Stasera 4 luglio si terrà la finalissima del Premio Strega presso la tradizionale cornice del Ninfeo di Villa Giulia a Roma. Tra le favorite di questa 78esima edizione due scrittrici: Chiara Valerio e Donatella Di Pietrantonio.
Si tratta di una data paragonabile al capodanno del mondo editoriale italiano; lo Strega è il Sanremo della letteratura e ormai siamo alle battute finali - dopo quindici chilometri percorsi dai finalisti e tutte le polemiche del caso. L’ultima, in ordine di importanza, ha riguardato la moda: per la serata gli scrittori in gara saranno vestiti da stilisti famosi, tra cui Dior, Missoni, Gucci.
La scelta non è passata inosservata, anzi, è immediatamente finita nel mirino della stampa: non c’è premio senza polemica, che altro dire.
In fondo la moda fa parte del pacchetto televisivo e il Premio Strega, come di consueto, sarà trasmesso in diretta tv su Rai 3. Non è certo una novità che chi appare in televisione venga vestito di tutto punto, truccato, pettinato, ingioiellato (le polemiche sui gioielli recentemente hanno investito pure delle giornaliste) con la consulenza di un esperto di immagine: forse gli scrittori sono una specie aliena che deve assolutamente privarsi della cura estetica? Siamo ancora così retrogradi da pensare che un intellettuale debba essere a tutti i costi sciatto, trasandato e sciamannato per meritare di essere definito tale?
Ma non vogliamo entrare nel merito della polemica modaiola, perché noi parliamo di libri.
Premio Strega 2024: i pronostici della 78 esima edizione
Nell’attesa della grande serata sono aperti i pronostici: chi vincerà? Lo scorso anno il colpo di scena è stato la vittoria di Ada d’Adamo, mentre si dava per favorita Rosella Postorino. In questo Premio Strega 2024 il duello finale sembra essere tra Donatella Di Pietrantonio e Chiara Valerio. Il confronto tra le due scrittrici è serrato: Valerio era data per favorita dal mondo editoriale, ma al momento il vantaggio - almeno a livello di voti, grazie anche allo Strega Giovani - è per Di Pietrantonio.
Il fatto interessante da analizzare, almeno dal punto di vista strettamente letterario, è che le loro opere, Chi dice e chi tace (Sellerio) e L’età fragile (Einaudi), presentano più somiglianze di quel che si potrebbe pensare.
Vediamo una più approfondita analisi letteraria delle due opere “stregate” in duello al Premio Strega 2024.
“L’età fragile” e “Chi dice e chi tace”: analogie e differenze
Analogie e differenze tra i due libri finalisti ci dicono molto sulle attuali tendenze dell’editoria italiana, sono un vero e proprio termometro indicativo della temperatura della narrativa nazionale. L’aspetto forse più superficiale - ma non per questo trascurabile - è che si tratta, in entrambi i casi, di romanzi scorrevolissimi, che si leggono in un paio di giorni con incredibile voracità, letteralmente si divorano senza riuscire a staccare gli occhi dalle pagine e avvertendo un senso di coinvolgimento sempre maggiore nella storia narrata.
Fino a quasi un decennio fa le opere in finale allo Strega non erano così accattivanti dal punto di vista della trama, né tantomeno scorrevoli: un imponente romanzo storico, ricco di descrizioni e digressioni, aveva di gran lunga più possibilità di entrare in cinquina rispetto a un libro magari più smilzo, dalla trama che occhieggiava al genere giallo o alla saga familiare. Dal punto di vista narrativo, inoltre, possiamo osservare altre affinità tra le due opere che si presentano, nonostante l’alta somiglianza, come “avversarie”.
Entrambi i lbri hanno delle donne protagoniste, intese in un’ottica speculare-complementare: madre e figlia nel caso del romanzo di Di Pietrantonio; amiche-amanti, madre e “figlia d’anima”, di sicuro una relazione più ambigua, complessa e sfumata quella proposta dal libro di Valerio dove proprio il rapporto tra le due donne - una viva, l’altra morta - costituisce il perno della storia. Questo ci fa riflettere sulla maggiore attenzione dedicata dalla letteratura contemporanea al femminile e, in particolare, alla scrittura delle donne - così criticata, svalutata e bistrattata in certi ambienti colti, eppure così indispensabile e necessaria.
Il fatto che siano due donne a contendersi la finalissima del più importante Premio letterario italiano è sicuramente un ottimo indice di salute della nostra narrativa; ma anche della nostra rinnovata percezione sociale della donna che scrive.
