Revival di Stephen King

L’elettricità è molto più che comune energia: è una forza spaventosa di cui si sa ancora troppo poco e secondo alcuni studiosi di materie oscure può dare accesso a dimensioni ancora inesplorate. E il fulmine sarebbe il mezzo più adatto per spalancare questi nuovi orizzonti. Il reverendo Dan Jacobs ne è convinto: sono gli anni ’60, e lui è il giovane pastore della piccola comunità di Harlow; nel tempo libero si diletta con esperimenti più o meno bizzarri a base di corrente elettrica, e quello che all’inizio appariva come un innocuo passatempo si tramuterà nel corso del tempo nella peggiore delle ossessioni. La situazione precipita dopo uno spaventoso incidente, in cui rimane coinvolta la sua famiglia: ormai persa la fede, Jacobs terrà la “predica terribile” come tutti la ricordano a Harlow, un discorso blasfemo a cui assiste anche il piccolo Jamie Morton, a cui è legato da un’amicizia speciale. Jacobs verrà praticamente cacciato dal paese, mentre il bambino si sentirà toccato dalla tragedia e dalle parole dell’ormai ex pastore in profondità, tanto da rimanerne segnato. I due torneranno a rivedersi più volte nel corso dei decenni successivi, incontrandosi e scontrandosi per poi spalancare insieme una porta che potrebbe condurre all’infinito.

Romanzo che si snoda lungo cinquant’anni di storia americana, Revival (Sperling & Kupfer, 2017, trad. G. Arduino) racconta la famiglia, la fede e i dubbi che inevitabilmente l’accompagnano, i primi amori, il rock ’n roll, la droga, le fiere di paese e la loro magia posticcia, i miracoli o presunti tali, ciò che ci aspetta al di là della vita. Un bel po’ di roba, ma dosata con cura e mestiere dal maestro del Maine, a cui preme di raccontare una vita (la sua?), oltre all’orrore che si spande viscido e onnicomprensivo sulla realtà, che si fa sempre più labile man mano che la vicenda va avanti. L’orrore che striscia infido fra le pagine ricorda quello di scrittori come Arthur Machen e Howard Phillips Lovecraft, guarda caso citati da King all’inizio del volume, insieme ad altri maestri che lo hanno ispirato.

A questo giro Stephen King mostra tutti i suoi dubbi e le sue fragilità di essere umano, prima ancora che autore: si dilunga sugli effetti della vecchiaia e le illusioni a cui ognuno di noi soggiace, cercando di raccontarsi mille piccole grandi bugie, e si ferma a riflettere sul tempo che passa inesorabile, aprendosi a elucubrazioni tanto profonde quanto angosciate e angoscianti. E l’angoscia e la paura regnano sovrane nelle ultime pagine del racconto, quando finalmente verrà svelata la verità, che si rivelerà insopportabile. Ma sarà davvero la verità, poi? O solo una delle tante possibili in un universo troppo grande e complesso per essere compreso?

Revival non è un capolavoro epocale come It, ma di certo risulta un romanzo ben scritto e piacevole da leggere fino in fondo. Insomma un lavoro solido, anche se un po’ derivativo, di certo uno dei parti migliori dello Stephen King più recente.