Racconto dell’arte occidentale dai greci alla pop art
- Autore: Philippe Daverio
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2020
Per una felice corrispondenza di rigore e ironia, modulati con spregiudicata consapevolezza, fin dai titoli delle opere di Philippe Daverio è possibile per ogni lettore attento individuare la peculiare prospettiva di metodo, originale e spiazzante, in cui lo sguardo del grande studioso viene a situarsi per guardare, e stimolarci a guardare, vicende ed esperienze esemplari della nostra civiltà.
E il caso del Grand tour d’Italia a piccoli passi (Rizzoli, 2008) o de La mia Europa a piccoli passi (Mondadori Electa, 2019); in cui si percepisce un’idea della ricerca storica e dell’indagine critica come un viaggio iniziatico di costante e sorprendente scoperta; e ancora, in Guardar lontano veder vicino (Rizzoli, 2013), la felice angolazione di uno sguardo antiaccademico, consapevole ma immune da una visione ancorata ai rigidi schematismi interpretativi delle scuole di estetica, corroborato di certo dalla formazione universitaria di studente di Economia, che permise a Daverio fin da subito di vedere le opere d’arte non soltanto come esemplari di un’estetica edonistica, bensì nella concretezza materiale di prodotti e manufatti umani destinati a una vendita, soggetti pertanto alle leggi del Mercato.
Non diversamente, nella parola "Racconto" che campeggia in rilievo fin dal titolo del libro che stiamo presentando, Racconto dell’arte occidentale dai greci alla pop art (Solferino, 2020), il lettore può subito individuare le coordinate del lungo percorso attraverso cui Daverio ci conduce in questo viaggio con passo sicuro e in apparenza divagante. "Racconto", dunque, non "Storia": ancora una volta l’immagine del viaggio conoscitivo, che suggestivamente si sposa con quella del "fiume carsico" (richiamata nel capitolo introduttivo) in cui si svolge per Daverio l’evoluzione nel tempo della nostra civiltà.
Una civiltà "imparentata" che al pari di un fiume sotterraneo, mediante continue stratificazioni e sedimentazioni, incontri e incroci, periodi di pace e di guerre, conflitti e accordi, "dalla Mesopotamia, dall’Egitto, dalla Grecia e da Roma, se ne viene inesorabile a scorrere fino ad oggi, fra Dei dimenticati e un Dio unico". Da questo nucleo atomico e sterminato di visione si sviluppano, con sapiente equilibrio di ampiezza e profondità di indagine critica, i dieci capitoli del volume, scanditi dal tono leggero dell’esposizione che ricorda a quanti hanno avuto il privilegio di seguire Daverio, oltre che tra le pagine dei suoi libri, nelle sue indimenticabili escursioni televisive, il tocco leggero di bacchetta di un direttore d’orchestra alle prese con una sinfonia mozartiana.
Si comincia dalla Bellezza e dal Mito della civiltà greca, per spostarsi "da Roma a Costantinopoli", dunque dalle radici più profonde e inestirpabili della nostra civiltà, per proseguire, con soste e intervalli di ironia e accostamenti insoliti (memorabile il ritratto del Faraone Akhenaton "sempre abbronzato con la sua bella consorte", entrambi promotori della "prima arte realista della storia umana, lui sorridente con le fossette e lei con il lipstick"), attraverso il Rinascimento, l’esuberanza del Barocco e del Rococò, fino alla scoperta della modernità e dell’ideologia, per finalmente giungere al tempo, coevo, della contaminazione dei generi, delle Avanguardie e della Globalizzazione
Il viaggio è occasione propizia di incontri e nutrimenti con il pensiero e le riflessioni di menti illuminate: Sant’Agostino e Borges; Ortega y Gasset e Flaubert; Socrate e Pitagora; un patrimonio di sapienza che il fiume carsico trascina con sé per restituircene fermenti ed echi che si fondono, nonostante il caos e le contraddizioni delle vicende storiche, nella forza di un linguaggio sorprendentemente vitale e germinativo che ci identifica e accomuna sotto uno stesso cielo.