Analizzando poi più attentamente le trame di Chi dice e chi tace e L’età fragile si coglie un altro punto di contatto: entrambe le opere sfruttano il giallo come mezzo narrativo - inteso in senso manzoniano - per giungere a un fine; la trama gialla, che è sottesa alla storia, ma che non ne rappresenta l’intreccio preponderante, obbedisce alla funzione di incalzare la lettura e diventa una vera e propria calamita per chi legge. Il genere giallo è un genere in ascesa, inutile girarci intorno o fingere che non sia così, lo dimostrano le statistiche di vendita che continuano a premiarlo e a vedere i libri gialli ai vertici, rivelando che gli italiani sono un popolo di voraci lettori di gialli.
In questo caso però non si tratta di “gialli” nel senso proprio del termine, ma di libri che presentano una sfumatura gialla: il romanzo di Chiara Valerio, edito da Sellerio (non a caso la stessa casa editrice di Andrea Camilleri), inizia con la consueta trama del giallo, ovvero con una vittima morta all’improvviso e un’indagine in corso, ma nel mezzo ci racconta molto di più, rivelandosi ricco di sfumature e fittamente letterario; mentre il libro di Di Pietrantonio parte in sordina, raccontandoci un complesso rapporto madre-figlia, poi ci sorprende con l’inserimento di un riferimento a un fatto di cronaca nera realmente accaduto, il Delitto del Morrone (1997), narrato in chiave romanzata, e il relativo processo che diventa quindi un evento imprescindibile per comprendere appieno le dinamiche della storia.
Un’ultima affinità, non trascurabile, riguarda l’ambientazione: entrambi i romanzi sono ambientati nei rispettivi paesi d’origine delle due autrici. Scauri, sulla costa laziale del mar Tirreno, per Chiara Valerio; mentre la terra d’Abruzzo, con le sue montagne e i suoi pascoli, la sua cultura, fa da sfondo alla narrazione di Donatella Di Pietrantonio, nata ad Arsita, un comune situato sul versante orientale del Gran Sasso. Una fiction, dunque, che predilige i toni del vero, anche se in chiave romanzata.
Le principali differenze riguardano essenzialmente lo stile di scrittura delle due autrici: più asciutto, scabro e distaccato quello di Donatella Di Pietrantonio, riduce la parola all’essenza con un risultato spesso lapidario, ma in grado di incidersi a fuoco nella mente del lettore; più letterario, audace e riflessivo quello di Chiara Valerio, in cui si sente l’influenza incisiva di un’autrice come Fleur Jaeggy nell’uso di una terminologia che spesso procede per contrasti e accostamenti stridenti, sinestesie, metafore e iperboli, ci immerge nella storia in un bagno di inconscio, suggerendoci un senso oscuro che deve essere ricercato oltre la superficie del testo.
Per concludere il gioco delle analogie-differenze, un’altra riflessione interessante riguarda i rispettivi titoli che ci dicono molto sulle chiavi di lettura metaletterarie dei testi: entrambi i libri infatti sembrano dire molto di più rispetto a quanto effettivamente dicono, suggerire un’altra lettura sotterranea, implicita, rispetto a quella canonica.
In definitiva possiamo dire che sia L’età fragile di Donatella Di Pietrantonio che Chi dice e chi tace di Chiara Valerio offrono un duplice livello di lettura, che in parte trascende l’esperienza puramente letteraria e diventa analisi psicologica, introspettiva, personale.
“Chi dice e chi tace” di Chiara Valerio: un’analisi
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Nelle recenti interviste con la consueta ironia che la contraddistingue, Chiara Valerio ha parlato di un titolo “copiato” facendo riferimento a un romanzo di una scrittrice di gialli inglese che leggeva da piccola, Ruth Rendell, ed è tuttora conservato nella sua libreria di infanzia. Il titolo cui si riferisce Valerio tuttavia conteneva la parola “lie”, mentire: era Some Lie and Some Die, mentre la scrittrice l’ha audacemente trasformato in Chi dice e chi tace. Nell’opposizione è custodita l’essenza del romanzo: c’è l’opposizione tra città e provincia, tra borghesia e proletariato, ma anche una dinamica più sottile e bigotta che caratterizza il vivere in società. Rendell, scrivendo un giallo, giocava sulle parole adatte: morire e mentire; mentre Chiara Valerio che, appunto, non sta scrivendo un giallo, gioca sui verbi propri di un narratore, ovvero “dire” e “tacere”, che possono anche essere letti in chiave metaletteraria. In questo testo, molto diverso dai suoi scritti precedenti, Valerio si mette in gioco in prima persona anche dal punto di vista autobiografico, ambientando la narrazione a Scauri - il suo paese di origine - ed entrando nelle dinamiche della storia svelando - e al contempo tacendo - molto di sé. La protagonista Lea Russo è Chiara e al contempo non è Chiara; così come Vittoria Basile, l’altra donna che regge la storia con il suo mistero e la sua presenza-assenza, sembra celare un’altra ingombrante presenza letteraria e umana, l’eredità di una scrittrice - o forse più di una - amata da Valerio. Chi dice e chi tace è un giallo non giallo, che in verità dice molto più di quel che lascia intendere: il libro è un’indagine psicologica e sociale, un’avventura interiore e, non da ultimo, un’interessante analisi delle regole che governano realtà e finzione (chi dice e chi tace, appunto, il titolo in questo senso è geniale) e delle sottili, quasi invisibili, sinergie che nutrono l’arte letteraria.
