Qualcuno cammina sulla tua tomba di Mariana Enríquez

Nel saggio Perché ci affascina la letteratura latinoamericana? (in “Del racconto e dintorni”), Julio Cortázar cerca di spiegare la strana concentrazione, nella regione rioplatense, di letteratura fantastica, nell’accezione molto ampia che va dal sovrannaturale al misterioso, dall’orrorifico al gotico.
Non fa eccezione a questa regola l’argentina Mariana Enríquez e, nella sua visita al cimitero di Montparnasse, troviamo anche il gran cronopio Julio.

Siamo negli anni Novanta quando la madre di Mariana Enríquez, dopo aver messo da parte una cifra sufficiente per il primo viaggio in Europa, propone alla figlia l’inaspettata destinazione di Genova: proprio nel capoluogo ligure, dapprima considerato una meta poco interessante, nasce l’amore della giovane per i cimiteri.
Dal cimitero di Staglieno, ci si sposta in Argentina, in Messico, in Perù, negli Stati Uniti e a Cuba, spingendosi addirittura fino all’Europa e all’Australia: quello di Mariana Enríquez non è un pellegrinaggio che si riduce alla visita alle tombe di personaggi illustri (anche se nemmeno questi mancano tra le sue tappe), si configura piuttosto come una caccia di storie, un processo di documentazione che si piega al mestiere di scrivere.

“Qualcuno cammina sulla tua tomba” è una sorta di diario, dove la visita al cimitero diventa il pretesto per indagare la storia delle statue e della vegetazione ma, soprattutto, il racconto dei suoi abitanti. I cimiteri visitati da Mariana Enríquez non possono considerarsi luoghi morti perché portatori delle storie di chi vi riposa, degli architetti e degli scultori, dei soggetti scolpiti, dei visitatori.