Tre sono, in particolare, i capisaldi critici, corrispondenti a fasi e periodi della storia del pensiero (e della Storia tout court), che orientano la nostra bussola interpretativa in questo viaggio che è anche un racconto, e quindi un’esperienza condivisa e tramandabile. In primo luogo, la formula presa in prestito dall’"intuito vaticinatore" di Borges: di una cultura occidentale riassumibile tra gli alvei estremi delle gesta ardite di Odisseo, eroe fondativo della conoscenza spinta oltre ogni limite umano e divino, e la crocifissione di Cristo. Sono questi i due archetipi supremi da cui si svilupperanno nei secoli i documenti e le vicende più significativi, destinati a muovere la storia della nostra civiltà.
Il secondo momento determinante si configura nella ribellione della civiltà greca e orientale alle costruzioni del pensiero religioso politeistico, a cui si sostituisce la visione rivoluzionaria ed eponima di una nuova civiltà, di un monoteismo che si manifesta nel Nous anassagoriano, nell’En pitagorico, il numero uno sintesi di una Tetraktys originaria da cui discendono l’armonia unificante della musica e del ritmo a cui si accordano le leggi e la vita stessa del Cosmo e dell’orizzonte umano. Queste nuove rivoluzionarie istanze sono presenti nell’opera di Sant’Agostino, prototipo dell’intellettuale moderno, emblema vivente di un "incrocio di culture" tra Sud e Nord del mondo destinato a plasmare la "linea verticale d’una Europa già esistente da secoli sulla linea orizzontale della cartina mediterranea"; una linea unica che da Pitagora e Socrate, attraverso la rielaborazione della filosofia di Platone e del neoplatonismo, trova la sua sintesi più efficace nel pensiero del grande Padre della Chiesa, che Daverio identifica suggestivamente come l’anello di congiunzione di questa proficua tradizione di pensiero che senza soluzioni di continuità accorda la dottrina pitagorica e il De musica agostiniano alla Scuola di Atene di Raffaello Sanzio, scandita dal "peregrinar poetico della scala musicale" che si riverbera dalle lire degli aedi greci fino alla modernità.
Il terzo momento è ravvisabile in una frase di Flaubert, laddove l’autore dell’Educazione sentimentale individua l’origine del pensiero dell’individuo singolo in un intervallo storico, quasi una fenditura invisibile nell’edificio del Tempo ma destinata a svilupparsi e a emergere in luce, in cui "gli Dei non essendo più e Cristo non ancora, vi fu da Cicerone a Marco Aurelio un momento unico nel quale vi fu solo l’Uomo".
La visione concentrica di questi tre momenti determinanti viene dipanata da Daverio, mediante una duplice prospettiva: sincronica e diacronica, giacché un fiume concentra e racchiude, e al contempo fluisce e diffonde la virtù generativa delle sue acque. In tal modo, riconducendo a un’origine comune i fenomeni costitutivi della cultura e dell’identità europea e occidentale (la nascita dell’Europa, dell’Umanesimo ecc), egli di fatto neutralizza quella compulsione scolastica alla sistematizzazione dei fatti di cultura in epoche e categorie storiche preconfezionate, come se davvero il mondo e la Storia umana fossero il sipario che si apre e richiude a ogni nuovo spettacolo seguendo un ordine di scaletta, o le stanze una volta per sempre compartite di un Museo cristallizzato in compartimenti distinti; e non piuttosto come si evince da queste pagine un fiume verticale che ha continuato a scorrere, insensibile all’orizzontalità delle ideologie contingenti, legando nel tempo e nello spazio "il sole di Akhenaton al sole che appare dietro il Cristo risorto di Mathias Grunewald in un percorso innegabilmente caotico, ma che al contempo sembra essere il fiume carsico della nostra cultura occidentale".
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