Quando c’era Berlinguer
- Autore: Walter Veltroni
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2014
“Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona” Giorgio Gaber
Il ritratto di Enrico Berlinguer che Walter Veltroni fa nel suo libro, film di successo, ”Quando c’era Berlinguer” (Rizzoli, 2014) parte dal loro primo incontro nel 1971 quando con gli occhi di un sedicenne lo descrive come un uomo timido ma “che incuteva timore” con una faccia che “assomigliava alle sue idee”. Crescendo Veltroni conosce Berlinguer e lo ritiene un uomo coraggioso, innovatore e, al tempo stesso, un uomo con una grandissima coerenza, dentro il suo tempo.
Berlinguer è descritto in questo libro come colui che ha rotto con l’Urss, ha proposto il compromesso storico, ha indicato l’austerità come unico modello possibile di sviluppo per gli anni settanta; l’unico segretario del Pci che è stato identificato con il partito stesso e vice versa, a tal punto che con la sua morte è finito il partito; come il rappresentante della coscienza della propria gente che erano poi i suoi sostenitori; come il filo invisibile delle convinzioni etiche del proprio mondo; come un uomo, e in lui una linea politica, che ha condotto “un partito che si chiamava comunista, nell’Europa e nel mondo diviso in blocchi, a essere una forza votata da un italiano su tre arrivando a un passo dal governo”.
Berlinguer secondo Veltroni, avendo vissuto quegli anni non posso non essere d’accordo, muore una prima volta il 16 marzo 1978 in Via Fani.
“Lui e Moro cercavano di avvicinare due mondi che si erano combattuti per decenni per consentire alla democrazia italiana di passare dal sistema bloccato, di un partito sempre al governo e uno sempre all’opposizione, a quello dell’alternanza, fondata sul riconoscimento della reciproca legittimità.”
C’è un’idea che attraversa tutto il saggio “Mai, dico mai, la sinistra è stata maggioranza in questo Paese. Non lo fu nel 1948, dopo l’epopea della Resistenza né tantomeno negli anni successivi. Ma non lo fu neppure al culmine della stagione della sinistra di opposizione. Nel 1976 tutta la sinistra – Pci, Psi, Democrazia proletaria, Radicali - non raggiunse il 50 per cento …”.
Una linea che può e deve essere contestata o almeno vista da altri punti di vista: Enrico Berlinguer diede un’identità al partito, di cui era segretario, di laicità, di riscatto sociale, di onestà intellettuale portandolo a raggiungere l’apice del suo consenso elettorale con il 34,4% di voti. Nessun altro prima o dopo di lui ha inciso così nella storia della sinistra italiana.
Le pagine più belle di questo libro restano comunque le testimonianze dirette cariche di ricordi e di emozioni della figlia Bianca, degli amici Napolitano, Macaluso, degli uomini della scorta e soprattutto la voce stessa di Berlinguer attraverso colloqui, comizi e interviste. Tra cui si erge la sua posizione sulla questione etica della politica in Italia, ancora molto attuale:
”La questione morale esiste da qualche tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, l’effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico”
Forse questa volta è proprio il caso di dire che il film supera il libro.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Quando c’era Berlinguer
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