Punto di fuga
- Autore: Mikhail Shishkin
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2022
Mikhail Shishkin è considerato uno dei migliori scrittori della sua generazione, l’unico a vincere i tre più importanti premi letterari russi: Russian Booker Prize, Russian National Bestseller, Big Book Prize con Punto di fuga. Ha vinto il premio Grinzane-Cavour nel 2018, ed è stato definito dal Guardian il migliore romanziere russo vivente. Punto di fuga, è, insieme a Calpevenere, l’opera più rappresentativa di tutta la sua produzione. Arriva in libreria, per la prima volta in italiano (la traduzione è di E. Bonacorsi), il 3 marzo 2022, per la casa editrice modenese 21lettere. Una giovane realtà molto attenta alla selezione e alla qualità dei suoi titoli, che ha già pubblicato autori come Walter Mosley, Lois Lowry, Bernardo Atxaga (Obabakoak), Clare Mulley (La spia che amava), Yu Miri (Tokio - Stazione Ueno) e, con Punto di fuga, Mikhail Shishkin.
Punto di fuga è un romanzo epistolare che raccoglie le lettere che Volodya (o Vovka o Volodenka), un giovane scrittore ossessionato dalla morte e arruolato volontario nella guerra dei Boxer di inizio ‘900, e Sashka (o Sasha o Sashenka), la sua amata che lo attende in Russia, si scambiano nel corso degli anni. Le lettere raccontano di un amore potente, travolgente, passionale e innocente allo stesso tempo. Scambio dopo scambio il lettore scopre dettagli, storie, immagini; ricostruisce l’immagine dei protagonisti, entra nelle loro vite e nelle loro relazioni. Le lettere diventano gli sfoghi delle loro vite. S. racconta di come si senta inadeguata giocare a fare la madre, V. ricorda le ultime parole del compagno morto e riflette sull’inutilità e sulla ciclicità della guerra.
Ma Punto di fuga non è solo la storia di un amore distante e sofferto. S. e V non sono solo separati dallo spazio, ma anche e soprattutto dal tempo. V. spedisce le sue lettere dal fronte nel corso di pochi mesi di guerra, S. invece scrive e risponde a V. per anni. Le loro parole si ricorrono a lungo nel romanzo e spesso non si rispondono. S. racconta la quotidianità struggente della vita sovietica – un espediente che Shishkin utilizza anche per attualizzare la critica alla situazione politica russa; mentre V. scrive delle condizioni deumanizzanti della guerra e della ciclicità rassicurante della morte. S. e V. non si rispondono, si parlano. O meglio, parlano con l’immagine che hanno dell’altro.
Shishkin abbatte le convenzioni di trama e linearità del tempo, così Saska si trova a parlare allo stesso V. ma venticinque anni dopo la sua morte. Entrambi tuttavia, devono credere che l’altro legga le lettere, e l’autore lo rende palpabile. La realtà tangibile non conta più quando non contano spazio e tempo. Ciò che conta è la memoria e la parola. La separazione di Sashka e Vovka diventa così metafora della solitudine e dell’interconnessione umana. Più si allontanano più si avvicinano, il loro legame diventa più forte.
Pur utilizzando i suoi personaggi esclusivamente come mezzo per presentare la propria idea di spazio e di tempo, Shishkin è capace di renderli vivi e vividi. Le emozioni che indirizzano le vite dei suoi personaggi sono palpabili e autentiche, le sue descrizioni della vita ordinaria di S. e delle brutalità in guerra di V. sorprendono per brillantezza e credibilità. In Punto di fuga più ci si allontana dalla trama più il significato diventa concreto, tangibile; così come la relazione e la stessa esistenza di S. e V.: è la distanza a renderli reali, a legarli e infine a definirli.
“Non arrivano solo le lettere che rimangono non scritte”.
Mikhail Shishkin
Punto di fuga
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