Ricordati di essere felice di Christine Orban

Pubblicato da Piemme nel 2011, “Ricordati di essere felice” di Christine Orban suona come uno augurio. L’autrice, che è di Casablanca ma vive a Parigi, ha saputo riproporre con maestria l’atmosfera che regna in entrambi questi Paesi.

L’opera è divisa in due parti: la prima si svolge a Fédala, in Marocco, mentre la seconda a Parigi.
È la storia di Marie, chiamata da tutti Maria-Lila, una quattordicenne che conduce un’esistenza tranquilla a Fédala, una città balneare del Marocco. Le sue giornate trascorrono fra bagni di mare con l’amica del cuore Sofia e i primi approcci amorosi col fidanzatino Bobby. La paura più grande di Marie è di diventare indolente come la madre, una persona arrendevole e priva di aspirazioni che, al sole della spiaggia, preferisce i “bagni d’ombra” seduta sotto un albero. A portare un po’ di novità e di brio è la cugina Fifi, che vive a Parigi e che d’estate raggiunge la famiglia. Fifi è convinta che la vita abbia senso solo se sei magra e vivi a Parigi. Si tratta di un’adulta mai cresciuta dalla personalità estremamente eccentrica. E così Maria-Lila, estate dopo estate, inizia a sognare quella vita parigina e, nonostante il parere contrario dell’amica Sofia, decide di volerla vivere.

Una volta cresciuta Marie si trasferisce a Parigi per studiare, ma presto si renderà conto che nulla è come aveva immaginato. L’”eldorado” tanto decantato da Fifi, era solo un’illusione.
Prendere coscienza della debolezza dei genitori, e degli adulti in genere, segna la fine dell’infanzia. La cugina, affetta da un complesso di inferiorità, ha sempre vissuto una vita “per procura”. Ha desiderato che Marie vincesse laddove lei era stata sconfitta. La felicità aveva invece le sembianze di Fédala, della madre, del padre, di Sofia. La protagonista si chiede come mai non abbia saputo riconoscerla.

Una storia scritta con una prosa sobria ed altamente introspettiva. Sono riflessioni espresse dalla stessa Marie che si interroga, si risponde, scandaglia il proprio animo e condivide il suo tormento. I cardini attorno ai quali ruota l’intera storia sono l’illusione e la conseguente disillusione che ne deriva. L’uomo è capriccioso, a volte cieco: desidera sempre quello che non ha, salvo poi pentirsi amaramente.