Remare senza remi. Un libro sulla vita e sulla morte
- Autore: Ulla-Carin Lindquist
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Marsilio
"Questo è il mio debutto e il mio finale. E si riferisce al mio finale. Non si tratta di un libro di ricordi nel vero senso del termine, è più un diario che raccoglie pensieri e tuffi nella memoria. E anche diverse interviste e osservazioni di fatti."
Si apre con queste parole il libro "Remare senza remi" di Ulla-Carin Lindquist (Marsilio, 2008), giornalista televisiva svedese molto popolare nel suo paese, prematuramente scomparsa il 10 Marzo 2004 a causa di una grave malattia. Si tratta di un’opera unica per la straordinaria capacità di unire drammaticità, poesia e gioia di vivere. La malattia che colpisce la protagonista del libro è la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica, che provoca la progressiva perdita delle cellule nervose che inviano gli stimoli ai muscoli per consentirne il movimento, determinando l’indebolimento dei muscoli e successivamente la paralisi di tutte le parti del corpo che non ricevono più le informazioni necessarie per una giusta coordinazione. Non è stata fino ad oggi trovata una cura che permetta di curare questa malattia, la più grave tra tutte quelle di carattere neurologico.
Ulla-Carin Lindquist ha avuto la certezza di essere stata colpita dalla Sla, proprio nel giorno del suo cinquantesimo compleanno e ha deciso di raccontare la sua storia nel breve periodo di durata della malattia. Non si tratta di un libro come tanti, perché, pur nella narrazione delle ordinarie visite di controllo e dei vari gravi problemi di carattere pratico che si trova a dover affrontare, l’autrice decide di raccontare al lettore il cambiamento non solo fisico del suo corpo, ma anche la necessità di aprirsi ad una nuova prospettiva e ad una visione di natura spirituale ben diversa della vita rispetto a quella che aveva prima di affrontare questa esperienza.
"Remare senza remi" (titolo originale dell’opera "Ro utan åror ", pubblicato in Svezia nel 2004 e in Italia da Marsilio nella collana Gli specchi della memoria nel 2008 con la traduzione di Giorgio Puleo) è scritto in modo attento, curando i dettagli ed è composto da brevi capitoli che creano volutamente delle pause, come in quei film in cui l’autore interrompe la scena per spezzare il ritmo del racconto e questo favorisce la riflessione e consente di soffermarsi su ogni passo della narrazione.
Nata nel 1953 a Kristinehamn nella regione del Varmland, terra di grandi scrittori, basta pensare al premio Nobel per la letteratura Selma Lagerlof, prima donna nella storia a ricevere questo importante riconoscimento nel 1909, deve la sua popolarità in Svezia alla conduzione di "Rapport", il principale telegiornale svedese di prima serata in cui ha iniziato a lavorare nel 1988. Trasferitasi in seguito con la sua famiglia in Canada nel 2000 per un paio d’anni, ha fatto successivamente ritorno in Svezia come reporter. Ulla-Carin Lindquist non è tuttavia una semplice giornalista, perché in questo libro riesce a raccontare la propria vita con lucidità e sincerità, ma anche con poesia tanto da creare tra lei e il lettore un rapporto di empatia e di coinvolgimento emotivo che solo i grandi autori sanno fare. Trascorre un’infanzia serena nonostante la severità del madre, militare, in cui dominano le figure delle due nonne che l’autrice definisce "le mie zone di pace". Madre di quattro figli, due ragazze Ulrica e Carin, che al tempo della malattia della madre studiavano al college, avute da un primo matrimonio con Per Ragnar Dahlberg, e due maschi, piuttosto piccoli in quel periodo, Pontus e Gustaf, figli del suo secondo marito Olle Löfgren, un medico, ha trovato nella sua famiglia un appoggio straordinario oltre che la solidarietà di numerosi amici e colleghi. Tra di essi da ricordare la sua migliore amica Mimmi che la cura amorevolmente, Margaretha, l’infermiera del gruppo Sla o Birgit che va a trovarla spesso e fa circa 350 chilometri per vederla, ma anche diversi pastori protestanti che cercano attraverso la preghiera e il dialogo di lenire il suo dolore. Molti sono i capitoli che meritano di essere letti e riletti e uno dei più belli e significativi è proprio uno di quelli incentrato sul dialogo tra la protagonista e il pastore, che paragona la vita di molti esseri umani a quella di una farfalla chiusa nel suo bozzolo:
"A volte siamo prigionieri di qualcosa, può essere una malattia, ma può essere anche la nostra vita. E’ un po’ il simbolo di come viviamo oggi. Non andiamo da nessuna parte. Siamo prigionieri di noi stessi. Ma quando osiamo osservare la nostra vita come veramente è, quello che siamo ma anche la nostra eternità, allora siamo liberi."
Remare senza remi è un libro pieno di dolore ma al tempo stesso edificante e in cui i temi esistenziali come il senso della vita e il significato della morte si intrecciano con le vicende quotidiane della protagonista, sempre con l’amore a fungere da meraviglioso scenario per la narrazione. Numerosi sono i racconti di ospedali o centri specializzati come
- quello per i traumi infantili, il Vrinnevi di Norrkoping, a cui Ulla-Carin si rivolge per aiutare i suoi due figli più piccoli ad accettare la sconvolgente notizia della sua malattia;
- il Karolinska Institutet di Stoccolma, in cui lavora il professore di neurologia cognitiva Martin Ingvar, autore di un commento in cui descrive in maniera più articolata le caratteristiche della Sla e le condizioni in cui si trovano a vivere le persone che ne sono colpite;
- l’ospedale Vasa di Goteborg dove da giovane la protagonista aveva lavorato come tirocinante infermiera per poi lasciare, sconvolta dalla vista del dolore dei pazienti e decidere di iscriversi ad un corso per giornalismo, dando così una svolta decisiva alla sua esistenza.
La frase che forse meglio sintetizza la bellezza e il valore del libro è quella pronunciata dal figlio più piccolo Gustaf rivolta alla mamma:
"Ogni secondo è una vita".
L’invito è di leggere quest’opera osservando il volto nella foto sulla quarta di copertina dell’autrice, che trasmette serenità, bontà e dolcezza e ci fa venire voglia di essere persone migliori.
Remare senza remi. Un libro sulla vita e sulla morte
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