Classe 1966, ingegnere elettronico, messinese d’origine ma romano d’adozione, Francesco Grasso è un autore di narrativa con all’attivo sette romanzi pubblicati, oltre a un gran numero di articoli e racconti apparsi su antologie. La sua ultima opera, "Il matematico che sfidò Roma", è appena uscita per i tipi di Edizioni 0111.
Si tratta del terzo romanzo storico che Grasso pubblica nel giro di sei mesi (dal novembre 2013 a oggi), circostanza piuttosto singolare che merita ovviamente la prima domanda di questa intervista.
- Come è possibile che un autore riesca a pubblicare tre libri in sei mesi? Minacce personali, uso di ghost-writer, riti di magia nera?
È solo una coincidenza, o meglio un bizzarro incastro tra i calendari delle uscite di tre case editrici distinte. In realtà ho scritto i tre romanzi in questione nell’arco di 3-4 anni, ma i tempi di valutazione e di programmazione da parte degli editori sono stati diversi, e hanno determinato questo insolito “affollamento” in libreria. Che, peraltro, avrebbe potuto essere anche peggiore: "Il matematico che sfidò Roma" era già pronto per le stampe a gennaio, ho chiesto io di procrastinarne l’uscita di qualche mese. Altrimenti mi sarei fatto concorrenza da solo (oltre a finire, probabilmente, sul Guinness dei primati).
A ben pensarci è divertente: questa situazione mi fa apparire come uno scrittore estremamente prolifico, mentre in realtà sono uno dei pennivendoli più pigri della penisola: scrivo molto di rado, preferendo dedicare il mio tempo libero ad attività più gratificanti e costruttive quali ad esempio l’ozio.
- Dunque non si tratta di una trilogia di romanzi?
No. Sono tre romanzi storici ambientati in epoche diverse, senza nessuna connessione tra le vicende narrate.
"Il matematico che sfidò Roma" si svolge nel terzo secolo avanti Cristo ed è incentrato sulla figura di Archimede di Siracusa. Il precedente, titolato "Come un brivido nel mare", traspone in forma romanzesca il drammatico terremoto di Messina del 1908.
Il primo libro della serie, "Il re bianco del Madagascar", racconta una storia tratta dalla tradizione orale della mia famiglia, ed è ambientato nel 1700 tra la Sicilia e l’Africa.
A ben vedere un nesso c’è: la sicilianità dello sfondo (ma anche delle trame) dei tre romanzi. Nonché la scelta di raccontare vicende che hanno lasciato il segno nella storia italiana ma che, per un motivo o per l’altro, non sono mai state oggetto di opere di narrativa. Vale per il sisma del 1908, di gran lunga la catastrofe naturale più sanguinosa (e meno rievocata) mai abbattutasi sul nostro paese, ma anche per Archimede: probabilmente il più grande scienziato dell’era antica, una vita affascinante e una morte drammatica, ma che nessuno aveva mai pensato di riportare in un thriller storico.
- Perché questa mancanza, secondo te?
Senz’altro è un’assenza singolare: gli scaffali delle librerie traboccano di romanzi sull’antica Roma, potrei nominare almeno una ventina di opere recenti ambientate durante le guerre puniche. Eppure, che io sappia, nessuno prima di me ha romanzato l’assedio di Siracusa e le gesta di Archimede. Io riesco a pensare a due motivi. Il primo è che, quando si narra del grande matematico siciliano, i romani finiscono inevitabilmente per interpretare la parte dei “cattivi” (saccheggiano Siracusa, trucidano un anziano inerme, si comportano come barbari sanguinari e ignoranti): gli scrittori e gli editori – suppongo - hanno sempre ritenuto che un simile “cambiamento di prospettiva” avrebbe indisposto il pubblico italiano, abituato a parteggiare per le legioni e le aquile di Roma. Si è trattato dunque di una sorta di “autocensura preventiva”, che non si applica però a me in quanto - come ben sa chi mi conosce - io godo oltremodo quando riesco a indisporre qualcuno.
- E il secondo motivo?
