Quando ai veneziani crebbe la coda
- Autore: Andrea Molesini
- Genere: Libri per ragazzi
- Casa editrice: BUR
- Anno di pubblicazione: 2016
C’era un volta Venezia con i suoi diecimila e ventiquattro comignoli, una befana innamorata, una luna complice.
In Quando ai veneziani crebbe la coda (edito da Bur Ragazzi nel 2016, illustrazioni di Alberto Rebori) Andrea Molesini realizza una fiaba per i bambini di tutte le età, ovvero tra i sette e i trentaduemila anni.
Delle fiabe il libro possiede la leggerezza apparente, evidente fin dal titolo, a metà strada tra i racconti di Perrault e le fascinazioni de Le Mille e una Notte, con in aggiunta la straordinaria capacità di offrire più piani di lettura: la poesia che ammanta il testo trasmette tra le righe temi di grande peso come la discriminazione, la calunnia, fino all’ombra dell’odio razziale. E svela l’opera per quello che è: una storia, un “cunto” per dirla alla Camilleri, che nasconde, come tutte le leggende che si rispettano, un fondo di amara verità.
Ma andiamo con ordine. Tutto inizia qualche secolo fa, quando sulla laguna c’erano ancora i Dogi, le scope e le leggende. Alla Befana di passaggio sopra ai tetti della Serenissima accade di innamorarsi, perché a Venezia “quando a luna sorride, nessuno resiste”. E, come tutti gli innamorati, anche la signora in questione tende a essere affetta da una certa distrazione: capita così che un po’ di polvere magica di troppo risulti sufficiente a combinare un guaio. Ai veneziani cresce la coda. Di puzzola, di volpe, di maiale, di coccodrillo: tutti ne hanno una.
Il lettore segue da vicino le vicende di due mercanti: Samuele Luzzati che vive nel ghetto e Bartolomeo Foscarini, che abita palazzo Foscarini. I due sono amici, esattamente come i loro figli Davide e Giovanni. Amici sono anche, manco a dirlo, gli angeli custodi dei bambini: Pissi cui piace travestirsi da pozzanghera e Pussu che si fa comignolo ogni volta che può.
Tra calli, canali, botteghe, incantesimi soprannaturali e molto umane nefandezze il racconto di Molesini procede con la prosa elegante e ricercata che abbiamo imparato a conoscere ne Non tutti i bastardi sono di Vienna (2010, ed. Sellerio), vincitore della 49esima edizione del premio Campiello.
Come in tutti i suoi libri per ragazzi che gli sono valsi il premio Andersen alla carriera, Molesini anche in questo fa mostra di una garbata ironia che riesce a riprodurre il linguaggio ingenuo dei bambini, le loro osservazioni, gli imbarazzi e le risate immancabili. E svela via via il messaggio sotteso alla fiaba. Perché all’inizio i veneziani riescono a far soldi dalla questione delle code, ma poi le cose peggiorano:
Il male pubblico arriva sempre alla porta di ciascuno.
E allora, come sempre, gli uomini cercano un colpevole e lo trovano nei mercanti del ghetto. Alla fine la calunnia viene svelata, i malvagi puniti e la città prediletta dalla luna torna a essere la Serenissima.
Tutti vissero felici e contenti, dunque, o quasi. Perché, come ricorda Molesini:
A Venezia le cose non vanno mai proprio dritte. A nessuno. E i cappelli volano via dalle teste quando si girano gli angoli, che non sono mai proprio retti. C’è un’ultima cosa molto importante da sapere su questa città: tutte le cose qui, e non solo i comignoli, i gatti e i pensieri degli uomini, sono innumerevoli.
Quando ai veneziani crebbe la coda
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