Quell’odore di resina
- Autore: Michela Zanarella
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Castelvecchi
- Anno di pubblicazione: 2024
Michela Zanarella che ha all’attivo molte sillogi, pubblicate da case editrici diverse, si cimenta per la prima volta in un romanzo che ha come titolo Quell’ odore di resina (Castelvecchi Lit edizioni, 2024).
La protagonista Fabiola è una ragazza semplice che ama l’amore, scrivere poesie e farsi bella per i ragazzi della sua età. Non ha pensato a studiare, a migliorare le sue abilità, per non pesare economicamente sui suoi genitori anche perché, vivendo vicino a Padova, c’è stata la possibilità di trovare dei lavori che all’inizio non la spaventavano, come le sue mansioni in un mattatoio. Solo dopo poche settimane la giovane Fabiola si era accorta di fare un lavoro orribile, tra celle frigorifere e animali ammazzati, con tutti quei rivoli rossi di sangue.
Il romanzo inizia con lei che si è licenziata e sta affrontando con un nuovo uomo, una vita a Roma. Angelo le ha dato la spinta per tornare a credere in sé stessa, nel suo bisogno di scrivere poesie. Infatti la loro storia è partita proprio in Internet, nei siti che si occupavano di poesia. L’arrivo a Torvaianica, vicino Roma, sul mare, dà a Fabiola il modo di disintossicarsi dal mattatoio. Tornando a ritroso indietro nel tempo, si ricorda quando fu costretta con la pistola a uccidere un vitello.
La scrittrice sembra focalizzarsi molto sul periodo lavorativo patito dalla ragazza in quel posto orribile, quasi a sottolineare che puoi anche fuggire, ma certi ricordi non li dimentichi più. Il freddo delle celle frigorifere la porta giovanissima a contrarre dei dolori intercostali. I discorsi dei colleghi sono volgarmente banali, nessuno si chiede veramente perché c’è questo bisogno assoluto da parte delle persone di mangiare carne. E la stessa Fabiola, quando non lavora, ha bisogno di distrarsi, bevendo un po’ troppa birra nei locali.
Ma la stessa scrittrice inserendo dei capitoli sulla nascita di Fabiola, l’infanzia , l’adolescenza, il primo grande amore, cerca di rifugiarsi nel romanzo di formazione, per riuscire ad andare avanti in una storia che sembra “vuota” quando manca la presenza del mattatoio. Il romanzo sembra patire una mancanza di senso, quando si allontana troppo dalla scene dei vitelli che comprendono il loro destino e quindi emettono dei suoni che sembrano pianti di incommensurabile dolore. E la stessa copertina del libro è stata criticata da chi ha rinunciato a mangiare la carne, perché troppo cruda, quasi scandalosa.
Per il resto la trama funziona, l’arrivo sul litorale laziale, una certa tristezza del posto dove vivono, il ricordo che ogni tanto riemerge del suo primo ragazzo con cui è stata sette anni, Mattia. Gli amori scritti dalla Zanarella, che arrivano e poi vanno via dalla vita di Fabiola, li leggiamo con un certo interesse ma anche con lo sgomento di voler sapere tutto delle attività quotidiane svolte nel mattatoio. La stessa autrice si è resa conto che la sua prima opera di narrativa pubblicata in realtà non è una storia d’amore, ma è una storia di morte.
La storia procede narrando di altro, per esempio dei problemi della giovane a inserirsi in un contesto nuovo sul litorale laziale e il distacco da Angelo, che sembra trattarla come una “moglie giovane” da cui spesso scappa, essendo anagraficamente molto più grande e poi l’arrivo dell’amico di Angelo, Lorenzo, che ha tutte le caratteristiche per piacere a Fabiola, tutta questa nuova narrazione assolutamente legittima, scritta con grande cura e perizia, svanisce non appena la ragazza si lamenta di un dolore o perché ha litigato con Angelo o si sente depressa.
Aspettiamo che lei dica qualcosa del suo lavoro sempre più lontano, ma paradossalmente più vicino. Chi scrive pensa che solo fino a una decina di anni fa, l’ambientazione del mattatoio sarebbe entrata con fluidità del romanzo stesso.
Ora invece una parola come “mattatoio” desta una indignazione totale, irreversibile.
Quell'odore di resina
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