Ragazze interrotte, il film del 1999 diretto da James Mangold, ebbe il merito di lanciare una strepitosa Angelina Jolie da Oscar, ma anche di accendere i riflettori su una questione oggi sempre più controversa: il nostro concetto di normalità.
La pellicola è stata ispirata dal romanzo autobiografico di Susanna Kaysen, La ragazza interrotta (TEA, 2017), che narra la sua esperienza di ricovero nel reparto adolescenti del McLean Hospital, lo stesso ospedale psichiatrico in cui fu ricoverata la poetessa Sylvia Plath.
Link affiliato
“Sono mai stata matta?” si domanda malinconicamente nel finale la protagonista Susanna, interpretata da una giovane e brillante Winona Ryder, e conclude professando una drammatica verità: “La follia siete voi o io, amplificati”.
Lo stesso oscuro segreto è celato in una poesia citata nel film. Viene recitata con voce monocorde da Angelina Jolie mentre gioca a carte con una sigaretta in bocca; sembra una filastrocca di cattivo gusto, ma non lo è. Si intitola Resumé e l’autrice è la scrittrice e giornalista Dorothy Parker che fu a suo modo anche lei una “ragazza interrotta”.
Esiste davvero il “concetto di normalità”? Cosa vuol dire essere “mentalmente sani”? Il film di Mangold si arrovella su questi quesiti decostruendo preconcetti e pregiudizi, sino a darci risposte tanto veritiere quanto sconcertanti, che forse non siamo del tutto disposti ad accettare.
Disturbante è anche la poesia di Parker, che nel film è così perfettamente inserita da sembrare uno scioglilingua ideato dalla sociopatica Lisa, interpretata da Jolie. In Resumé Parker elenca sette efficaci soluzioni per suicidarsi, ma infine conclude amaramente che “vale la pena vivere”.
Resumé di Dorothy Parker, la poesia citata in Ragazze interrotte
I rasoi fanno male;
I fiumi sono umidi;
l’acido lascia tracce;
Le pillole danno i crampi.
Le pistole sono illegali;
i cappi si rompono;
il gas ha una puzza tremenda;
Tanto vale vivere.
Resumé di Dorothy Parker: il significato della poesia
Resumé, come esprime il titolo, è un capolavoro di coincisione. Dorothy Parker elenca sette possibili modi per uccidersi, che la porterebbero a poter porre fine efficacemente alla propria vita, ma li scarta uno a uno per una sorta di fastidio: viene scoraggiata nell’intento, ad esempio, dall’umidità dell’acqua o dall’odore del gas. Infine conclude, quasi con rassegnazione, che “tanto vale vivere”.
Nell’originale inglese l’ultimo verso suona ancora più perentorio perché viene espresso con la seconda persona singolare “tu potresti anche vivere”:
You might as well live.
È un’assoluzione o un comandamento?
Capiamo infine che tutte quelle elencate precedentemente non sono semplicemente “scuse” per procrastinare il folle gesto, ma dei veri e propri motivi per non ricorrere al suicidio, per quanto appaiano superficiali e banali. Curioso ad esempio che Parker non menzioni mai l’atroce sofferenza inflitta al corpo da tali espedienti, ma si concentri su dettagli in apparenza sciocchi come “la puzza del gas” o le vistose macchie causate dall’acido.
Resumé è una poesia che usa l’ironia come arma e le metafore come strumento per veicolare un messaggio ben preciso: porre fine alla propria vita non ha senso. La vita è meglio della morte, conclude Parker e lo fa con il suo stile critico, tagliente, a tratti contraddittorio, che usa la satira per tratteggiare una realtà, di base, tragica. L’esistenza della stessa Dorothy Parker, come ci lascia intendere l’amarezza di Resumé, non era stata affatto sfavillante. Era anche lei, a suo modo, una “ragazza interrotta” che grazie alla scrittura era riuscita a darsi una regolata, a salvarsi, almeno per un certo periodo fino alla drammatica discesa degli ultimi. No, Dorothy Parker non morì suicida, fu il suo cuore a cedere all’improvviso straziato dall’abuso di alcol e dalle intemperanze di una vita irregolare.
Chi era Dorothy Parker, una ragazza interrotta
Link affiliato
Nel film di James Mangold le “ragazze interrotte” in fondo sono tutte ragazze non cresciute, che si rifiutano di maturare o esprimere la propria personalità a causa di un trauma subito nel passato o di un’educazione familiare scorretta e troppo rigida. La morale dell’acclamato film del 1999 è, in fondo, che spesso l’etichetta di normalità è sopravvalutata; non è altro che una costruzione sociale.
Dorothy Parker visse nella New York degli anni Venti, ma non fu troppo contaminata dalla sua atmosfera. Si fece notare con alcune poesie dal direttore di Vanity Fair che, dopo aver pubblicato una sua poesia pagandola dodici dollari, le trova un lavoro come redattrice di Vogue. Dorothy, detta “Dottie”, scriverà le didascalie delle illustrazioni di moda per Vogue, per poi passare a Vanity Fair dove lavorerà come critica letteraria e teatrale. Aveva un vero talento per la scrittura che si rivelava in qualsiasi cosa lei scrivesse: dalle didascalie pubblicitarie alle poesie, dai romanzi alle brillanti recensioni di libri. Nella sua lunga carriera fece anche la sceneggiatrice per Hollywood, vincendo numerosi premi. Nella vita vera, però, al contrario di quanto racconta in Resumé, Dorothy Parker tentò il suicidio tre volte. La prima proprio con il rasoio che citava nel primo verso, dicendo “i rasoi fanno male”.
Lo fece dopo essere rimasta incinta del commediografo Charles MacArthur, utilizzando il rasoio lasciato a casa dal marito. Il tentativo, per fortuna, non andò a buon fine. Negli ultimi anni della sua vita Parker finì in una spirale discendente, dandosi al fumo, all’alcol e alle droghe. Fu il cuore ad abbandonarla, nel giugno del 1967, mentre si trovava in una camera d’albergo. Sul suo epitaffio è scritto l’ultimo messaggio d’addio, che recita: “Scusate la polvere”. Era la tragica previsione di quello che sembra un copione di cattivo gusto: nel 2020 le ceneri della scrittrice hanno rischiato lo sfratto dal giardino di Baltimora in cui erano interrate. Era l’ultima ironica parodia di colei che era sempre stata una ragazza interrotta.
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Ragazze interrotte”: la poesia di Dorothy Parker citata nel film
Lascia il tuo commento