Quel brutto delitto di Campo de’ Fiori
- Autore: Letizia Triches
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2015
Giallo svedese, giallo americano, giallo… Ormai sembra chiaro che se vuoi vendere un romanzo, deve essere un giallo/noir/thriller. Ecco allora la collana GialloItalia con cui la casa editrice romana Newton Compton riesce a fare il pieno: ma per diversificarsi dal giallo tradizionale, anglosassone o nordeuropeo, ecco che il secondo libro di Letizia Triches dal titolo che fa il verso al più celebre poliziesco italiano, “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”, anch’esso ambientato a Roma, ai nostri giorni, si riferisce ad una altrettanto celebre piazza romana, divenendo “Quel brutto delitto di Campo de’ Fiori”.
Polizia e carabinieri questa volta sono semplici comparse, perché il vero protagonista è un restauratore di opere d’arte, il fiorentino Giuliano Neri, e tutto il romanzo ruota intorno a pittori, critici, artisti, musicisti, restauratori che si muovono intorno ad un ristretto perimetro del centro storico romano, vero o realisticamente ricostruito dall’autrice. La storica dell’arte Letizia Triches con l’aiuto di tecnici competenti ci restituisce un’atmosfera in cui affreschi, cappelle aristocratiche all’interno di chiese romane, trionfi barocchi rendono l’atmosfera del giallo originale e davvero inedita.
Il brutto delitto a cui fa riferimento il titolo del romanzo è la misteriosa sparizione di una bambina di dieci anni, Arianna, avvenuta oltre venti anni prima. La piccola era uscita di casa per andare a lezione di musica ma non era mai arrivata a casa della maestra. Arianna era la figlia di Iole del Gelso, un’aristocratica romana, e del pittore Matteo Baltusi: i due si erano separati perché il pittore si era innamorato della sua modella mentre questa posava per l’affresco contenuto nella chiesa di Sant’Angelo in Porta Paradisi, chiesa di fantasia e “location” privilegiata dove gran parte del romanzo si svolge.
La bella Tiziana Liso, dunque, dopo aver affascinato il pittore ne era diventata l’amante e i due avevano messo al mondo una figlia, Nina, suscitando l’odio irrefrenabile di Iole, che peraltro teneva ben saldi i cordoni della borsa ed era l’assoluta padrona della Fondazione che permetteva al marito traditore di gestire economicamente le sue opere. Insomma un intrigo inestricabile che ora, dopo la sparizione di Arianna, la morte in un misterioso incidente d’auto di Matteo Baltusi, la caduta dalle scale e la morte sopravvenuta di don Bonfante, il parroco della chiesa, suscita ancora sconcerto. Giuliano Neri, il tecnico che viene incaricato di restaurare l’affresco romano che rappresenta l’Ebbrezza di Noè, capisce subito che l’iconografia del quadro è sbagliata e quello in questione non è un affresco ma un olio: incuriosito dall’atmosfera di mistero che aleggia nella chiesa e che sembra permeare tutti i personaggi che compaiono man mano, il critico Anand Pietracola, la pittrice Tiziana Liso, sua figlia Nina, la mamma della bambina scomparsa Iole del Gelso, la maestra di musica Evelina, il musicista Giulio Roti...
E proprio mentre il restauratore Giuliano si sta impegnando nel decifrare il mistero dell’opera del pittore Matteo, ecco il primo colpo di scena: viene casualmente ritrovato un ripostiglio segreto sotto l’altare che contiene il corpo mummificato di una bambina… Proprio Arianna, la cui morte non era mai stata accertata e di cui era stato accusato un innocente.
Lascio agli appassionati del genere la lettura piena di colpi di scena del romanzo, di cui è particolarmente curata la parte storico-artistica, nella ricostruzione minuziosa di una parte della Roma delle chiese e dei palazzi nobiliari che è senza dubbio la parte più interessante ed originale del libro.
“Tra tutte le piazze intorno a Campo de’ Fiori ho scelto Piazza del Paradiso proprio perché è l’unica a non avere una chiesa; questo mi ha permesso di donargliene una... L’ho immaginata come un luogo in cui far convivere alcuni “frammenti” di opere d’arte che appartengono agli altri edifici presenti realmente in quella zona di Roma. Tentare di scoprirli sarebbe un bel pretesto per avventurarsi in una piacevole caccia al tesoro…”
Ecco allora, come suggerisce l’autrice, che il giallo diviene una specie di guida turistica per lettori colti e interessati alla storia dell’arte meno nota di cui la città è ricca.
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