Quel che resta
- Autore: Virginie Grimaldi
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: E/O
- Anno di pubblicazione: 2024
Dopo il grande successo di Una vita bella, la casa editrice E/O propone un nuovo romanzo della scrittrice francese di enorme successo Virginie Grimaldi, Quel che resta, tradotto in italiano da Alberto Bracci Testasecca.
Il libro parte in modo direi leggero, con i tre personaggi che ci vengono presentati, la settantacinquenne Jeanne, che da pochi mesi ha perduto per un colpo al cuore l’amatissimo Pierre, con cui aveva vissuto una vita felice, e ora in solitudine ha difficoltà a trovare ragioni di vita, di cui chiede conto al marito, la cui tomba visita quotidianamente, intessendo con lui un fitto dialogo mentre decora la lapide con i fiori freschi. Poi c’è Iris, una trentenne che viene da La Rochelle, da dove è letteralmente fuggita tagliando ogni ponte dietro di sé. Nessuno sa che è a Parigi, in fuga da Jéremy, l’uomo che stava per sposare ma che si era rivelato violento, aggressivo, manipolatore. Ora Iris è senza alloggio, il padrone del suo monolocale l’ha sfrattata e lei non sa a chi rivolgersi o dove andare. Théo invece è un giovanissimo appena uscito da una casa d’accoglienza: sua madre Laure, alcolista, dopo una vita convulsa ha avuto un incidente e ora vegeta in una struttura, che il ragazzo visita ogni mese. Lui fa l’apprendista pasticcere, dorme in macchina, guadagna poco, non sa bene come la sua esistenza possa trovare una stabilità e una sorta di prospettiva.
I tre, per un caso fortuito, gravitano nello stesso quartiere parigino, e quando dopo molte esitazioni Jeanne decide di dare in affitto le due camere del suo appartamento per affrontare spese sempre più alte, finisce per accogliere proprio i due sbandati, Iris e Théo. All’inizio le età diverse, i diversi gusti non spingono a una convivenza semplice il terzetto, malgrado Jeanne abbia imposto regole chiare e rigide.
Ma man mano che i giorni passano, anzi i mesi, si comincia a creare una vera confidenza e Iris e Théo mettono entrambi giù le loro carte, i loro segreti, le sconfitte, ombre sul loro passato, pensieri gelosamente custoditi. Anche Jeanne, la cui vita era scorsa apparentemente serena, nasconde un’insoddisfazione grande che ha vissuto, e ora, la solitudine e la mancanza di figli le fanno proiettare sui due casuali inquilini atteggiamenti affettivi, aspettative, desideri mai veramente confessati.
Man mano che i mesi si susseguono, tutta la storia si svolge nell’arco di un solo anno, avremo molte sorprese, legami che si credevano persi ricompaiono, altri si recidono, la vita dei tre personaggi cambia decisamente in meglio: ma il lieto fine non manca però di risvolti inquietanti, che la scrittrice racconta con profonda empatia.
Rapporti violenti, donne vittime, la piaga dell’alcol, quella dei ragazzi abbandonati, la malattia cronica, la solitudine degli anziani, insomma una serie di temi di attualità sociale, attuali in Francia come da noi, che Virginie Grimaldi descrive attraverso una storia a tratti fiabesca, dove un medium di nome Kafka, una panettiera bisbetica, un portiere che non vive che nella sua guardiola, raccontano una Parigi minore ma non meno efficace, a tratti esilarante ma seriamente difficile.
Un esergo di Roman Gary:
Non bisogna aver paura della felicità…
Una lettera ai lettori della stessa autrice che apre il libro, esortandoli a sentirsi a casa loro nell’appartamento parigino di Jeanne, parlano di un romanzo che per una volta non è un giallo, un noir, una detective story, ma solo l’’intreccio di tre vite con le quali, per motivi del tutto casuali:
Creiamo legami invisibili che fanno di noi quelli che siamo.
Quel che resta
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