Quando c’era l’URSS. 70 anni di storia culturale sovietica
- Autore: Gian Piero Piretto
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Raffaello Cortina Editore
- Anno di pubblicazione: 2018
Il Partito confida che il Komsomol leninista e la nostra meravigliosa gioventù investiranno tutte le loro forze ed energie nella grande e nobile causa della costruzione di una società comunista nel nostro paese. Gloria ai Costruttori sovietici! Eterna vita all’eroico popolo sovietico costruttore del comunismo!
(Messaggio del Comitato Centrale del PCUS al Congresso dei giovani costruttori, maggio 1961 – pag. 386)
Con parole come queste – attraverso un simile pedagogismo – l’Unione Sovietica rendeva coeso il suo popolo. Una straordinaria fabbrica di collante ideologico, un’oleata macchina di indottrinamento. Finché è durata così vivevano - e credevano-lottavano-desideravano-ridevano-amavano-sognavano – gli uomini e le donne del grande impero sovietico. Nell’attesa che il sol dell’avvenire, a partire dalla Grande Madre Russia, venisse a trasformare il mondo nel migliore dei mondi possibili. Così vivevano. Tra precettistica, apostolato e mitologia marxista, gli artefici – e poi i figli e i nipotini - della rivoluzione d’ottobre. Una teleologia radiosa, una scommessa di futuro. Fino al Natale della bandiera rossa ammainata sulla cupola del Cremlino, una notte impietosa del 1991. La fine di un macrocosmo. Mezzo secolo abbondante di storia politica e sociale, tra due guerre mondiali e una “fredda” combattuta in silenzio - del mastodonte URSS. Comunque la si guardi, una leggenda politica. Che ha diviso e ancora divide: chi ci ha creduto e chi invece ha temuto.
Gian Piero Piretto è un docente universitario di cultura russa e questo lungo e articolato racconto lo ha scritto passo passo e per bene. Di più: con “Quando c’era l’URSS. 70 anni di storia culturale sovietica” (Raffaello Cortina Editore, 2018) ha compilato un volume che va addirittura oltre quel che dichiara nel sottotitolo. “Quando c’era l’URSS” è infatti un libro di storia culturale e di costume, ma certo è anche un poderoso libro di storia dell’Unione Sovietica tout court. Uno degli affreschi più esaustivi sulla vita pubblica e privata dello stato comunista, che abbia mai visto luce. E non esagero. Per metterla sui dati tecnici: oltre seicento pagine di grande formato con dentro un nutrito apparato iconografico a illustrazione di ascesa, apoteosi e caduta del più grande apparato generatore di ideali al mondo (il comunismo che primeggia anche nella corsa allo spazio attraverso il mito dei propri cosmonauti ne è forse la testimonianza più efficace). Dallo slancio entusiastico dei primi anni all’entusiasmo amalgamato al terrore del periodo stalinista. Dalla misurata apertura all’Occidente delle culture underground anni Cinquanta e Sessanta alla ventata pop/rock dei Settanta-Ottanta. E poi Gorbaciov - glasnost e perestroika - anticipo della malinconica bandiera rossa ammainata sul Cremlino: un’impietosa figurazione iconica della fine di un sogno che era anche un investimento sull’avvenire.
Il focus principale di questo libro è quello di cui Gian Piero Piretto è maestro: quello cioè degli usi e costumi quotidiani, della sloganistica, dei cinema, delle riviste, delle avanguardie, delle barzellette, dell’architettura, dell’arte che - correlati alla vita politica - hanno scandito gli anni e i giorni di quella grande, controversa, amata/osteggiata speranza chiamata Unione Sovietica.
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