Racconti dell’inquietudine
- Autore: Joseph Conrad
- Genere: Classici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2016
“Racconti dell’inquietudine” (Clichy 2016, titolo originale Tales of Unrest, traduzione di Sara Donegà) è una raccolta di cinque racconti-capolavoro dello scrittore polacco Joseph Conrad (Berdyčiv, 3 dicembre 1857 - Bishopsbourne, 3 agosto 1924) naturalizzato britannico pubblicati per la prima volta nel 1898. Durante la sua vita Conrad scrisse e pubblicò più di trenta romanzi e numerose raccolte di racconti dove i temi principali sono il mare, il viaggio, il dolore e l’inquietudine umana.
Così avviene in questi racconti che si leggono tutti d’un fiato, tale è il senso di partecipazione totale con le vicende narrate.
“Non possiamo sfuggire a noi stessi”
- “Karain, un ricordo”(“Karain: A Memory”). Racconto apparso per la prima volta sul “Blackwood’s Magazine” e che l’autore iniziò per un impulso improvviso solo tre giorni dopo aver scritto l’ultima riga de “Il negro del Narcissus”.
In queste pagine Conrad non ritorna all’arcipelago malese,“mi sono solo voltato indietro per dargli un ultimo sguardo”
scrive l’autore nell’Introduzione al testo. Karain, il capo-guerriero di tre villaggi di un’angusta pianura, signore di un insignificante lembo di terra, dal ponte del suo schooner ancorato in mezzo alla baia allungava la sua mano sopra quella terra dicendo “è tutta mia!”.
Alle spalle di Karain, un individuo vecchio e silenzioso con una giacca nera ricamata, era l’unico tra tutti i malesi presenti che non seguiva con lo sguardo il gesto autoritario del comandante. Forse ciò era dovuto al fatto che lo sconosciuto, in quel luogo per dovere ma senza curiosità, sembrava essere“in possesso di un faticoso segreto dell’esistenza”
- “Gli idioti” (“The Idiots”). L’ispirazione per la redazione di questo racconto scritto nel marzo del 1896 e pubblicato sulla rivista “The Savoy” nell’ottobre dello stesso anno, fu per Conrad non mentale “ma visiva: gli idioti stessi”.
Un narratore senza nome mentre percorreva in calesse la campagna bretone, era stato attratto dalla visione di un ragazzo stolido dalla presunta età di circa sedici anni. Il giovane aveva altri tre fratelli, anche loro idioti. Piano piano al narratore sarebbe stata raccontata la storia di questi sfortunati fratelli per sempre oppressi dalle “tenebre spaventose che avevano in testa”. - “Un avamposto del progresso” (“An Outpost of Progress”). Apparso nel 1897 su “Cosmopolis”, questo racconto rappresenta la parte più leggera del bottino che Conrad portò via dall’Africa Centrale (la parte più consistente è ovviamente il romanzo breve “Cuore di tenebra”).
Il racconto, ispirato a un fatto cruento avvenuto nel Libero Stato del Congo, vede Kayerts e Carlier, due belgi ai quali era stata affidata una missione commerciale all’interno dell’Africa, fare una fine orribile. “Un grido lacerante, disumano, vibrante e improvviso squarciò come una freccia affilata il velo bianco di quella terra di dolore”. - “Il ritorno” (“The Return”). L’unico dei cinque racconti a non essere apparso in precedenza in nessuna rivista letteraria, fu, per stessa ammissione di Conrad, “opera della mano sinistra”.
Un treno proveniente dalla City di Londra si fermò in una stazione del West End “colorata dal crepuscolo”. In mezzo alla folla di uomini che si era precipitata fuori si trovava Alvan Hervey con un sigaro acceso tra i denti. Non sarebbe stata una sera come un’altra quella che l’ammogliato Hervey si apprestava a vivere. “Se n’è andata”. - “La laguna” (“The Lagoon”). Primo racconto pubblicato da Conrad sul “Cornhill Magazine” nel 1897, è il più antico per datazione di questa raccolta.
Un capitano dopo aver gettato l’ancora su un fiume malese aveva trascorso la notte ascoltando la storia di due fuggitivi. Il giorno dopo, in piedi solo, sotto il sole abbagliante, il capitano avrebbe fissato le tenebre di un mondo d’apparenze“oltre la luce smisurata di un giorno privo di nubi”
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