Requiem
- Autore: Geir Tangen
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Giunti
- Anno di pubblicazione: 2017
Il Maestro? Chi è questo oscuro artista del male? Eccolo in azione in avvio del noir “Requiem”, primo titolo di una trilogia del più noto crime blogger norvegese, Geir Tangen, edito in Italia da Giunti Editore, nel marzo 2017 (collana M, pp. 432, euro 18,00).
Non conosciamo ancora l’identità del Maestro ma sapremo fin da subito del suo progetto mortale e del cancro al cervello che prima o poi (settimane, mesi?) lo porterà alla morte. Intanto, si dedica all’ouverture del suo “capolavoro”. È Rita Lothe, 57 anni la prima vittima del “compositore” di cadaveri.
Si è autonominato col vocabolo che individua i grandi musicisti: è in italiano anche nella versione originale del romanzo, il titolo di copertina in Norvegia è proprio Maestro. Lo ha fatto quando ha avuto la rivelazione. Una casualità, sostiene, che gli ha suggerito di comporre il suo Requiem, opera funebre, come quelle dei grandi della musica, da Mozart a Verdi. Lui pensa soprattutto a Mahler.
Lo pagina musicale del “capolavoro” è sulla scrivania, accuratamente ripartita in sei righe. Sei movimenti. Sei nomi. Sei sentenze di morte.
Assonnata dalle benzodiazepine disciolte in una bottiglia di vino rosso, Rita Lothe si trova senza saperlo nel mezzo del suo Confutatis maledictis. Più fresca e spigliata a letto di quanto non lo sia nell’arredamento della sua abitazione, antiquato e mal conservato, è del tutto ignara di quanto l’è stato riservato.
Domani una donna verrà uccisa, è il messaggio ch’è stato inviato per posta elettronica, con la firma Stein Amli, ad un giornalista dell’Haugesunds Avis. Non è affatto così lineare, ma è quello il senso di un testo lungo e decisamente criptico.
Il destinatario dell’email è Viljar Gudmundsson, quarantenne islandese ex cronista di punta del quotidiano, un tempo capace di tirare a lucido casi da prima pagina, conquistare i lettori e tenere magneticamente attratta l’opinione pubblica. Uno che trasformava in oro tutte le notizie sulle quali si impegnava. Si spendeva completamente per il proprio lavoro, un maestro nel dare risalto ad argomenti ai quali gli altri redattori avrebbero riservato una “breve”, tutt’al più.
Adesso era il contrario. Svogliato e giornalisticamente inappetente. Era successo qualcosa. Riprendendo dopo un lungo congedo per malattia, quattro anni prima, era apparso completamente svuotato. La fiamma vitale sembrava spenta, ma voci e pettegolezzi non erano venuti a capo della verità sul suo cambiamento.
Viljar è l’ombra del cronista totale di una volta. Amaro, indolente, sempre in ritardo, si insegue e non si raggiunge. Qualcosa non va più dentro di lui e molto lo distraggono anche i problemi dell’unico figlio, Alexander, sedicenne scombinato, affetto da un disturbo d’iperattività e deficit d’attenzione. L’uomo si chiede dove abbia sbagliato. Sono stati sempre legati. Gli ha dedicato tutti i fine settimana dopo la separazione dalla ex moglie. La strega.
Geir Tangen è una nota felice nel mondo affollato del thriller internazionale. Già giornalista freelance, lavora come insegnante in una scuola secondaria e vive in un villaggio sulla costa occidentale della Norvegia, proprio Haugesund. Ora debutta nella narrativa, ma vanta quasi un lustro di esperienza come commentatore online di crime novel, in un blog molto seguito. È certamente la sua competenza in materia ad avergli dato lo spunto per realizzare un giallo che si stacca decisamente dalla media, distinguendosi per ideazione e confezione della trama, in un crescendo di tensione.
Già, un crescendo. Termine musicale appropriato, visto che l’assassino - il cui spartito criminale è narrato in prima persona, in modo molto diretto e coinvolgente - ha diviso in sei movimenti la sua opera, musicale e delittuosa.
Requiem-Introitus è l’omicidio di Rita, sedotta, narcotizzata e fatta sfracellare precipitando dal sesto piano del suo condominio. Il Kyrie è annunciato in un nuovo messaggio a Viljar.
“La condanna a morte verrà eseguita domani”
annuncia il sedicente Stein. Poche righe sopra, ha premesso che si tratta di un uomo, resosi responsabile di reati di carattere sessuale. E prima ancora l’ignoto interlocutore si è detto sicuro di essersi reso credibile con la morte di Rita Lothe, che definisce: un atto di giustizia.
Comincia a chiarire il suo piano. Non si è trattato di un tragico evento, ma di una serie di sentenze. Intende colpire chi infrange regole e leggi senza affrontare la punizione. I codardi, avidi e sfuggenti, che si sono sottratti al giudizio e sono riusciti a farla franca.
“Meritano la punizione che impartirò loro e che a mia volta desidero subire per le mie azioni”.
In alternanza ai capitoli del Mastro, si sviluppa tra presente e passato – i fatidici quattro anni prima – la storia del giornalista amareggiato e delle figure di contorno: il caporedattore suo nemico giurato, la poliziotta Lotte, la collega ed ex allieva Ranveig, dieci anni di meno e un cuore che batte per lui, nonostante tutto.
Come uccide il Maestro? Chi è? Fin dove riuscirà a portare avanti il suo progetto criminale, sotto forma di capolavoro sinfonico?
È tutto da cercare nelle pagine del romanzo, con tanta soddisfazione, si direbbe, anche per i lettori di gusti difficili da accontentare, i fan del poliziesco sofisticato, di palato giallo fine.
Requiem
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