Rachele e Giuditta
- Autore: Mario Pacifici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Gallucci
- Anno di pubblicazione: 2023
Rachele e Giuditta (Gallucci 2023) è il nuovo romanzo dell’autore Mario Pacifici, che ha pubblicato di recente il suo romanzo d’esordio “La pedina” (Gallucci 2023), antefatto del presente volume.
“La strada che conduce alla libertà è impervia, senza ritorno. Chi decide di intraprenderla, non avrà pace fino al suo epilogo. E nessuno può garantire che sarà un epilogo felice”.
Fa decisamente impressione leggere questa frase, che dà significato a un romanzo appassionante che narra le vicissitudini di due giovani ebree romane, le quali, piene di speranza e ambizione nei loro cuori, nella prima metà dell’Ottocento (siamo nel 1827), lasciano la loro terra d’origine per la terra promessa, la Palestina.
Il pensiero non può che andare a quello che sta accadendo in Medio Oriente, dove di nuovo, ancora una volta, scorre sangue tra Israele e Palestina. Mentre la popolazione di entrambi i fronti soffre, dilaniata dal conflitto, appare inascoltato l’appello di Papa Francesco:
“Il dialogo spezza l’odio, è la sola via di pace”.
Anche Giuditta e Rachele cercavano pace in Palestina, desiderose di riscatto e di serenità, intenzionate a dimenticare il passato. Ma a causa di forza maggiore, il loro viaggio si sarebbe fermato a Rodi. Il destino così aveva deciso. Le profughe ancora non lo potevano immaginare, ma il loro futuro sarebbe stato legato al commercio delle spugne.
“… non c’è fra la gente di mare un presagio di malocchio più universalmente temuto della presenza di una donna a bordo di una nave mercantile. Figuriamoci se le donne sono due”.
Ancona, 1827.
Giovanni Albenzi, al comando del brigantino Egalité, un clipper grande, veloce, affidabile, orgoglio dell’impresa armatrice, aveva sorriso della propria inquietudine quando ad Ancona le aveva viste salire a bordo, accompagnate da due irrequieti ragazzini e da uno strano figuro, alto, dinoccolato, vestito di una bizzarra palandrana nera e con in testa un improbabile, enorme, copricapo di pelliccia. L’eterogeneo avrebbe viaggiato fino ad Alessandria d’Egitto per poi cercare un imbarco verso la Palestina. Le lettere di viaggio e i lasciapassare pontifici li qualificavano come emigranti ebrei diretti verso indefiniti territori dell’Impero Ottomano, ma una lettera privata, allegata alla documentazione ufficiale, chiariva che i cinque erano stati espulsi dai territori della Chiesa in conseguenza di non meglio specificati incidenti giudiziari, nei quali erano malauguratamente incorsi.
Era chiaro che quei profughi avessero alle spalle vicende gravi e forse tragiche.
Il rabbino, che i suoi chiamavano Rav Rubinowicz, era polacco e aveva girato mezza Europa prima di arrivare a Roma, era diretto in Palestina e aveva convinto le ragazze, Giuditta e Rachele, a unirsi a lui, quando era stato loro imposto di abbandonare lo Stato Pontificio.
I ragazzi, Saul e Daniele, erano fratelli di Giuditta, ed erano due gemelli, anche se non si somigliavano affatto. Rachele, invece, si era accodata alla compagnia, pur di lasciare Roma. In seguito alla Battaglia di Navarino, combattuta nelle acque del porto del Peloponneso il 20 ottobre 1827, nel quadro della guerra d’indipendenza greca, dove le flotte alleate inglesi, francesi e russe distrussero la flotta egiziana di Ibrāhīm Pascià, inviata in aiuto alle forze ottomane impegnate nella repressione greca, il brigantino era stato costretto a cambiare rotta, destinazione Rodi.
“Temo che per un bel pezzo i porti egiziani non saranno un riparo sicuro per le navi che battono bandiera francese. Quindi direi che la migliore alternativa è Rodi”.
Rachele e Giuditta
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