“L’età fragile” di Donatella Di Pietrantonio: un’analisi
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Anche il romanzo di Donatella Di Pietrantonio sottintende un doppio livello di lettura. Al principio si ha l’impressione che L’età fragile del titolo sia un riferimento alla giovinezza della figlia, Amanda, una giovane spezzata che mette in discussione i suoi obiettivi e il proprio ruolo nel mondo, a partire dagli studi universitari; ma, proseguendo nella lettura, si coglie che in realtà “l’età fragile” è quella della madre, Lucia, una donna solida solo in apparenza, che nasconde voragini interiori, un rimorso segreto custodito nel passato, angosce inconfessabili e paure del futuro che albergano oscuramente nel cuore degli adulti così come dei giovani. La verità implicita, ma non detta è che la vera “età fragile” è quella che ognuno ha, quella del presente, che sperimentiamo nel momento in cui siamo vivi, quindi mortali e soggetti al mutamento.
La duplice opposizione non è giocata solo tra le due donne, la madre Lucia e la figlia Amanda, che sono al contempo complementari e speculari come ogni coppia di opposti (“lei di giorno, io di notte: gufo e allodola”; “eravamo fragili, scoprivo da un momento all’altro che potevamo cadere, perderci, persino morire”); ma anche nella duplicità che riguarda il passato dove, non a caso, è stato consumato un doppio femmicidio e il rapporto con il presente che vive il difficile momento della pandemia di Covid. L’opposizione è da intendersi anche tra le due età della vita: giovinezza e maturità avanzata, poste in relazione per contrasto, ma anche per somiglianza. Nella trama la giovinezza - intesa come innocente e pura - viene insidiata dal Male, mentre la maturità non si presenta così salda e sicura come dovrebbe essere, anzi, appare corrosa da dubbi e rimorsi, da un senso di vergogna e mancanza.
Le simmetrie sono solo apparenti in una narrazione che si presenta scorrevole e lineare, eppure, in fondo, nasconde dei baratri di senso in cui è lecito sprofondare e perdersi: l’incomprensione è la vera trama delle relazioni tra tutti i protagonisti della storia, che si amano senza capirsi, che si tradiscono pur non volendo punirsi.
Premio Strega 2024: chi vincerà?
Chi vincerà il Premio Strega 2024? Difficile dirlo, stando ai numeri il verdetto sembra già annunciato: Donatella Di Pietrantonio, la favorita. Tuttavia se c’è una cosa che la storia del Premio Strega - e le sue analisi critiche (e rispettive anatomie letterarie) - ci hanno insegnato, è che non sempre sono i numeri ad avere l’ultima parola nei premi letterari, agiscono sotterraneamente anche altre dinamiche.
In questo caso, dal punto di vista editoriale, possiamo dire che la casa editrice Einaudi si è già guadagnata una vittoria recente, nel 2022, con Mario Desiati e il suo Spatriati. Analizzando tutti i vincitori del premio dal 1947 a oggi si può notare che la casa editrice Sellerio, fondata a Palermo nel 1969 dai coniugi Enzo ed Elvira Sellerio, sinora non si è ancora fregiata della prestigiosa vittoria “stregata”. Ricordiamo che nel 2018 il premio era andato sorprendentemente alla casa editrice Guanda, segnando la prima vittoria stregata del marchio editoriale, con Helena Janeczek e il suo La ragazza con la Leica.
Vero è anche che per Chiara Valerio è la prima volta nella cinquina dello Strega, mentre Donatella Di Pietrantonio, vincitrice tra l’altro di un Campiello nel 2017, è una veterana, già arrivata in finalissima nel 2021 quando il premio le fu soffiato, letteralmente “per un soffio”, da Emanuele Trevi. Dobbiamo dunque leggere lo Strega Giovani come una sorta di premio di consolazione che si riserva all’eterno secondo, oppure come un presagio di vittoria? Lo scorso anno la profezia si è avverata, vedendo la duplice vittoria di Ada d’Adamo, mentre nel 2022 lo Strega Giovani è stato vinto da Veronica Raimo e non dal vincitore designato, Mario Desiati (tra l’altro i due concorrevano con la stessa casa editrice, dinamica non replicata quest’anno).
I giochi sono aperti, come si dice, il vincitore lo scopriremo stasera nel consueto appuntamento annuale con la serata più stregata dell’anno.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Premio Strega 2024, Donatella Di Pietrantonio o Chiara Valerio: chi vincerà?
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