Qualcosa per il dolore. Memorie dal mondo dell’ippica
- Autore: Gerald Murnane
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Safarà editore
- Anno di pubblicazione: 2024
Dopo aver parlato del romanzo Le pianure (Safarà, 2019) di Gerald Murnane, considerato fra i probabili vincitori del Premio Nobel della letteratura, vediamo adesso un’altra opera dello scrittore australiano, classe 1939, con sullo fondo di nuovo lo Stato in cui vive e dal quale non si è mai mosso, il Victoria, anche per una sua particolare avversione ai viaggi e agli spostamenti.
Il titolo è Qualcosa per il dolore. Memorie dal mondo dell’ippica, pubblicato quest’anno sempre dall’editore Safarà e sempre nell’efficace traduzione di Roberto Serrai.
La scrittura di Murnane è costituita da colori, sensazioni e metafore, eppure, è tutto molto limpido e cristallino. I panorami veri o immaginari sono la sua cifra stilistica. Forse perché, come lui ha dichiarato, è privo di olfatto ed è tramite le immagini che le cose esistono davvero.
Stavolta si tratta di ventisette scritti semi autobiografici, in ordine non cronologico, dove ripercorre l’infanzia a Bendigo, i rapporti con il padre che tanta parte ha avuto nella sua vita e carriera, le prime attività lavorative, quella di maestro elementare in particolare, e i rapporti con gli altri. Tutto ruota attorno alla passione, definita ossessione, per l’ippica. È l’autore stesso a fornire l’indicazione di quello che si va leggendo:
Non sto scrivendo un libro di Storia, ma una raccolta di ricordi, fatta di impressioni e sogni a occhi aperti.
Perspicace e intuitivo con i cavalli, molto meno con gli esseri umani, prime fra tutte le ragazze con le quali provava una certa inquietudine e imbarazzo per poi trovare una donna con cui dividerà la vita per quarantatré anni, il giovane Gerald ha sempre provato un piacere solitario in tale ossessione, difficile da spiegare a chiunque.
Tutto nasce in famiglia, in particolare col padre che lo portava alle gare. Anche il nome Gerald è quello di un cavallo da corsa. Ed è dal genitore che ha ereditato non solo l’ossessione, come detto, ma ancora di più: una vocazione. Qualcosa in cui credere che compensa le difficoltà della vita o il disagio nei legami con l’altro sesso, anche questo tra l’altro sperimentato dal padre. L’unica via di salvezza appare l’esperienza ultraterrena, trovando nelle corse dei cavalli più di quanto avrebbe mai sperimentato in un ordine religioso o filosofico: qualcosa per il dolore, per l’appunto. Ed è altresì il nome di un cavallo immaginario, che dà il titolo al primo racconto e all’intera raccolta.
Ricorda in un certo senso David Foster Wallace a proposito del tennis come esperienza religiosa.
La scrittura per Murnane è un modo, anzi il modo per descrivere e far capire agli altri qual è il suo personale destino, oltre a presentarsi come il modo più adatto per chi come lui preferisce scrivere anziché parlare:
La scrittura, per me, ha almeno un vantaggio sulla lingua parlata. Quando scrivo mi fermo spesso per assicurarmi che le parole che sto per usare siano davvero accurate.
Gerald Murnane ha sempre preferito avere una scrivania appoggiata a una parete spoglia e niente finestre davanti per non avere distrazioni. L’unica concessione un poster con tre foto: Emily Brontë, Marcel Proust e la terza:
Due scene collegate, un gruppo di cavalli che imboccano l’ultimo rettilineo e la seconda il vincitore della gara e i cavalli del gruppo di testa che arrivano al traguardo. Si trattava della T.M. Ahern Memorial Handicap disputata nell’ippodromo di Doomben, a Brisbane, il primo giugno del 1946.
Non è mai montato a cavallo né ha voluto fare il telecronista o lavorare nel settore, perché per riuscirci ci sarebbe dovuto essere un distacco, un’imparzialità che non sentiva di avere.
Le scommesse sono un’altra parte importante. Oltre ai confronti fra lo scommettere di un tempo e quello più recente, le modalità di svolgimento e tanti altri dettagli, esse hanno portato il padre a contrarre dei debiti con gli allibratori ed è questo il motivo, scoperto più tardi, per cui si trasferirono quando era bambino da Bendigo a Mepunga East, una zona più isolata con vicino l’oceano. Il paesaggio immaginifico di Murnane è però un altro, fa già parte di lui e non lo abbandonerà mai, condizionandolo: “l’oceano di terra gialla e bruna”, ovvero quello pianeggiante.
I fantini sono ovviamente i suoi veri idoli. Riporta tutto: nomi, date di gare, coppe vinte o perse, colori delle casacche, aneddoti che li riguardano. Molto di più di un cronista senza mai esserlo stato.
Se l’ippica dovesse essere lontana dalle sfere di interesse del lettore non avrebbe e non ha alcuna importanza. Qualcosa per il dolore. Memorie dal mondo dell’ippica ricrea un universo alternativo ed è questo in letteratura a essere importante.
Qualcosa Per Il Dolore. Memorie Dal Mondo Dell'Ippica
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