Cito il professor Lucio Russo, autore del brillante saggio “La rivoluzione dimenticata”: c’è stata una volontaria rimozione, dalla memoria collettiva, di un periodo storico e di una cultura, l’ellenismo, che in molti campi (soprattutto la scienza, ma anche l’arte) fu nettamente superiore alla cultura romana. Per tornare ad Archimede, molti dei risultati da lui raggiunti nella matematica sono stati dimenticati per secoli, anche perché nessuno, nella Roma imperiale e nel successivo medioevo, era più in grado di capirli. Ancora oggi, di Archimede tutti conoscono i 2-3 aneddoti bislacchi tramandati da Plinio e Plutarco (lui che correva nudo per le strade di Ortigia gridando “Eureka!”), ma nessuno sa che gran parte delle conoscenze attuali nell’idraulica, nella statica, nella geometria dei solidi e nell’ottica derivano da studi che Archimede aveva compiuto già duecentocinquant’anni prima di Cristo. Insomma Archimede è una delle figure più sottostimate della storia. Soprattutto da noi italiani, che siamo pazzamente orgogliosi di discendere da Giulio Cesare e disprezziamo invece il sangue greco-siciliano che scorre nelle nostre vene.
- Dunque il tuo romanzo vuole ovviare a un’ingiustizia storica?
Per carità! Il mio romanzo intende semplicemente costituire una lettura intrigante e gradevole per qualche ora di relax, magari da fruire sotto l’ombrellone. E’ ovvio che si tratta di un’opera di narrativa, dunque di intrattenimento (seppure accurata e verosimile sotto il profilo storico): per disquisizioni sull’ellenismo e approfondimenti sulle ingiustizie di cui sopra, rimando volentieri al saggio del prof. Russo, che contiene finanche molte dimostrazioni dei teoremi di Archimede. Peraltro, nel mio piccolo, ritengo di essere riuscito a scrivere qualcosa di interessante, come dimostrano i premi vinti dal romanzo prima ancora della sua uscita in libreria (premio l’Incontro, premio Matarazzo, menzione al concorso Giovane Holden). Ma, naturalmente, starà ai lettori giudicare. Chi volesse leggere gratuitamente i primi tre capitoli, potrà gustarli su ISSUU.
- Il romanzo è disponibile anche in e-book?
Per il momento "Il matematico che sfidò Roma" è uscito in versione cartacea. Tra qualche mese è prevista la pubblicazione anche in formato elettronico. Per informazioni a questo proposito rimando al sito dell’editore.
- Come mai nelle tue pubblicazioni “salti” da un editore all’altro? Non hai mai provato a “fidelizzarti” con un solo editore?
È vero. Da quando ho esordito, solo una casa editrice - Mondadori - mi ha pubblicato due romanzi di seguito. O meglio, anche Bietti ha dato alle stampe più volte mie opere, ma si trattava di racconti (sono apparso su 4 o 5 antologie Bietti, non ricordo bene). Il resto dei miei romanzi, per vari motivi, ha trovato ciascuno la sua strada. Ma va bene così, in campo editoriale la monogamia non ha senso, credo. Poi è ovvio che con alcuni editori ci si trovi a meraviglia, con altri meno bene. Personalmente prediligo editori medio-piccoli, con cui si può avere un rapporto diretto e personale, piuttosto che grandi editori, che per burocrazia e regole interne finiscono per somigliare a ministeri, e che troppo spesso hanno tempi di reazione da stegosauri. Ma è un giudizio strettamente personale, a ognuno i suoi gusti.
- Quali sono i tuoi prossimi progetti di scrittura?
Dopo tre romanzi storici, vorrei ritornare al genere letterario con cui ho esordito, vale a dire la fantascienza. Io infatti “nasco” come scrittore di SF, anzi sono piuttosto noto nel settore, giacché sono stato il primo autore italiano a vincere per due volte il premio Urania della Mondadori. Al momento sto lavorando a un progetto editoriale piuttosto ambizioso, di cui però preferisco non fornire dettagli, non perché io sia superstizioso, ma perché la sfiga mi ha più volte dimostrato scientificamente la propria esistenza (amico Archimede, perdonami!).
Chiudo ringraziando per l’attenzione e augurando buona lettura a tutti.
Ecco il booktrailer de "Il matematico che sfidò Roma".
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Pubblicare tre libri in soli sei mesi? È possibile! Intervista a Francesco Grasso
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