Quel giorno - 19 luglio 1943: ricordi, racconti, Storia
- Autore: Claudio Crialesi
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2024
A luglio dell’anno 2024 viene finito di stampare un volumetto di una settantina di pagine dalla casa editrice Ginevra Bentivoglio EditoriA dal titolo Quel giorno - 19 luglio 1943: ricordi, racconti, Storia, scritto in modo efficace e poetico dall’autore esordiente Claudio Crialesi (classe 1954, laureato in lingue e letterature straniere e appassionato di storia contemporanea). Sono passati 81 anni esatti da quel tragico giorno di luglio, caldo come di consueto in quel mese nella capitale d’Italia, la città eterna e santa che i romani credevano inviolabile e dove invece, il 19 luglio del 1943, un feroce bombardamento aereo da parte degli alleati costò migliaia di vittime tra i civili.
L’autore, già nella prefazione, ci consegna le sue riflessioni sulla sostanza dei ricordi:
i ricordi sono bugiardi, sono tarli, imprescrittibili e inevitabili
e in poche pagine apre un varco universale e intimo verso ciò che distingue l’uomo dal resto degli animali, ovvero la sua capacità di vivere nei ricordi delle generazioni che lo hanno preceduto senza esimerlo dal trattare quelle memorie con la propria immaginazione, qualità essenziale che elabora il fatto storico attraverso il proprio personale sentire. Ed è proprio questo incontro tra memoria e immaginazione che porta alla luce un libro così originale e sensibile, a metà tra il saggio storico (numerose e scrupolose le note bibliografiche) e il romanzo letterario, dove i narratori stessi dei ricordi diventano personaggi pulsanti in una giornata, quel giorno appartenente al passato che rivive scandita dal battere di ogni istante in una dimensione eternamente presente.
La narrazione delle esistenze di chi, sopravvissuto ai tragici eventi di quel giorno, ha potuto lasciarne memoria al di fuori dei manuali storici, una memoria diversa, popolare, intrisa di sensazioni personali e intime, tocca in modo universale la sostanza interiore che appartiene alla nostra generazione di figli, a volte nipoti, di quegli uomini e donne nati nei primi trent’anni del novecento.
Italia è la giovane figlia di un ferroviere e vive nel rosso casello ferroviario vicino alla stazione Tiburtina, è sarta come spesso le ragazze dell’epoca e quella mattina si trova a lavorare nella sartoria quando alle ore 11.03, dopo l’allarme antiaereo, si sentono i primi scoppi.
Mario vive a Roviano, un piccolo paese a 50 chilometri da Roma lungo la via Tiburtina, e dopo un allarme interiore diverso da quello antiaereo, percepito soltanto da lui nei giorni precedenti, si trova nella cantina della sua casa paesana quando sente i primi scoppi provenire da lontano.
Il percorso di Italia dalla sartoria alla sua casa, alla ricerca della madre, e la sua personale percezione della devastazione che ha intorno, l’apprensione di Mario nella visione lontana delle colonne nere di fumo e l’udire dei botti dalla piazza di Roviano, chiamata allora L’orziere, il non sapere cosa accada a Roma, dove vive la sorella con la famiglia, proprio nel quartiere Prenestino, adiacente alla zona dei bombardamenti aerei, sono il midollo pulsante delle due diverse narrazioni.
Tutto il resto è storia, non solo la Storia dei fatti con la S maiuscola che ci insegna (o dovrebbe insegnarci) che senza conoscere il passato il presente è incomprensibile, ma anche la Storia personale di quei momenti vissuti tra la vita e la morte, se non propria dei propri cari, e una resilienza innata e inconsapevole che ha consentito ai sopravvissuti di continuare a vivere, nonostante il dolore, lasciando le tracce di quella forza alle generazioni successive.
Le riflessioni personali, quasi storiche, che concludono il racconto ci consegnano, infine, notizie e considerazioni pienamente condivisibili e purtroppo sempre attuali, mentre l’umanità persevera nell’assurda idiozia della guerra, altra cosa che la contraddistingue dagli animali, sempre più spesso a discapito di popolazioni civili inermi. Basta guardarsi intorno, vicino o poco lontano, in terre del Nord o del Sud, in ognuno di quei luoghi c’è una ragazza dal nome Italia che corre tra le bombe a cercare la madre e un uomo di nome Mario che si domanda, tremando da lontano, se sotto quei bombardamenti muore un suo caro: ovunque in guerra uomini, donne e bambini muoiono e questo è un fatto imperdonabile per l’umanità.
Il racconto fatto da Claudio Crialesi è realismo e poesia e io credo che debba essere letto anche nelle scuole dove la Storia contemporanea dovrebbe rappresentare il tessuto su cui poter elaborare, da parte delle nuove generazioni, sistemi sociali ed umani volti a migliorare il mondo.
Quel giorno. 19 luglio 1943: ricordi, racconti, Storia
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