I pochi che avranno letto i miei articoli sulla guida alla sopravvivenza degli autori alle presentazioni dei libri e non sono ancora sgattaiolati al bar si staranno di certo chiedendo se – col racconto delle mie sventure – io voglia per caso dissuadere i novelli scrittori dal dedicare tempo & energie alle presentazioni letterarie. In effetti mi sono chiesto più volte se il gioco valesse la candela e, come molti colleghi scribacchini, tante volte mi sono dato non solo una risposta negativa, ma anche dell’imbecille. Capita, credetemi.
Ma poi accade qualcosa. Uno di quei momenti epifanici di cui conserverai per sempre il ricordo, uno di quegli eventi unici che cambiano la tua percezione del mondo e ripagano ogni tua delusione, che ti convincono che i Filistei potranno beffeggiarti finché vogliono ma non importa, perché tu Hai Fatto La Cosa Giusta.
Come quella volta che il telefono squillò a notte fonda. Risposi con voce impastata. Era il mio amico Michele, che aveva appena finito di leggere il mio romanzo e proprio non poteva aspettare l’alba per dirmi quanto lo avesse colpito, entusiasmato e commosso. Io, felice come una barbabietola, non feci caso al display della sveglia che indicava le tre del mattino e chiesi, appagato:
«Che cosa ti è piaciuto in particolare, Miki?»
Il mio amico, ancora eccitato, precisò:
«La scena in cui i tipi del servizio segreto telefonano al protagonista. E’ geniale!»
Le orecchie presero a fischiarmi.
«Servizio segreto? Telefonare?».
«Esatto! Quando lui manda quei falsi piani agli inglesi, e loro se la bevono! Come ti è venuto in mente?»
«Guarda che il mio romanzo si svolge a Siracusa nel terzo secolo avanti Cristo. Che caXXo c’entrano gli inglesi?»
«Siracusa? Non si svolge a Cuba?»
Ingoiai un paio di imprecazioni.
«Scusa, ma sei sicuro di aver letto il mio libro?»
Una pausa all’altro capo del telefono. Poi una risatina imbarazzata.
«Accidenti, che sciocco! Il libro che ho appena finito non è il tuo, bensì Il nostro uomo all’Avana di Graham Greene. Il tuo è ancora sotto la gamba del tavolo, pensa! In fondo però l’errore è comprensibile: iniziate entrambi con la lettera “G”... Be’, buonanotte.»
Vi rassicuro: Michele è ancora vivo. Almeno credo. Come a dire: seguite i miei suggerimenti, se ritenete, ma non il mio esempio. Buona fortuna.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Presentazioni letterarie: un aneddoto che mi ha convinto che ne vale la pena (o forse no)
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