Prigionieri dei secoli
- Autore: Silvia Vitrò
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Anno di pubblicazione: 2012
“Che cosa unisce il delitto di una matrona romana del I secolo d.C. all’uccisione di una castellana dell’Inghilterra medioevale? E il delitto di una principessa cinese nel XIV secolo d.C. a quello della moglie francese di un ufficiale nazista? Un sottile filo nel tempo tinto di sangue, un’indagine delicata che si dipana attraverso i secoli. A condurla un uomo, sempre diverso, ma sempre uguale, alla ricerca non solo dell’assassino, ma anche di se stesso, della sua libertà, per non rimanere prigioniero di un destino immutabile (...)"
Pubblicato da Marcianum Press nel 2012, questo romanzo di Silvia Vitrò potrebbe essere classificato come un incrocio tra un romanzo storico e un giallo. Tuttavia, immergendosi nella lettura, capitolo dopo capitolo, si coglie che è qualcosa di più sia dell’uno che dell’altro e che non può essere così semplicisticamente catalogato in categorie troppo definite.
I capitoli sono sei:
- Germania centro occidentale di fine I secolo d.C.,
- Inghilterra anno 900 d.C.,
- Cina 1340 d.C. sotto il regno mongolo,
- Boston maggio 1775,
- Francia maggio 1944,
- Repubblica Cecena di oggi.
In ognuno di questi capitoli viene raccontata la storia di un magistrato (il cui nome – in ogni capitolo - è sempre lo stesso, con piccole varianti linguistiche dell’epoca e del luogo in cui agisce) che indaga sul delitto di una nobildonna.
Le indagini sono però solo il pretesto e il punto di partenza per aprirsi da un lato a riflessioni di più ampio respiro relative all’epoca storica, dall’altro ad un’analisi introspettiva del protagonista stesso, su questioni filosofico-religiose, sul senso della vita, sulla ricerca della libertà e della felicità.
Per quanto riguarda l’indagine storica (magistralmente condotta in ogni capitolo, evidenziandone anche aspetti artistici, culinari, usi e costumi), il protagonista riflette su come in ogni epoca si possano individuare due categorie: gli oppressi e gli oppressori. Categorie in cui ognuno rischia di sentirsi intrappolato per sempre senza via d’uscita finché non decida di agire per cercare di operare un profondo cambiamento nello stato delle cose.
“...il cambiamento deve cominciare dentro di noi. (…) la nostra esistenza è libera, si svolge sotto il segno della POSSIBILITA’ e non della necessità, perché l’uomo può sempre modificare il suo punto di partenza, può riappropriarsi della vita e realizzare il proprio progetto di libertà”.
Nel corso dei capitoli il protagonista riflette sul senso della possibilità di scegliere tra bene e male (con richiami, a seconda dei secoli, a Sant’Agostino o all’esistenzialismo) fino ad arrivare a concludere, dopo un travagliato percorso di analisi interiore:
“Gli parve, finalmente, di aver compreso quale poteva essere il SENSO DELL’ESISTENZA (…). Gli pareva di poter quasi percepire quale fosse il SIGNIFICATO DELLA FELICITA’ (…). La sua felicità era lui. Lui che poteva cambiare, poteva riconquistare la propria vita e poteva scegliere come vivere. Doveva solo volerlo. Anche solo il fatto di voler realizzare il proprio progetto e di tentare di farlo lo avrebbe reso felice.”
Rilevanti le riflessioni che l’autrice fa sulla guerra e sulle sue atrocità, per bocca dei vari personaggi del romanzo:
“Nessuno è senza colpa. Sono colpevoli quelli che fanno il male, ma lo sono anche gli altri che chiudono gli occhi e fanno finta di non vedere nulla! (…) la guerra tira fuori il peggio da tutti quelli che vi partecipano, da qualunque parte stiano. E’ l’orrore che si reimpossessa dell’uomo, privandolo momentaneamente della sua umanità”.
Tra i vari capitoli si snoda anche la storia d’amore tra il protagonista e una donna sempre in fuga (perché appartenente alla schiera degli oppressi): un’eterna rincorsa dell’amore che, per colpa di varie peripezie e ostacoli storico politici, difficilmente riesce ad essere coronato.
Apprezzabili anche le descrizioni della natura e dei paesaggi che, spesso, diventano affreschi nei cui colori e tratti si riflettono gli stati d’animo dei personaggi.
Un romanzo ricco di spunti, che ci fa immergere nella Storia (nel senso più ampio del termine), ma anche nella nostra storia personale, per riflettere sulla nostra condizione e sul senso della vita.
Prigionieri dei Secoli
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fa veramente pietà.. è un libro scritto male, noioso, il peggior acquisto degli ultimi tempi...