“Radiodays” di Andrea Sangiovanni: un libro che racconta il nostro rapporto con la radio

Si è tenuta una presentazione molto interessante alla Casa della Memoria e della Storia a proposito del libro dello storico Andrea Sangiovanni dal titolo Radiodays, edito da Il Mulino.

Insieme all’autore hanno animato la discussione la professoressa Marta Perrotta e il mitico Marino Sinibaldi, che di radio è davvero un esperto molto competente.
Parlare di radio in Italia vuol dire raccontare la storia di questo paese, dai primi di esperimenti di Marconi all’inizio del secolo scorso fino ad oggi, quando la radio, pur restando un medium ascoltato con diversi device da milioni di persone, sta per cedere il posto, almeno tra i più giovani, ai podcast, divenuti in poco tempo il nuovo strumento considerato più “trendy”.

Il nostro rapporto con la radio nel libro di Andrea Sangiovanni

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Si è parlato di ascolto collettivo della radio, chiusi in casa, intorno all’apparecchio, un enorme mobile al centro del soggiorno, per poi passare allo spartiacque, secondo Sinibaldi il 1968, quando la radio dà voce agli ascoltatori che, per mezzo del telefono, parlano direttamente con l’emittente, in diretta.
La simultaneità, la radio non registrata, l’essere presenti sui campi di gioco, sugli eventi politici, danno alla radio quel potere di diffusione che resta ancora unico. Il libro è interessante, ricco di spunti e di riflessioni, molto scorrevole la lettura.

Il pubblico ha partecipato con passione, raccontando aneddoti e descrivendo il proprio rapporto con la radio, dal transistor, la famosa radiolina, all’autoradio, preziosa e a rischio furto, dalle radio design, il celebre Cubo Brionvega, fino all’ascolto in cuffia tramite lo smartphone. Andrea Sangiovanni insegna all’Università di Teramo, e la sua vicinanza agli studenti gli conferisce una facilità di comunicazione che rendono le pagine del libro molto coinvolgenti.