Respira
- Autore: Joyce Carol Oates
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: La nave di Teseo
- Anno di pubblicazione: 2022
In Respira (La nave di Teseo, 2022, trad. di Carlo Prosperi), Joyce Carol Oates ci consegna la cronaca di una morte, e prima ancora di un’agonia, dell’attesa del trapasso vissuta da una donna al capezzale dell’amato marito.
La perdita delle persone amate è un tema ricorrente nelle opere dell’autrice americana, che descrive con molta efficacia l’angoscia, la paura della solitudine, lo smarrimento di chi sopravvive.
La protagonista di Respira, Michaela, vive in adorazione di un marito intelligente, di successo, più vecchio di lei, più attrezzato per la vita di lei, almeno in apparenza.
Un’improvvisa malattia si impadronisce del corpo dapprima, della mente poi, di un uomo sano e vigoroso, che non ci si aspettava dovesse morire così presto.
La malattia coglie di sorpresa i due coniugi, da poco trasferitisi, per ragioni legate all’attività accademica di lui, Gerard McManus, nel New Mexico, un luogo distante da quello da cui provengono, il Massachusetts; non soltanto geograficamente distante ma anche molto diverso, per il clima e per il modo di vivere delle persone che vi abitano.
Molto presto, dalla fase iniziale degli accertamenti diagnostici e delle terapie si precipita in una fase di puro e semplice mantenimento in vita. In breve tempo, tutto ciò che la scienza può fare si riduce a tentare di limitare al minimo le sofferenze del malato.
Ogni tipo di antidolorifico e di stupefacente utile viene somministrato a Gerard e Michaela assiste impotente, spesso inorridita, sconvolta, al declino inarrestabile dell’uomo da cui non vorrebbe essere separata, che non vorrebbe seppellire.
Da settimane Michaela non rivolge un solo pensiero alla sua vita altrove. L’intero universo si è ridotto alla veglia in ospedale, all’assedio del letto di Gerard.
Molto spazio hanno, nel romanzo, le fasi successive alla morte di Gerard. Il momento che meno di tutti viene indagato, narrato, è proprio quello in cui la vita si spegne, il respiro si ferma, si passa dall’esistenza al non esistere più.
Come sopravvivere alla morte di un marito che forse, in questa coppia senza figli, era più figlio che compagno?
Il rapporto fra i due coniugi è complesso e ambivalente: non è un rapporto paritario, Gerard sembra avere sempre avuto il diritto di dire quello che pensava, di rifiutare ciò che non gli andava, di esprimersi insomma nel modo più libero.
Non lo stesso si può dire di Michaela, in forza di uno di quegli strani equilibri che si stabiliscono all’interno di una coppia, non necessariamente fra una moglie e un marito ma anche tra fratelli o sorelle o genitore e figlio, perfino fra amici e amiche. Non per imposizione dall’esterno, ma per un modo spontaneo di atteggiarsi all’interno della relazione, la protagonista del romanzo da un lato è la madre, la dispensatrice di cure, sostegno, accudimento e comprensione, dall’altro si muove con cautela e timidezza, misura le parole prima di pronunciarle, si preoccupa di non irritare il marito.
I rapporti di forza non sono granché modificati dalla malattia, dalla perdita di energia e di controllo da parte di Gerard: ed è forse questo l’aspetto che ho trovato più interessante.
Joyce Carol Oates non ci risparmia nulla dei terribili particolari della malattia e del suo costante, implacabile aggravarsi: ci sono gli odori, i colori della pelle, i movimenti, le reazioni al dolore e soprattutto la perdita graduale delle facoltà mentali, che sgomenta Michaela e la atterra, portandola a perdere il senso della realtà e a chiudersi in una solitudine voluta, in un rifiuto di ogni aiuto e sostegno dall’esterno.
Così sola. Sola da non poter essere toccata.
Da non poter essere abbracciata, protetta. Nominata.
Così sola da prendere appuntamento con la Morte.
Non credo che questo libro dell’autrice americana sia adatto a tutti. Forse nessuno dei suoi libri lo è, per le tematiche forti, per le vicende spesso strazianti, per i volti dell’America che vengono rappresentati, così crudi, selvaggi, violenti.
In realtà, questa è una storia borghese, i personaggi non sono soggetti socialmente emarginati bensì intellettuali con buone possibilità economiche. E non è la prima volta che Joyce C. Oates ci porta dentro un’America urbana, colta e tuttavia, sebbene in un modo diverso rispetto alle zone rurali e periferiche, amara e desolata.
Se all’ambientazione borghese si aggiunge che questo è uno di quei romanzi in cui, secondo una frase ricorrente che sento dire - non certo a proposito di questa prolifica autrice le cui trame sono di solito molto ricche e articolate - “non succede niente”, non si tratta di un libro per tutti o di facile lettura.
La vicenda in fondo si svolge in un breve lasso di tempo, intorno a un ospedale o dentro l’ospedale, ma soprattutto dentro la psiche devastata di Michaela.
Ragione per la quale Respira sarà apprezzato - salvo qualche prolissità caratteristica di Oates - da chi, come me, ama questo tipo di andamento narrativo e queste tematiche, mentre per alcuni lettori potrebbe risultare deludente.
Respira
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