Quei bravi ragazzi del Circeo
- Autore: Massimo Lugli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2023
Con la consueta abilità narrativa che contraddistingue la sua copiosa produzione narrativa che racconta in chiave romanzesca i fatti di sangue più efferati della recente cronaca che ha coinvolto interi pezzi della società e della storia del nostro Paese, Massimo Lugli, il più celebre cronista di nera, ormai in coppia fissa con Antonio Del Greco, ex dirigente della squadra omicidi, pubblica un libro impegnativo: Quei bravi ragazzi del Circeo (Newton Compton, 2023).
Ripercorrere la storia di quello ormai divenuto un tragico classico della storia criminale, il massacro del Circeo, che nel settembre 1975 sconvolse letteralmente la società italiana per l’assurda ferocia con cui tre giovani romani, militanti di un gruppo di estrema destra, provenienti da famiglie ricche e potenti, rapirono, torturarono e uccisero una ragazza, Rosaria, e ridussero in fin di vita Donatella, in una villa di famiglia, isolata, a Punta Rossa, nei pressi del promontorio del monte Circeo.
I fatti sono noti, raccontati in romanzi (La scuola cattolica di Edoardo Albinati, da cui fu tratto un omonimo film), in serie passate sulle piattaforme tv.
Eppure, questo durissimo romanzo di Lugli-Del Greco, fornisce altre suggestioni, diversi punti di vista, una ricostruzione dello spaccato socio culturale che negli anni settanta del secolo passato avevano caratterizzato una città, Roma, in cui gli opposti estremismi, fasci contro zecche, continuavano a infestare scuole, piazze, luoghi di aggregazione.
I tre ragazzi che nel romanzo sono chiamati con nomi diversi dai loro, ma che a loro somigliano in tutto, si muovono nei quartieri blasonati della città di allora: piazza Euclide ai Parioli, Corso Trieste, il Fungo dell’Eur, case di villeggiatura di agiate famiglie di professionisti, Lavinio, il Circeo.
L’originalità del libro però sta nella personalità e nella vicenda professionale del commissario Fortunato Achei, che colpito violentemente ad una spalla da un sampietrino che gli lesiona l’arto a vita, sarà lo sbirro che per tutta la sua lunga carriera in polizia inseguirà il latitante, che storicamente è Andrea Ghira, sfuggito alla cattura nella notte in cui gli altri due assassini erano stati catturati quasi per caso dallo stesso Achei, accorso sul posto: una guardia giurata aveva sentito un miagolio provenire dal bagagliaio di una Fiat 127 bianca parcheggiata nel quartiere Trieste, aperto il quale si erano trovate le due ragazze, morta “Rossana” e in fin di vieta “Daniela”.
Tutta la vicenda professionale di Achei, uomo solitario e determinato, si intreccia con quella di Fabio Corsi di Repubblica, il “nerista” più quotato nel panorama dei cronisti dei giornali nazionali, che sta sul pezzo, che ha i contatti giusti, che come un segugio affamato di notizie riesce ad essere il primo nel racconto della Roma criminale di cui conosce, anticipa e racconta retroscena, misfatti, alleanze, coperture.
Il libro è appassionante, si legge con interesse, con empatia, con disgusto per le atrocità che non vengono risparmiate nella cronaca di quelle ore in cui si compie un massacro assurdo e senza senso.
Il dettaglio più sconvolgente, che non ricordavo: i tre assassini, con i corpi delle due ragazze morte, o credute tali, avvolte nei sacchi neri dell’immondizia, si fermano in pizzeria, affamati dopo le torture feroci inflitte a due innocenti, disprezzate, provenienti da mondi alieni, da “Coattonia”, termine osceno di cui Lugli si serve opportunamente, e vengono alle mani con tre “rossi”, insaziabili nella loro violenza fascista.
Il libro contiene tredici capitoli e un epilogo: ci accompagna dentro il buco più nero della storia criminale italiana, ci spiega come lotta politica, usura, ludopatia, violenza sulle donne, razzismo sociale, ignoranza, tolleranza di una criminalità organizzata che si sposa con le pulsioni di borghesi potenti e fuori di testa, abbiano potuto costruire una paesaggio della capitale italiana che fa ancora rabbrividire.
I due autori non lesinano particolari, spiegano meccanismi delle indagini poliziesche, intercettano atmosfere, climi politici, servendosi di un linguaggio incalzante, avvincente, tragicamente realistico.
Mi ha commosso il ritratto degli anni vissuti dalla sopravvissuta Daniela/Donatella, eroina di una storia inimmaginabile, i cui danni psichici sono stati irreversibili e l’hanno condotta a morire precocemente. Troppo dolore, che gli autori hanno raccontato con insolita delicatezza.
Quei bravi ragazzi del Circeo
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