Primo Levi di fronte e di profilo
- Autore: Marco Belpoliti
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2015
“Primo Levi di fronte e di profilo” costituisce una sorte di opera omnia dedicata all’autore di “Se questo è un uomo” scritta da Marco Belpoliti. L’autore, critico letterario, scrittore, docente universitario è curatore per Einaudi delle opere complete di Primo Levi e si propone nelle pagine di questo suo ultimo libro di sciogliere l’enigma Levi, scrittore complesso dalle passioni eclettiche e dal rigore lucido e incorruttibile. Nelle sue opere lo scrittore si è rivolto a temi più lievi quali “Il corpo del capo” in cui tratta dell’ossessione estetica di Silvio Berlusconi per i suo corpo e “La canottiera di Bossi”; ha scritto inoltre opere critiche su Calvino e su Arbasino.
In questa sua opera di oltre 700 pagine, raccoglie in successione cronologica un insieme di materiali su Primo Levi che non è solo un testimone degli avvenimenti di un’epoca ma anche uno scrittore, un poeta che pone il problema della memoria. Come Hannah Arendt, rappresenta la banalità del male ma dopo la guerra, quasi per vergogna di essere sopravvissuto, ebbe una ripulsa a parlare del suo passato, attendendo sino agli anni Settanta per esteriorizzarlo. In “Se questo è un uomo” viene trattato il tema del grado di depravazione in cui può cadere l’uomo, sia esso carnefice che vittima. Ma Primo Levi non è solo lo scrittore della Shoah, è essenzialmente un grande scrittore. Nella versione del 1955 del famoso libro, egli afferma che anche
“le vittime non sono innocenti”
queste, infatti, appartengono alla stessa umanità dei carnefici. In ambedue è presente e si manifesta un sentimento di vergogna che rende umani ed in questo si richiama al “Processo” di Kafka. Levi è munito di una grande onestà intellettuale che gli consente di mettere in discussione il suo stesso riflettere. Nel metodo vi è una sintesi ed una antitesi ma in Levi non vi è una sintesi. Sul tema della memoria, Levi sceglie di narrare non di testimoniare; la sua è una memoria sostenuta dalla letteratura, un livello retorico molto alto dove non si parla più solamente di Resistenza. Parla di nazisti non di tedeschi che sono stati contagiati dall’Hitlerismo, quasi ad assolverli parzialmente, anche se in Germania non si manifestò una Resistenza come in Italia.
Riguardo all’antisemitismo, bisogna andare indietro nel tempo per trovarne le radici e le ragioni ma è accertato il peso incredibile avuto dalla Chiesa in questa vicenda anche dopo la fine della guerra, nelle operazioni di espatrio clandestino dei criminali nazisti. La definizione di sporchi Giudei non giovò certo al popolo ebraico definito deicida, né giovò il presunto complotto giudaico massonico. Diceva Hannah Arendt che la stupidità produce questi mali e l’uomo di oggi ha distrutto l’immortalità; viviamo tutti qui ed ora ed è la “meccanicità” alienante, la maggiore responsabile come pure il potere che perverte e corrompe tutto l’essere umano. Vi è costantemente presente una zona grigia e nessuno può sottrarsi dal rapporto del potere e dalla responsabilità connessa. Arendt volle scrivere nulla in quella che era la lingua degli assassini ma la Shoah è divenuta per alcuni un business.
Non bisogna, comunque, indagare il come ma il perché si è arrivati a tanto. Il libro di Primo Levi, correttamente, si intitola non Se questo è un ebreo ma “Se questo è un uomo”, opera dal valore universale che contro ogni conformismo va letta in questa corretta chiave.
Primo Levi di fronte e di profilo
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