Quanto lontano siamo giunti. Lettere alla madre
- Autore: Sylvia Plath
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Guanda
- Anno di pubblicazione: 2015
La corrispondenza che la poetessa e scrittrice Sylvia Plath, nata a Boston il 27 ottobre 1932 e morta suicida a Londra l’11 febbraio 1963, tenne con la madre, lettere nei suoi confronti sempre piene di affetto, (alcune missive sono rivolte anche al fratello minore Warren) costituiscono un corpus massiccio di settecento lettere. Di queste, che Sylvia aveva spedito alla madre nell’arco di tredici anni, dall’inizio del college (1950) fino alla sua morte (1963), poco meno di due terzi sono comprese nell’edizione inglese a cura della madre Aurelia Schober, è stata tratta un’ampia scelta per l’edizione italiana.
“Mammina carissima, mancano solo cinque minuti a mezzanotte, e ho pensato di impiegarli per scrivere la mia prima lettera alla persona che mi è più cara”.
Sylvia si trovava da poco al College e sentiva l’urgenza di rivolgersi alla madre raccontandole le proprie impressioni.
“Cara Mamma, in questi ultimi tre giorni sono successe un’incredibile quantità di cose così in fretta. … Ci hanno assegnato i nostri incarichi”.
Sylvia si trovava a New York per uno stage giornalistico. Nel 1955, dopo la laurea, la poetessa aveva ottenuto una borsa di studio per l’Università di Cambridge, dove aveva conosciuto il poeta inglese Ted Hughes.
“Ho conosciuto un brillante poeta al party della St Botolph’s Review della scorsa settimana, probabilmente non lo vedrò mai più, ma su di lui ho scritto in seguito la mia migliore poesia”.
Invece tra i due giovani era nato subito un grande amore che fu anche un sodalizio letterario. Dal matrimonio nacquero due figli, Frieda nel 1960, “alle 5.45 esatte. Non sono mai stata così felice in vita mia”, e nel 1962 “spero ti sia già arrivato il telegramma che Ted ha spedito stamattina con la bella notizia dell’arrivo del nostro primo figlio Nicholas Ferrar Hughes”.
Leggendo le lettere emerge l’universo interiore della poetessa fatto di ombre ma anche di luce e che rappresentano un modo originale per comprendere la personalità di un’anima tormentata, eternamente divisa tra l’essere e il dover essere. È il mondo di Sylvia che dopo tanti anni dalla sua scomparsa continua a suggestionare e catturare intere generazioni di lettori.
Attraverso le vicissitudini della sua vita riportate nelle lettere, scopriamo una valente scrittrice di prosa oltre che grande poetessa. Dall’ingenuità della giovinezza passando al suo ruolo di sposa e poi madre, si evince la sua grande e profonda sensibilità. Una donna dal cuore semplice, che nei suoi diari scriveva “Voglio amare qualcuno perché voglio essere amata”.
Quanto lontano siamo giunti. Lettere alla madre è un libro che può essere letto come un’autobiografia, imprescindibile per i suoi estimatori da sempre incantati dalla sua arte e avvinti dalla sua breve ma intensa vita. Le lettere sono intese anche come diario e strumento di analisi nel quale si affronta il male di vivere della Plath. Poco tempo prima di suicidarsi, nel suo periodo più prolifico, Sylvia aveva scritto alla madre:
“Sono una scrittrice di genio: ce l’ho dentro. Sto scrivendo le poesie migliori della mia vita; mi daranno la fama”.
“Non è facile dire il cambiamento che operasti. Se adesso sono viva, allora ero morta, anche se, come una pietra, non me ne curavo e me ne stavo dov’ero per abitudine”.
Quanto lontano siamo giunti. Lettere alla madre
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