Ieri sera sul palco del tradizionale concertone del 1° maggio, in Piazza San Giovanni a Roma, la cantante Emma ha stupito il pubblico con una inattesa performance letteraria, leggendo un testo da lei definito come una poesia di Virginia Woolf.
L’artista pugliese in conclusione ha dedicato il brano alla madre, al fratello Francesco, ma soprattutto al padre Rosario scomparso il 5 settembre scorso a causa di una leucemia. Resta viva, ha ripetuto Emma sul palcoscenico inondato da una pioggia torrenziale che non dava alcun segno di arrestarsi. Una raccomandazione a sé stessa, alla sua famiglia, al pubblico che la ascoltava sotto gli ombrelli fradici e ai telespettatori a casa che certo non si aspettavano la citazione di Woolf dopo le canzoni del rapper Lazza.
La cantante, tramite le parole di Woolf, ha voluto dare un messaggio di resilienza: di certo la scelta del testo ha incuriosito i lettori che sono a conoscenza del tragico destino della scrittrice che, lo ricordiamo, non è mai stata definita “poetessa”. Paradossale, avranno rifletto in molti, leggere le parole “resta viva” scritte proprio da colei che il 28 marzo 1941 decise di gettarsi nelle acque gelide del fiume Ouse, dietro la sua casa nel Sussex. In tanti si sono legittimamente interrogati se la citazione fosse originale oppure si tratti di una falsa attribuzione. La verità sta nel mezzo: le parole citate da Emma non sono una poesia, ma potrebbe trattarsi di un collage di alcune citazioni contenute nei diari della scrittrice.
Come i lettori di Woolf ben sanno, le pagine della scrittrice inglese trasudano di un’invincibile passione per l’esistenza. Nei suoi libri e nei suoi diari, Virginia Woolf ha narrato l’esistenza “nel suo beffardo incantesimo” raccontandone gli slanci e gli abissi, ma soprattutto gli ineffabili moments of being, come lei li definiva, i “momenti d’essere”.
Scopriamo il testo di Virginia Woolf e da dove è tratta la cosiddetta citazione.
“Resta viva” di Virginia Woolf: testo
Qualunque cosa succeda, resta viva. Non morire prima di essere morta davvero. Non perdere te stessa, non perdere la speranza, non perdere la direzione. Resta viva, con tutta te stessa, con ogni cellula del tuo corpo, con ogni fibra della tua pelle. Resta viva, impara, studia, pensa, leggi,costruisci, inventa, crea, parla, scrivi, sogna, progetta. Resta viva, resta viva dentro di te, resta viva anche fuori, riempiti dei colori del mondo, riempiti di pace, riempiti di speranza. Resta viva di gioia. C’è solo una cosa che non devi sprecare della vita, ed è la vita stessa.
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“Resta viva” di Virginia Woolf: da dove è tratta la citazione?
In realtà non vi è la certezza dell’attribuzione del testo a Virginia Woolf. Sicuramente non si tratta di una poesia, che di fatto Woolf non scrisse, ma potrebbe trattarsi di un collage tratto dalle pagine dei diari: alcune delle frasi scritte da Virginia si ritrovano a frammenti nei testi della scrittrice, ma non vi è una pagina intera che ne riporta l’estratto. Come osserva la studiosa Nadia Fusini, Virginia Woolf non avrebbe mai scritto “quelle cose melense”, ma nei suoi scritti appare una continua interrogazione sulla natura della morte e la natura della vita.
Nelle pagine del diario che tenne ininterrottamente per quasi ventisette anni, dal gennaio 1915 al marzo 1941, Virginia Woolf annotò metodicamente impressioni, stati d’animo, sensazioni. Non vi scriveva tutti giorni, l’ultimo appunto risale ad appena quattro giorni prima della sua morte.
Nel diario l’autrice riversò l’impressione viva dell’esistenza nel suo farsi sia materiale che mentale come in un continuo, inarrestabile flusso di coscienza. I diari di Woolf illuminano il lettore sulla sua attività di scrittrice, diventando l’officina del suo lavoro letterario, ma ci rivelano anche la sostanza magmatica della sua mente, l’alternarsi dei suoi stati d’animo che hanno un andamento ondivago e fluttuante.
In diverse pagine dei diari la scrittrice ribadiva il suo amore per la vita, in un passo scrisse:
Mi dispiace per i morti, ma sono contenta di essere viva. Come si fa a rinunciare alla luce del giorno, all’aria luminosa, all’ampia distesa delle colline?
Nello stesso passo di diario, come in un oscuro presagio, Woolf scrisse:
Come si fa a rinunciare all’acqua del fiume che scorre?
Forse quello stesso fiume Ouse che, con i suoi ciottoli levigati, sarebbe un giorno divenuto la sua tomba. Uno strano presentimento, inserito nella sua scrittura fluttuante, fatta della stessa sostanza dell’acqua, che con il ritmo di un’onda comandava vitalità.
Come scrisse Virginia la bellezza del mondo ha due tagli, “uno di gioia, l’altro di angoscia” e questa lacerazione emerge in ogni suo scritto come una verità vivida e folgorante che non può essere negata e “spezza in due il cuore”.
Con quel monito “resta viva”, la scrittrice si richiamava al di fuori dell’abisso, rispondeva all’imperativo dell’essere. Il testo sopracitato potrebbe in realtà fare riferimento a un collage di testi in prosa, i tanti che Woolf annotava metodicamente nei grandi fogli bianchi di formato un quarto che accompagnavano le sue giornate, in cui ad esempio scrivevo:
Sono viva, piena di energia.
Queste pagine ci ricordano che Virginia Woolf non voleva che la morte vincesse, che avesse il sopravvento su di lei, nella sua scrittura ingaggiò sempre una strenua battaglia per la vita.
Nelle sue lunghe frasi Woolf inglobava tutto, una sinestesia di odori, colori, sensazioni e presagi. La sostanza stessa della sua prosa è data da questa estrema “fame di vita”, questa gioia ineffabile nel cogliere ogni aspetto del mondo, ogni percezione, dilatandola all’estremo, trasformandola in arte perché fosse donata agli altri risplendendo come un prisma dalle diverse sfumature. Ognuno poteva cogliere ciò che voleva nelle sue parole, anche nel suo perentorio: “resta viva”, l’unico comandamento cui lei non aveva obbedito.
Resta viva: la poesia letta da Emma per il concerto del 1° maggio
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: “Resta viva” di Virginia Woolf: la lettura di Emma al concerto del 1° maggio
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