei libri dei 6 finalisti, mentre avveniva lo spoglio dei voti. Alle 23:45, al terzo blocco dei voti, Veronesi allungava la distanza dagli altri finalisti superando le 100 preferenze, ma si è atteso lo spoglio completo per la proclamazione effettiva.
L’edizione 2020 è stata un’edizione anomala, non solo perché segnata a livello organizzativo dalla pandemia, ma anche per la particolarità che l’ha caratterizzata: quest’anno la famigerata cinquina è stata una sestina, dal momento che è stata applicata la clausola di salvaguardia per garantire ad almeno una casa editrice più piccola di competere in finale.
Vediamo insieme i voti assegnati a ogni romanzo finalista:
- Sandro Veronesi, Il colibrì (La nave di Teseo) 200 voti
- Gianrico Carofiglio, La misura del tempo (Einaudi) 132 voti
- Valeria Parrella, Almarina (Einaudi) 86 voti
- Gian Arturo Ferrari, Ragazzo italiano (Feltrinelli) 70 voti
- Daniele Mencarelli, Tutto chiede salvezza (Mondadori) 67 voti (vincitore del Premio Strega Giovani).
- Jonathan Bazzi, Febbre (Fandango) 50 voti
Premio Strega 2020: Sandro Veronesi è il vincitore
Il colibrì (La nave di Teseo) racconta la storia di Marco Carrera, come il minuto uccellino in costante movimento frenetico e vorticoso per riuscire a mantenersi stabile, apparentemente immobile. È un romanzo sul dolore e sulla forza della vita, anche quando è più disperata.
La stessa sicurezza immobile trasmessa dal colibrì è, per il nostro recensore Vincenzo Mazzaccaro, la caratteristica della mano di Sandro Veronesi. Come ha scritto nella sua recensione su Sololibri:
"Il colibrì resterà nel tempo per la bellezza della scrittura. Veronesi scrive con miracolosa precisione, scegliendo il registro dell’ironia a scapito del sarcasmo e del cinismo."
Veronesi, già vincitore nel 2006 del Premio Strega con il romanzo Caos Calmo, era dato tra i favoriti insieme a Gianrico Carofiglio fin dalla definizione della sestina. Nella storia dello Strega, prima di lui solo lo scrittore Paolo Volponi aveva vinto due volte il Premio.
Quando si fa notare a Veronesi, lo scrittore ci tiene a precisare come non sia l’autore a essere votato ma il romanzo, per cui la vera attenzione va data ai romanzi partecipanti e continua:
"Il colibrì è un romanzo fortunato".
Un capitolo molto forte del romanzo si intitola Mascherina, ma, nonostante l’immediato pensiero a una premonizione del Covid, Veronesi spiega come la mascherina a cui il libro si riferisce è quella per l’ossigeno che si indossa in aereo in caso di emergenza. In presenza di un bambino, è l’adulto a dover mettere per primo la mascherina per l’ossigeno, per poi occuparsi di posizionarla sul viso del piccolo. L’invito dato al protagonista è quello di pensare prima a se stesso per poter essere davvero utile alla nipotina.
Gli altri finalisti
Valeria Parrella, vincitrice del Premio Strega OFF, ha costruito con Almarina (Einaudi) un romanzo limpido e intenso, che racconta la storia di Elisabetta, insegnante di matematica a Nisida, il carcere minorile galleggiante sul Mediterraneo colmo di ragazzi che non possono raggiungere il mare.
Elisabetta Bolondi, che l’ha recensito su Sololibri, l’ha definito "uno spaccato emblematico dei nodi del nostro tempo" e ha aggiunto:
"Valeria Parrella ci consegna il ritratto di una donna sensibile, generosa, solitaria, ferita. Una volta separata dall’amato Antonio, non riesce a pensarsi davvero con un altro amore e l’occasione diversa, l’amore per una probabile figlia, le appare come un obiettivo raggiungibile."
La misura del tempo (Einaudi) è il racconto inesorabile e compassionevole di Lorenza e di come il tempo e la vita l’hanno consumata e stravolta. Perché che il tempo passi è assodato, ma a fare il transito del tempo sono gli effetti che ha sulla pelle e sui palazzi che ci circondano.
Su Sololibri ne hanno parlato Alessandra Stoppini e Giovanna Casapollo:
"Se è vero che a fare giustizia è il tempo, la sua misura non sempre può avere una valenza negativa". (A. Stoppini)
"Il gusto di seguire l’indagine che si arricchisce di particolari determinanti per smontarne i contorni che sembravano definiti, la collaborazione con colleghi complici nella ricerca e ricostruzione dei fatti e l’innesto di quei momenti che lo videro giovane e passionale fanno del libro un oggetto importante al godimento della lettura." (G. Casapollo)
Ragazzo italiano (Feltrinelli) racconta di Ninni, di cosa voglia dire essere un figlio del dopoguerra e cercare di trovare il proprio, autonomo posto nel mondo. Tramite la sua storia, Gian Arturo Ferrari racconta la storia dell’Italia intera, dell’incertezza desolata del dopoguerra, della sua curiosità e determinazione, dei suoi progressi e delle sue promesse.
Elisabetta Bolondi, autrice della recensione su Sololibri, l’ha definito:
"Un come eravamo intenso e affettuoso [...], nel quale ritrovarsi cresciuti, come Ninni divenuto poi Piero, un giovane adulto proiettato in un futuro irto di difficoltà, ma fornito di solidi strumenti per affrontarlo."
Nel giugno del 1994 Daniele, il protagonista di Tutto chiede salvezza (Mondadori), viene sottoposto a un TSO in seguito a un violento scatto d’ira nei confronti del padre. È l’estate dei mondiali, ma neanche la scesa in campo della nazionale sembra offrire sollievo al ragazzo ricoverato e ai suoi cinque compagni di stanza.
Già vincitore del Premio Strega Giovani, il romanzo è stato recensito su Sololibri da Elisabetta Bolondi:
"Un libro pieno d’amore, di pietà, di angoscia; espressione di una sensibilità speciale, di un uomo che mostra di essere passato attraverso il dolore, suo e degli altri, ma di averci lavorato con determinazione e impegno, con forza e passione, vincendo la prigione della paura, lavorando con le parole della poesia per raccontarlo con efficacia."
Un giorno di gennaio a Jonathan viene una fastidiosa e spossante febbriciattola che non se ne va più via. La diagnosi? È sieropositivo. Con Febbre (Fandango) Jonathan Bazzi racconta una storia di periferia e fragilità, che ha conquistato i lettori. Tra questi, anche la nostra Elisabetta Bolondi, che nella sua recensione per Sololibri ha scritto:
"Jonathan Bazzi mostra di essere uno scrittore capace, le sue ricostruzioni ambientali, sociologiche sono acute, il suo linguaggio pieno di sfumature, di citazioni dal parlato, di inserimenti dialettali, in una sorta di pastiche linguistico e antropologico di indubbia qualità."
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Premio Strega 2020: il vincitore è Veronesi con Il colibrì
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