Ricevo solo risposte idiote. Lettere di amicizia e antipatia
- Autore: Oscar Wilde
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: L’orma editore
- Anno di pubblicazione: 2020
Anche le persone che non leggono da anni o da sempre, ci tengono a far sapere che sanno chi è Oscar Wilde e che loro nella condizione di analfabetismo di ritorno ci stanno benissimo perché “poveretti quelli che leggono”, chissà che vite misere e inutili devono avere. Questi conclamati “non lettori” ci tengono tuttavia a far sapere che, se costretti alla lettura, si approccerebbero a Wilde.
Quando un autore piace moltissimo a chi non legge dalle medie inferiori, si tratta quasi sempre di Oscar Wilde, è il nome più citato.
Questo deriva dal fatto che spesso i non lettori tendono a invidiare la sua vita, fatta di serate, incontri, di feste e galà, prima del suo processo penale.
Chi non vorrebbe vivere con moglie e adorabili figlioletti, un successo meritato, una casa di gran gusto? Wilde, elegantissimo anche in pigiama, deliziava i domestici e i primi ospiti con battute al vetriolo sulle ultime recensioni teatrali che avevano come autore Shakespeare, che in verità Oscar Wilde idolatrava in silenzio, per non dover competere a teatro con il Bardo mentre elogiavano una sua pièce. I critici teatrali all’epoca avevano delle riserve sulla centesima volta che Shakespeare veniva "rimaneggiato", in particolare il suo Macbeth, il dramma più amato e visto in corso d’opera, perché quale attrice non farebbe anche per pochi soldi Lady Macbeth, uno dei personaggi più belli della storia teatrale?
In questo pacchetto Ricevo solo risposte idiote. Lettere di amicizia e antipatia, edito dall’Orma editore nel 2020, sono custodite lettere molto diverse tra loro. Una buona parte di esse è all’insegna della vita splendida di Oscar Wilde che può trovare solo imitatori - e di cui abbiamo già accennato e scritto. Mentre le ultime lettere, ahimè, dopo il carcere, sono lettere inviate a vecchi amici per chiedere soldi, perché nonostante la sua permanenza coatta in un carcere, Wilde vuole comunque mantenere da libero alcune tracce di frivolezze (in realtà i soldi che gli vennero dati per pietà da ex amici e il continuo portare ultimi oggetti di valore al Monte dei pegni servivano per mantenersi in alberghi poveri e malfamati, dove il nome di Wilde era solo associato al suo orientamento sessuale).
Forse nemmeno Wilde avrebbe ritenuto possibile che in Inghilterra l’omosessualità maschile sarebbe stata punibile penalmente fino al 1967.
Nella bella introduzione curata dall’editore Marco Federici Solari, che è anche traduttore dell’opera, si legge che:
Le frasi a effetto, i motti arguti, le freddure provocatorie di Wilde sfiorano la realtà per un attimo, la ammantano di una labile luce di intelligenza, senza mai toccarla e descriverla.
In una lettera indirizzata ad Arthur Conan Doyle, senza girarci intorno Wilde scrive:
Direi le cose più improbabili per amore di una frase, e l’opportunità di un epigramma mi fa disertare ogni verità.
Appunto, va bene l’irrealtà e la noia di una famiglia con figli, ma quello che Wilde non potrà mai tollerare, anche dopo le patrie galere, è la "virtuosa oscurità". Per lo scrittore ogni cosa che fa e che dice deve diventare oggetto di discussione e aumento di "follower".
Sì, perché su Instagram Wilde avrebbe avuto milioni di follower in tutto il mondo, sarebbe stato una specie di guru, anche se nei social c’è una componente di moralismo piccolo borghese che probabilmente lo avrebbe osteggiato, perché in ogni caso lui in tutta la faccenda giudiziaria (e anche dopo, una volta uscito di prigione), lui non nomina mai i suoi figli e né i figli possono essere contenti di un padre simile che invece è meglio dimenticare alla svelta. Quindi, forzando i tempi, non è detto che Wilde sarebbe stato un influencer molto seguito su Instagram. In realtà non per la sua conclamata identità sessuale, ma a causa della sua totale sconfitta come padre.
Un uomo frivolo che non sopportava nemmeno una critica al suo lavoro. Su Il ritratto di Dorian Gray scrive a un giornale, al Direttore dello Scots Observer, perché un recensore ha trovato il libro immorale. Wilde, che in questo caso ha ragione almeno in parte, ribatte che nessuno “metta il saio di fronte a un’opera artistica”.
D’altro canto però, ognuno può vedere nelle opere altrui anche quello che non c’è. Il recensore viene pubblicamente umiliato, perché Wilde si difende dalle accuse di immoralità scrivendo che lavorare in un giornale non fa bene allo stile di chi accusa una opera letteraria di essere amorale e che lui è troppo indolente e pigro per leggere le duecento e passa recensioni dedicate al suo libro Il ritratto di Dorian Gray.
In questa faida, in buona sostanza, non vince nessuno, ma si capisce nettamente che mettersi contro Wilde può solo portare zizzania.
Le lettere che scrive dopo la prigione sono invece “immorali” per definizione e il riprendere la relazione con Alfred Douglas, detto “Bosie”, porta solo al peggio perché se non smetteranno di vedersi nessuno dei due vedrà più un penny. Wilde è ormai troppo stanco per difendere una relazione che lo ha portato in prigione, che gli ha negato il successo e l’amore dei suoi figli.
Alla fine Wilde deve riconoscere che ha combattuto per nulla. Ma il suo esempio porterà in tutto il continente occidentale e in parte in Asia, la consapevolezza che le coppie gay e lesbiche hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri e che ancora molta strada si deve fare nei paesi islamici.
Questi pacchetti epistolari, un’idea vincente della casa editrice romana L’orma editore, riescono sempre a rivelare il rovescio della medaglia, mostrando il vero volto persino di uno scrittore celebrato e glorificato come Wilde, ancora amato dai liceali del nuovo millennio e dagli studenti in generale. Leggere Il ritratto di Dorian Gray è ancora considerata una cosa "cool".
Ma la conoscenza effettiva della persona Oscar Wilde fino alla morte, invece, è di una tristezza inenarrabile. Ma, a chi scrive, sembra arrivato il momento di apprezzare lo scrittore e anche la persona Wilde nella sua interezza.
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